Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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23 novembre 2020

In libreria



Ulrich Wyrwa,
Come si crea l’antisemitismo. 
La stampa cattolica italiana fra Otto e Novecento: Mantova, Milano, Venezia
Giuntina, Firenze, 2020, pp. 94.

Descrizione
L’antisemitismo non è un fenomeno autonomo che cresce e alza la testa all’improvviso, non è un fatto sociale che emerge indipendentemente dalle persone. L’antisemitismo non è neppure la conseguenza necessaria di un secolare odio cristiano contro gli ebrei. Piuttosto, l’antisemitismo è un fenomeno sociale la cui formazione è direttamente collegata ai grandi sconvolgimenti del XIX secolo e dell’industrializzazione. Il risentimento verso gli ebrei assume allora un carattere laico e nasce ad opera di protagonisti concreti. In Italia, uno di questi attori fu la Chiesa cattolica. Esaminando i casi di Mantova, Milano e Venezia, l’autore mostra che non solo il centro della Chiesa a Roma ma anche il clero locale propagò l’antisemitismo. Tuttavia, il rapporto tra antigiudaismo cristiano e antisemitismo laico è controverso nell’Europa del XIX secolo. Alcuni osservatori di quel tempo sottolinearono la novità del fenomeno e le sue cause sociali, mentre altri lo consideravano un ritorno dell’antico odio religioso medievale nei confronti degli ebrei. Per chiarire il rapporto tra radici cristiane e motivi laici nella configurazione che assume l’antisemitismo fra Otto e Novecento è quindi necessario tornare alle fonti. Sulla base della stampa cattolica di tre città, l’autore evidenzia quanto il clero cattolico abbia influenzato il linguaggio laico dell’antisemitismo.
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18 novembre 2020

In libreria

Johny Pitts
Afropei. Viaggio nel cuore dell'Europa nera
EDT, Torino, 2020, pp. 435.

Descrizione
«Un’Europa popolata di nomadi egiziani, ristoratori sudanesi, musulmani svedesi, attivisti afrofrancesi e pittori belga-congolesi… Sì, anche questo fa parte dell’Europa e va capito e accolto se vogliamo creare una società pienamente funzionante. Ma anche gli europei neri devono capire l’Europa, e rivendicare un ruolo attivo nella società. E così, con la mia pelle scura e il passaporto britannico, in una fredda mattina di ottobre, sono partito in cerca degli afropei». Seguendo la definizione coniata da David Byrne, l'artista e scrittore Johny Pitts segue le tracce degli europei di origine africana: un mondo meticcio che vive Sud del mondo e Occidente senza sentirsi misto, «mezzo questo e mezzo quello».

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