Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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28 settembre 2021

In libreria

Lilli Gruber
La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità
Rizzoli, Milano, 2021, pp. 288.

Descrizione
"A Martha Gellhorn", recita la dedica della prima edizione di Per chi suona la campana, il capolavoro di Ernest Hemingway. Tutto qui, un nome e un cognome: quelli della più grande corrispondente di guerra del Novecento. La donna che con Hemingway ha mosso i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe. Che presto è diventata più brava di lui nel mestiere di raccontare i fatti. Che lo ha amato, sposato, lasciato, in un’appassionata storia d’amore tinta di rivalità. E che per tutta la vita ha avuto una sola missione: «Andare a vedere». I reportage rigorosi e avvincenti di Gellhorn coprono i fronti più caldi del secolo breve: è stata sul confine della Finlandia durante l’invasione russa (trovando il tempo per una cena con Montanelli) e accanto alle truppe alleate a Montecassino; è stata la prima reporter donna a sbarcare sulle spiagge della Normandia e poi a entrare a Dachau liberata dagli americani. È andata in Vietnam, decisa a smascherare le menzogne della propaganda ufficiale Usa. Una carriera attraversata dalla gloria e dalla tragedia, segnata dalla solitudine delle donne indipendenti e controcorrente. Oggi le guerre sono cambiate, l’ingiustizia ha preso altre forme, ma nessuno dei problemi contro cui Martha ha passato la vita a battersi è stato risolto. Sono sempre i più poveri, a cui lei ha saputo dar voce, a pagare i conflitti militari ed economici. Sono ancora le donne, come è successo a lei, a dover faticare di più per farsi strada, in guerra come in pace. In queste pagine, che illuminano gli anni più folgoranti di Gellhorn, la sua voce si intreccia con quella di Lilli Gruber, che interpella anche altri grandi corrispondenti. Raccontando, di battaglia in battaglia, la bellezza e la responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.

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21 settembre 2021

Tempi pandemici

 Da mesi in Italia e nel mondo i no vax / no green pass / no control (che sono la minoranza) cercano in ogni modo e ovunque di istigare le persone alla rivolta, con argomentazioni pretestuose, fondate su fonti approssimative, allertano il mondo su complotti concordati dai "poteri forti", ricalcando scenari e strategie che ricordano la Germania della Repubblica di Weimar alla vigilia del Terzo Reich. Ad essi, nelle piazze delle città e negli spazi digitali, si affiancano esponenti della destra più pericolosa che esaltano Hitler, che si sono appropriati di tutte le simbologie del nazifascismo, che insultano e minacciano con modalità squadristiche scienziati, medici, governanti, politici, giornalisti e cittadini che prendono la parola per sollecitare la popolazione a tutelarsi e tutelare il prossimo con gli strumenti che la scienza, le tecnologie più avanzate e le Istituzioni hanno messo a punto per affrontare la prima pandemia del xxi secolo. Da che parte sta il "terrorismo psicologico", da che parte sta la manipolazione del mondo? Le risposte sono tutte ben evidenti nella storia del Novecento e nella vasta produzione di memorie, saggi, romanzi, documentari, film di ogni tipo pubblicati in Europa (e non solo) nel corso del Novecento. Per cominciare propongo la lettura o rilettura di un libro poco ricordato di Karl Krauss La terza notte di Valpurga, che riunisce gli articoli che pubblicò sulla propria rivista poco dopo la vittoria (elettorale) di Hitler e l'avvio accelerato del Terzo Reich, che devastò il mondo intero con il pretesto di scardinare il gran "complotto" organizzato dai poteri forti. demo-giudaico-plutocratici. E' una ri/lettura illuminante (del resto il titolo della rivista era "La Fiaccola") per capire da che parte stesse nel 1933 il "terrorismo psicologico", quanto sia stata penetrante la "manipolazione" che accecò l'intero popolo tedesco, che aderì in massa a tutte le ideologie più devastanti elaborate dal Nazismo. Poi (ma solo dopo la lettura di Krauss) propongo di vedere con sguardo riflessivo Germania anno zero di Roberto Rossellini, che più di ogni altro film ha descritto, senza nulla mascherare, le conseguenze tragiche di quella "manipolazione" per lo stesso popolo tedesco dopo la fine del Terzo Reich. Quando si aprirono i cancelli dei campi di sterminio con ogni orrore non più nascondibile, quando in ogni città, in ogni stato del continente si contavano i milioni di morti civili e militari,quando la Germania era di fatto rasa al suolo, privata di tutto e della propria dignità, tutto fu chiaro.

