Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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31 marzo 2019

In libreria

Salvatore Russo - Giulia Bezzi
CEO & journalism. Strategie e tecniche di comunicazione per aumentare la visibilità dei contenuti online
Hoepli, Milano, 2019, pp. 266.

Descrizione
Su Google è il pubblico che cerca la notizia. Capire la SEO e scoprire come gli utenti si informano permette a giornalisti, freelance e blogger, di realizzare contenuti performanti, essere presenti nei risultati del motore di ricerca e acquisire un enorme vantaggio competitivo. Questo libro fornisce una risposta concreta ai professionisti che vogliono comprendere a fondo le strategie e le tecniche di comunicazione per aumentare la visibilità dei contenuti online, ottenere nuove fonti di guadagno e creare una comunità di lettori attiva, interessata e partecipe. Non è solo un manuale, è anche un saggio, una lettura che insegna "come si fa" e costringe a una riflessione profonda sul "perché si debba fare". Uno scenario completo sugli aspetti che possono decretare il successo di un progetto editoriale, con numerosi suggerimenti basati sull'esperienza pratica degli autori, che permettono di costruire una perfetta strategia di contenuti e comunicazione.
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22 marzo 2019

in libreria

Carlo Raggi 
Il linguaggio del giornalismo giudiziario
Pacini Editore, Pisa, 2018, pp. 452.
Descrizione
È il linguaggio a dar forma ai fatti e il giornalista deve utilizzarlo al meglio. Per la cronaca giudiziaria la necessità di un corretto linguaggio è accresciuta dalla considerazione che essa riguarda una funzione istituzionale fondamentale per uno Stato moderno, la giurisdizione. L'uso del linguaggio appropriato è collegato alla conoscenza di tutti i passaggi dell'attività giudiziaria e così il lavoro parte dalla notizia di reato per giungere ai processi e alle Corti internazionali, includendo anche settori collaterali come le procedure fallimentari e tributarie. Un manuale con esempi e osservazioni critiche su un folto campionario di articoli.
Indice del libro.

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12 marzo 2019

In libreria


Loretta De Franceschi
Libri in guerra. 

Editoria e letture per i soldati nel primo Novecento
Mimesis, Milano, 2019, pp. 328.

Descrizione
La Grande guerra provocava in Italia molteplici conseguenze anche sul piano della produzione editoriale e della circolazione di materiale da lettura. Da un lato, l’evento bellico si traduceva in nuove iniziative di pubblicazione rivolte al pubblico sia al pubblico civile sia militare, diffondendo una tipologia documentaria estremamente varia per contenuti, forme e autori. Erano in maggioranza volumi e opuscoli con finalità propagandistiche e patriottiche, ma si imponevano anche tematiche prima mai affrontate di natura medica, assistenziale, tecnologica e sociale.
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08 marzo 2019

In libreria

Tiziana Plebani
Le scritture delle donne in Europa
Pratiche quotidiane e ambizioni letterarie (secoli XIII-XX)

Carocci, Roma, 2019, pp. 368
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Descrizione
Fu la possibilità di scrivere nella propria lingua madre ad aprire la strada alle scritture femminili. Da quel momento, le donne iniziarono ad appuntare
note, inviare lettere, consegnare volontà ai testamenti e più vivo si fece in alcune il desiderio di sperimentare registri letterari ed esprimere le proprie propensioni spirituali e politiche. Quante più donne accedevano all'istruzione, per lo più ostacolata ma sempre da loro rivendicata e ricercata anche attraverso percorsi di autoapprendimento, tanto più numerose diventavano quelle che ambivano a utilizzare la scrittura anche al di fuori delle pratiche quotidiane. Una scarsa padronanza della penna e della grammatica non fu di eccessivo ingombro e la confidenza maturò nel tempo
un'originale relazione con la propria intimità. Ma le donne scrissero di tutto, dai pamphlet ai romanzi, dalle petizioni ai trattati, dalle poesie ai libri di cucina; scegliendo il mezzo di comunicazione più efficace e più in voga, intervenendo in ogni momento di rinnovamento sociale e partecipando al confronto tra i sessi attorno all'eterna interrogazione sulla differenza dei generi: una delle grandi narrazioni dell'umanità.
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06 marzo 2019

In libreria

Gabriele Turi
Libri e lettori nell'Italia repubblicana
Carocci, Roma, 2018, pp. 156.

