Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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28 aprile 2016

Donne e informazione


Corso di Laurea magistrale in Informazione ed Editoria
DAFIST – DIRAAS - DISPO
Giovedì 28 aprile 2016, ore 10 - Aula Mazzini , Via Balbi 5, Genova - III piano

Il Global Media Monitoring Project.
Report 2015: Donne e informazione

Con la partecipazione di Monia Azzalini (Osservatorio di Pavia) e di Filippo Paganini (Presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti).

L’incontro si svolge nell’ambito delle attività seminariali per la formazione continua dei giornalisti.
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22 ottobre 2015

Tra Giornalismo e Giornalismi


Corso LM in Informazione ed Editoria
Venerdì 23 ottobre 2015 alle ore 9,30 presso l'Albergo dei Poveri, aula 16 (2° piano) il dott. Andrea Ferro del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti incontrerà studenti, laureandi e neolaureati per parlare di "Una professione tra Giornalismo e  Giornalismi".



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08 giugno 2015

Giornalista in erba






Un bambino, che senza sapere ancora come, immagina tutto il suo futuro. Lo hanno notato tutti, oggi, a Casa Repubblica, durante la riunione di redazione con il direttore Ezio Mauro. Composto e preciso. Affogato tra la confusione del folto pubblico. Una piccola tracolla sulla maglietta con la grande scritta Jungle. Armato di taccuino e penna. Pronto a prendere appunti. Sorriso dolce e grandi occhi scuri, molto attenti. Pieni di luce. Quella dei grandi sogni. È Guglielmo Nicolini, di Genova. Dieci anni e le idee già molto chiare. Educato ma disinvolto quanto basta per attaccare bottone con degli sconosciuti. “Voglio fare il giornalista. Anzi, il direttore!” così ha sentenziato di fronte a un pubblico di adulti, disarmati davanti alla sua grande determinazione. “E perché proprio il giornalista?” gli è stato chiesto. La risposta ha lasciato senza parole. “Perché è importante informare bene le persone, senza distorcere le notizie come fanno i politici.” E ancora: “mi piacerebbe dare delle belle notizie perché fanno bene all’anima”. Non solo. La giovane promessa del giornalismo, approfittando della presenza di Marina Milan, docente universitaria e storica del giornalismo, si è subito  informato sulla sede e le materie del corso universitario. Un aspirante giornalista davvero particolare. A scuola ha già fondato e diretto un piccolo giornale. È dotato di mail e recapito telefonico. Ora gli manca solo un microfono, la giacca e la cravatta per partire con la prima intervistai. Non resta che augurargli buona fortuna e una fulminante carriera da direttore.
Bravo Guglielmo, continua a farci sognare.  

 Anna Scavuzzo

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02 novembre 2014

In libreria

Martedì 4 novembre 2014 h. 11 presso l'Aula Magna dell'Università degli studi di Genova (Via Balbi 5) il giornalista Bernardo Valli presenterà il suo libro La verità del momento. Reportages (1956-2014)




Bernardo Valli
La verità del momento. Reportages (1956-2014)
Milano, Mondadori, 2014, XIV-1052 pp.

Descrizione
Viaggiare e scrivere, non so se scrivere per viaggiare o viaggiare per scrivere. Questa era la scorciatoia psicologica capace di placare i miei sensi di colpa durante le fughe da ragazzo. Spesso fughe nella fantasia, ma non per questo meno avventurose. Un giorno, mi dicevo, le racconterò. Così le giustificavo. Senza saperlo ne facevo una professione." Queste le prime righe dell'inedito e giocoso racconto autobiografico con il quale si apre questo libro che raccoglie per la prima volta, grazie alla collaborazione tra Bernardo Valli e Franco Contorbia (massimo esperto italiano di scrittura giornalistica che firma, a suggello dell'antologia da lui curata, un importante saggio storico-critico), una vasta scelta di articoli e reportages redatti da Valli nell'arco di quasi sessant'anni e apparsi su "Il Giorno", il "Corriere della Sera", "La Stampa" e "la Repubblica". Preceduti da una serie di scritti "teorici" ai quali l'autore ha affidato una acutissima riflessione sui caratteri costitutivi e le radicali metamorfosi che hanno investito la professione del reporter, e particolarmente del corrispondente "di guerra", sono ben 193 i pezzi più interessanti e memorabili grazie ai quali la vasta platea dei lettori di Valli può finalmente ripercorrere più di mezzo secolo di storia italiana e internazionale nelle immagini luminose e sfaccettatissime dei suoi racconti e delle sue riflessioni intorno alle cose del mondo.



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19 ottobre 2014

Comunicare l'azienda



Lunedì 20 ottobre, alle ore 15, nell’Aula 5 di Via Balbi 2, nell’ambito del corso di Storia della lingua italiana per il Corso di Laurea Magistrale Interdipartimentale in Informazione ed Editoria, curriculum Giornalismo culturale ed editoria,

Simona FINESSI

amministratore delegato di Publicomm, communication e PR manager dell’Associazione Design Industriale, terrà una conversazione sul tema: Comunicare l’azienda. Marketing, pubblicità, design. Studenti e colleghi sono cordialmente invitati.