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11 settembre 2021

In libreria

 Luca Rastello
Uno sguardo tagliente. Articoli e Reportage 1986-2015,
Chiarelettere, Milano,  2021, pp. 420.

Descrizione
I reportage di viaggio (con una predilezione per il Sudamerica e per l'Asiacentrale), la letteratura in generale e quella ceca in particolare, il narcotraffico internazionale e i suoi attori, la guerra nella ex Jugoslavia, le luci e le tenebre di Torino, emblema di un paese intero, i migranti, il Tav, i movimenti anarchici. E poi una galleria di persone, sempre "irregolari" ed eccentriche rispetto ai protagonisti dei racconti mainstream. Trent'anni di vita e di lavoro dedicati a capire le trame e le pieghe del mondo, a cavallo di due secoli. «Fate ogni giorno qualcosa che vi spaventi» è una frase di Kurt Vonnegut molto amata da Rastello, che fa da sfondo a tutta la sua produzione giornalistica e anche letteraria, qui
raccolta attraverso una selezione di articoli e reportage. Rastello non ha paura di inoltrarsi là dove la realtà è più contrastata o addirittura tragica, come se - scrive Morbello nella prefazione - si preoccupasse sempre di «trovare il punto di massimo attrito» sia quando parla della sua città, Torino, squassata da una profonda trasformazione dopo l'effimero rilancio delle Olimpiadi invernali, sia quando ci porta in qualche paese sperduto dell'Asia centrale o in Amazzonia, tra popoli in guerra e in povertà. Nessuna conciliazione o effetto edulcorante: i viaggi
in Bosnia centrale in tempo di guerra, gli antagonisti della Val di Susa e il fantasma dell'alta velocità, le torture a due passi da casa nel carcere di Asti, l'orrore del male colto in un pluriomicida (Donato Bilancia) - senza che mai il giudizio faccia velo sulla presa della realtà - sono offerti non come verità oggettive ma come altrettanti sguardi in cui prima di tutto è dichiarato il punto di osservazione. Per questo il racconto che l'autore ci propone richiede sempre uno sforzo di adesione, o magari di contrapposizione. Come dire: «Tu, lettore, da che parte stai? Io sto qui». Il suo è sempre un situarsi dalla parte più complicata, non per assumere una postura data a priori ma perché i fatti e le persone di per sé sono solcati da luci e tenebre, e perché è «impossibile mettersi in regola con l'ordine del mondo»: eppure ciò non vuol dire rinunciare ad avere uno sguardo ironico e divertito sulle cose, come quello che Rastello ha mantenuto anche nella malattia.

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01 settembre 2021

In libreria

 Stefania Maurizi 
Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks
Prefazione di Ken Loach
Chiarelettere, Milano, 2021. pp. 388.

Descrizione
Nella cella di una delle più famigerate prigioni di massima sicurezza del Regno Unito, un uomo lotta contro alcune delle più potenti istituzioni della Terra che da oltre un decennio lo vogliono distruggere. Non è un criminale, è un giornalista. Si chiama Julian Assange e ha fondato WikiLeaks, un'organizzazione che ha profondamente cambiato il modo di fare informazione nel XXI secolo, sfruttando le risorse della rete e violando in maniera sistematica il segreto di Stato quando questo viene usato non per proteggere la sicurezza e l'incolumità dei cittadini ma per nascondere crimini e garantire l'impunità ai potenti. Non poteva farla franca, doveva essere punito e soprattutto andava fermato. Infatti da oltre dieci anni vive prigioniero, prima ai domiciliari, poi nella stanza di un'ambasciata, infine in galera. È possibile che a un certo punto venga liberato, oppure rimarrà in prigione in attesa di una sentenza di estradizione negli Stati Uniti e poi finirà sepolto per sempre in un carcere americano. Con lui rischiano tutti i giornalisti della sua organizzazione. L'obiettivo è distruggerli e farlo in modo plateale. Stefania Maurizi è l'unica giornalista che ha lavorato fin dall'inizio, per il suo giornale, su tutti i documenti segreti di WikiLeaks, a stretto contatto con Julian Assange, incontrandolo molte volte. Ha contribuito in maniera decisiva alla ricerca della verità, citando in giudizio quattro governi - gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Svezia e l'Australia - per accedere ai documenti del caso. Gli abusi e le irregolarità emersi da questo lavoro d'inchiesta sono entrati nella battaglia legale tuttora in corso per la liberazione del fondatore di WikiLeaks. In queste pagine ripercorre tutta la vicenda, con documenti inediti. 


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