Descrizione
Il mondo dell'editoria conosce ovunque, all'inizio del XXI secolo, un  processo di concentrazione e di forte concorrenza internazionale. L'Italia  non fa eccezione, come dimostra l'acquisto di RCS Libri da parte di  Mondadori nel 2016, ma ha alcune caratteristiche che risalgono al periodo preunitario: marcate specificità regionali, ampia presenza di editori  piccoli e medi, grande difficoltà nel creare "lettori", il cui numero rimane molto al di sotto di quello di altri paesi europei e ancora oggi ammonta a  meno della metà della popolazione rispetto ai due terzi in Francia e in Germania. Gabriele Turi racconta la storia dell'editoria nell'Italia  repubblicana rifiutando modelli di tipo sociologico, spesso astratti o generalizzanti, ma considerandone tutti gli aspetti in rapporto all'evoluzione  della società, e mette in dubbio che dalla concentrazione derivi una inevitabile omologazione dei linguaggi.
Indice
Premessa
 1. Le speranze e la realtà
 Gli editori possono rinnovare l'Italia/Il sistema editoriale
 2. Produzione e lettori: una geografia
 Centri editoriali/Lettori e non lettori
 3. Appartenenze
«La libreria è un tempio; il libraio un predicatore» /Voci di sinistra, e di
destra
 4. Editoria di cultura
 Intellettuali e progetti/Realizzazioni
 5. Da bambini a studenti
 Letteratura per l'infanzia e per i ragazzi/A scuola
 6. Espansione
 Differenze interne/Letteratura di consumo
 7. Crisi e concentrazioni
 Mercato di massa/Omologazione?
 Indice dei nomi
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02 marzo 2019

In libreria

Carlo Verdelli
Roma non perdona. Come la politica si è ripresa la Rai
Feltrinelli, Milano, 2019, pp. 224.
Descrizione
Tutto quello che dovremmo sapere sulla Rai ma non abbiamo mai osato chiedere. O forse non abbiamo mai voluto vedere. Un viaggio senza precedenti nei corridoi di viale Mazzini, dove si sta giocando la partita della nostra democrazia. I cittadini italiani sono azionisti di maggioranza, a loro insaputa, della Rai, una delle più grandi televisioni pubbliche d'Europa: 13 canali televisivi, 10 canali radio, 11 sedi all'estero, per un totale di 13.000 dipendenti. Bene, nel corso degli anni, circa una settantina, questa proprietà è stata gestita senza cura, ha perso colpi sul mercato, non si è rinnovata come i tempi avrebbero richiesto e oggi ha i conti in rosso. Però gli italiani continuano a finanziarla. Dunque il Servizio pubblico è pubblico nel senso che è nostro, ne siamo proprietari. Ma non solo. La Rai resiste anche come una delle principali fonti di informazione del Paese: in anni in cui sembra che ci siano solo internet, social e app, è bene ricordare che il Tg1 delle 20 ha oltre 5 milioni di spettatori. È facile quindi intuire come, per entrambe queste ragioni, la Rai sia legata a doppio filo alla vita democratica del Paese. Carlo Verdelli è stato il primo direttore dell'informazione del Servizio pubblico tra il 26 novembre 2015 e il 3 gennaio 2017. Il progetto era ambizioso: un piano di riforma di 470 pagine suddivise in cinque volumi di analisi, confronti internazionali e proposte per "svecchiare la Rai, disinfestarla dai parassiti della politica e proiettarla nel mondo di oggi". Ma qualcosa non ha funzionato. Quali sono gli interessi che hanno impedito un rinnovamento così indispensabile e urgente? Perché e a chi conviene che le cose non cambino? Verdelli ci guida per la prima volta nelle stanze e nei corridoi di viale Mazzini, e spiega perché riformare il Servizio pubblico e sottrarlo alle sabbie mobili del potere romano è impossibile. La Rai mancata diventa così "un tassello non marginale di un puzzle complesso. Messo insieme ad altri pezzi, forma l'immagine di un tessuto svolazzante. Sinistro, più che di sinistra". E il problema dell'informazione si conferma essere più che mai cruciale per la nostra democrazia.
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