Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 giugno 2008

Genova in libreria

Stampa e giornalisti in Liguria tra l'ultimo fascismo e la Repubblica, a cura di Elisabetta Tonizzi, Roma-Bari Laterza, 2008.

*Link alla scheda del libro

In libreria

Mario Bottaro, Nascita, vita e morte della notizia. Manuale per fare il giornalista (e per difendersi dai media), Genova, Red@zione, 2007.
L'autore insegna Teorie e tecniche dell inguaggio giornalistico e Informazione multimediale integrata presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli studi di Genova; nel 2000 ha fondato l'agenzia di servizi giornalistici e multimediali Redazione
Link alla recensione del libro a cura di Sergio Splendore.

L'informazione interculturale

Da quando anche l'Italia è diventata luogo di approdo di molti immigrati è andato consolidandosi il fenomeno del giornalismo interculturale, sempre più ricco di titoli di giornali e riviste, di siti e blog, di trasmissioni radio-tevisive. A questo mondo sono state dedicate alcune tesi:

- Elisa Marenco, Percorsi della comunicazione etnica in Italia. I media dei latino americani, tesi di laurea quadriennale, Facoltà di Scienze Politiche Università degli studi di Genova, rel. M. Milan, a.a. 2005-2006 (laurea quadriennale)
- Giorgio Silvestri, L’informazione utile. Percorsi della comunicazione interculturale in Italia, Facoltà di Scienze Politiche Università degli studi di Genova, rel. M. Milan, a.a. 2005-2006 (laurea triennale)
*tesi consultabile nel sito mm2 Media e interculturalità (link sul titolo).

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Percorsi di lettura:
Corte Maurizio, cur., Mass media e diversità culturale: quando i giornalisti fanno i sociologi . Verona, aprile 2009
Corte M., Comunicazione e giornalismo interculturale, Padova, Cedam, 2006;
Corte M. Noi e gli altri. L'immagine dell'immigrazione e degli immigrati nei mass media italiani, Verona, 2003

La comunicazione interculturale in Italia. Indagine e riflessioni sulla stampa di immigrazione in Italia e sulla stampa italiana all’estero. Rapporto CNEL 2004

28 giugno 2008

Strategie della disinformazione

Mimmo Candito
Quante bugie e disinformazione per militarizzare la quotidianità. Quando si dà una notizia ma si dice il "non vero"
“La Stampa”, 15 giugno 2008

Quanto sta accadendo sul piano delle decisioni governative merita alcune segnalazioni, in relazione ai problemi della comunicazione. La prima segnalazione fa riferimenti ai numeri che il ministro della Giustizia aveva fornito per accreditare la necessità di un provvedimento urgente sulle intercettazioni. Erano numeri FALSI. Si diceva che ci sono un milione di intercettazioni, che siamo TUTTI intercettati; le intercettazioni sono in realtà su circa 80mila utenze (per ogni indagato ci sono spesso più utenze, dunque circa 30 mila intercettati) e l'80 per cento di queste riguarda casi di sospetta mafia e criminalità organizzata. Il numero reso pubblico dal ministro era basato sulla presunzione di circa 30 connessioni per utenza e di circa 100.000 utenze, arrivando così a 3 milioni di intercettati. Bell'esempio di disinfornazione. La seconda segnalazione fa riferimento alla percezione della insicurezza nel nostro paese provocata dalla natura criminale degli immigrati. Si dice che questa percezione è basata sulla realtà e dunque si approntano misure drammatiche e si mobilita l'esercito; poi si scopre che delle 16910 rapine compiute lo scorso anno in Italia ben 12527 sono state compiute da italiani e che i furti in casa sono in Italia ben inferiori (143.000) alla Gran Bretagna (209.000) e alla Francia (177.000). E infine, si mobilitano 2500 soldati per fare la ronda notturna con poliziotti e carabinieri, quando poliziotti carabinieri e finanziari sono circa 300.000, e davvero non si capisce cosa voglia dire quello scarno numero di soldat prestati alle operazioni di polizia, se non attivare e radicare il convicincimento che siamo davvero in una condizione di insicurezza totale, più o meno come la Colombia (nelle frasi del sindaco Chiamparino). Insomma si gioca sulle notizie, dandole in modo falso o parziale per giustificare una militarizzazione della vita del nostro paese. Che mi pare un passo gravissimo, compiuto appunto con la strumentalizzazione dei massmedia e dei processi della comunicazione.
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*Mimmo Candito è autore del blog Il Villaggio quasi globale nel sito del quotidiano "La Stampa" di Torino.
Il post qui riprodotto, dedicato ai meccanismi di manipolazione della notizia, riconduce alle riflessioni di Danilo Dolci:
"Al desiderio di comunicare occorre un codice comune, pur non verbale, ma non basta: occorre anche una certa esperienza e un minimo concepire affine, disponibile ad ampliarsi nel confronto. Sincero, dice l’antica esperienza, è chi tende a crescere insieme; sincerità è provare a divenire uno. […] Consentire o no, distinguere il più vero dal meno vero o dal falso, non è solo operazione linguistica. Il falso e l’inquinante ritardano e, talora, bloccano la vita; per guarire, quando si riesce, occorre la fatica di anni, secoli."
(Danilo Dolci, La comunicazione di massa non esiste, 1987)

Stampa e Migranti

Il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana hanno stilato un Codice deontologico per la trattazione delle notizie che riguardano in mondo migrante, nel pieno rispetto dei diritti della Persona.
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CARTA DI ROMA
12 giugno 2008
PROTOCOLLO DEONTOLOGICO CONCERNENTE RICHIEDENTI ASILO,
RIFUGIATI, VITTIME DELLA TRATTA E MIGRANTI

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, condividendo le preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) circa l’informazione concernente rifugiati, richiedenti asilo, vittime della tratta e migranti, richiamandosi ai dettati deontologici presenti nella Carta dei Doveri del giornalista - con particolare riguardo al dovere fondamentale di rispettare la persona e la sua dignità e di non discriminare nessuno per la razza, la religione, il sesso, le condizioni fisiche e mentali e le opinioni politiche - ed ai princìpi contenuti nelle norme nazionali ed internazionali sul tema; riconfermando la particolare tutela nei confronti dei minori così come stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dai dettati deontologici della Carta di Treviso e del Vademecum aggiuntivo, invitano, in base al criterio deontologico fondamentale ‘del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati’ contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i giornalisti italiani a:
osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare a:

a. Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri;
b. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;
c. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media;
d. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.

IMPEGNI DEI TRE SOGGETTI PROMOTORI

i. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in collaborazione con i Consigli regionali dell’Ordine, le Associazioni regionali di Stampa e tutti gli altri organismi promotori della Carta, si propongono di inserire le problematiche relative a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti tra gli argomenti trattati nelle attività di formazione dei giornalisti, dalle scuole di giornalismo ai seminari per i praticanti. Il CNOG e la FNSI si impegnano altresì a promuovere periodicamente seminari di studio sulla rappresentazione di richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta e migranti nell’informazione, sia stampata che radiofonica e televisiva.
ii. Il CNOG e la FNSI, d’intesa con l’UNHCR, promuovono l’istituzione di un Osservatorio autonomo ed indipendente che, insieme con istituti universitari e di ricerca e con altri possibili soggetti titolari di responsabilità pubbliche e private in materia, monitorizzi periodicamente l’evoluzione del modo di fare informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, migranti e minoranze con lo scopo di:

a) fornire analisi qualitative e quantitative dell’immagine di richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti nei mezzi d’informazione italiani ad enti di ricerca ed istituti universitari italiani ed europei nonché alle agenzie dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa che si occupano di discriminazione, xenofobia ed intolleranza;
b) offrire materiale di riflessione e di confronto ai Consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti, ai responsabili ed agli operatori della comunicazione e dell’informazione ed agli esperti del settore sullo stato delle cose e sulle tendenze in atto.

iii. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana si adopereranno per l’istituzione di premi speciali dedicati all’informazione sui richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime di tratta ed i migranti, sulla scorta della positiva esperienza rappresentata da analoghe iniziative a livello europeo ed internazionale.

Il documento è stato elaborato recependo i suggerimenti dei membri del Comitato scientifico, composto da rappresentanti di: Ministero dell’Interno, Ministero della Solidarietà sociale, UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) / Presidenza del Consiglio – Dipartimento per le Pari Opportunità, Università La Sapienza e Roma III, giornalisti italiani e stranieri.

GLOSSARIO ALLEGATO

- Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti, egli è un richiedente asilo ed ha diritto di soggiorno regolare nel paese di destinazione. Il richiedente asilo non è quindi assimilabile al migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità o in maniera irregolare, attraverso i cosiddetti ‘flussi migratori misti’, composti, cioè, sia da migranti irregolari che da potenziali rifugiati.

- Un rifugiato è colui al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, alla quale l’Italia ha aderito insieme ad altri 143 Paesi. Nell’articolo 1 della Convenzione il rifugiato viene definito come una persona che: ‘temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese’. Lo status di rifugiato viene riconosciuto a chi può dimostrare una persecuzione individuale.

- Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che - pur non rientrando nella definizione di ‘rifugiato’ ai sensi della Convenzione del 1951 poiché non sussiste una persecuzione individuale - necessita comunque di una forma di protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, sarebbe in serio pericolo a causa di conflitti armati, violenze generalizzate e/o massicce violazioni dei diritti umani. In base alle direttive europee questo tipo di protezione viene definita ‘sussidiaria’. La maggior parte delle persone che sono riconosciute bisognose di protezione in Italia (oltre l’80% nel 2007) riceve un permesso di soggiorno per motivi umanitari anziché lo status di rifugiato.

- Una vittima della tratta è una persona che, a differenza dei migranti irregolari che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, l’aver dato il proprio consenso è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai danni della vittima. Scopo della tratta è ottenere il controllo su di un’altra persona ai fini dello sfruttamento. Per ‘sfruttamento’ s’intendono lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato, la schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo degli organi.

- Un migrante/immigrato è colui che sceglie di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Contrariamente al rifugiato può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza.

- Un migrante irregolare, comunemente definito come ‘clandestino’, è colui che a) ha fatto ingresso eludendo i controlli di frontiera; b) è entrato regolarmente nel paese di destinazione, ad esempio con un visto turistico, e vi è rimasto dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’); o c) non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un provvedimento di allontanamento.

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