Il titolare del corso
Prof. Lorenzo Coveri

27 febbraio 2014

Premio tesi di laurea



Venerdì 28 febbraio, alle 10,30, nell’Aula magna della Scuola di Scienze Umanistiche, via Balbi 2, a Genova, sarà consegnato il premio "Borsa di Studio Franco Mamone", promosso da Assomusica, Associazione organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo, alla dott. Debora Fugazzi, autrice della tesi "La controcultura editoriale in Italia tra anni '60 e anni ‘70" per il corso di laurea magistrale in Informazione ed Editoria dell’Università degli studi di Genova.
Saranno presenti Mirella Pasini, coordinatrice del corso di laurea magistrale in Informazione ed Editoria, Lorenzo Coveri, professore di Italianistica, Mario Bottaro, docente di Teorie e Tecniche del linguaggio giornalistico e relatore della tesi, Vincenzo Spera, presidente nazionale dell’associazione Assomusica, Fulvio De Rosa, Stefano Senardi e Renato Tortarolo, componenti del comitato scientifico costituito da specialisti nei vari ambiti, che svolge il ruolo di giuria del premio. La borsa di studio è intitolata a Franco Mamome, il più importante organizzatore di concerti in Italia, assai apprezzato in ambito  internazionale. Il premio sarà consegnato da sua figlia Gaia Mamome.
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27 dicembre 2013

A Genova, la grafica di Munch. Bella, da urlo

La punta aguzza che ha inciso il rame per La bambina malata del 1894 è vibrante, nervosa nei tratti che solcano il fitto intreccio intorno al cuscino dove è adagiata la testa di una donna che veglia e un volto di bimba. Qui, però, la punta di acciaio si arresta e muta il tratto tonale come spinta dall'alito dell'artista, a volte trattenuto per zittire il segno, i solchi sono lievi come il tocco di una farfalla.
Smisurata, invece, sarà la pressione che il torchio calcografico imprimerà sulla puntasecca, inchiostrata, ripulita e ripulita più volte con la garza di taffettà, sino a quando anche il più debole solco e la sua barba non avrà trattenuto la sua giusta bava d'inchiostro. La poserà per sempre sul suo sudario di carta, dove è impresso il volto della sorellina, che morirà di tisi, e cereo e appena sussurrato come una disperata preghiera. Munch ha elaborato diverse versioni di quest'opera, anche litografiche, tecnica in cui mostra straordinaria padronanza. Non così per l'acquaforte, quando il segno affidato al mordente sfugge al controllo, diventa altro nel tempo e nello spazio.
Sono dieci le stanze che il Comune di Genova - Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura - ha dedicato alle opere di Munch. Olii, litografie, puntesecche, acqueforti, xilografie, diverse le opere inedite per una mostra imperdibile curata da Marc Restellini, direttore della Pinacoteca di Parigi, prodotta da Artemisia Group e 24ore Cultura, per celebrare il centocinquantesimo dalla nascita dell'Artista. Si potevano evitare le ultime due stanze forzatamente dedicate a Andy Warhol, non se ne sentiva il bisogno, non aggiungono nulla, anzi tolgono.
Se l'elaborazione serigrafica Pop di Warhol ha funzionato sulle fotografie, su quelle di Mao Tse-tung, su quella di Liz Taylor o sulla minestra in scatola Campbell, crea invece uno stridente corto circuito con il raffinato omaggio del quale la Città di Genova è stata capace verso Munch. Per fortuna non è presente il suo Urlo, e non ci manca. Munch è un artista immenso, anche senza.
 Figurarsi quello riproposto in varie zuppe dall'artista pop. Per non parlare dell'altro capolavoro, Madonna: in mostra sono presenti alcune mirabolanti versioni litografiche dell'Artista norvegese che mettono fuori gioco le serigrafie di Andy. La matita grassa che scorre sicura sulla pietra litografica, nel segno espressionista di Munch, sembra sconfiggere inesorabilmente il linguaggio fotomeccanico della serigrafia di Warhol.
 E non poteva che essere così, nel confronto con un uomo capace di confessarci una poetica che ci disorienta, ci sposta, ci spinge oltre i recinti della vacua comunità globalizzata. "Senza paura e malattia la mia vita sarebbe come una barca senza remi".
Bisogna qui ricordare anche Ibsen, come Munch, norvegese. Respirano lo stesso tempo ed entrambi attraverso la loro opera scandagliano il profondo dell'anima, del dolore e della morte.
 E fu celebrato anche da Einaudi (Giulio), indimenticabile editore torinese, nella sua splendida edizione de I Millenni nel 1959 dove ventiquattro tavole grafiche di Edvard Munch sono il fuori testo de I drammi di Ibsen. Munch ritrae Henrik Ibsen al Grand Café in una litografia del 1902, ma sarà con la tecnica xilografica che verranno illustrati i soggetti tratti dalle opere del drammaturgo norvegese. L'effetto sarà particolarmente efficace perché con la fibra del legno sapientemente levigata e inchiostrata riuscirà a creare una suggestione caliginosa, cupa.
Munch muore nel 1944, lascia alla città di Oslo oltre mille dipinti, disegni, sculture, migliaia di opere grafiche oltre a 143 matrici litografiche, 155 lastre di rame, 133 matrici xilografiche. A Roma, nel 1986, sarà proprio Oslo a dare un determinante contributo per un'altra grande mostra dedicata all'incomparabile pittore e grafico.
Francesco Pirella
Direttore dell'Armus

ARMUS-Archivio Museo della Stampa
26 dicembre 2013

*pubblicato per gentile concessione dell'autore. 
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15 dicembre 2013

I Murialdi


Lunedì 16 dicembre 2013, h.17
Palazzo Ducale Sala del Minor Consiglio

I Murialdi. Una storia genovese

Convegno dedicato a Gino, Vezio e Paolo Murialdi, protagonisti del giornalismo del Novecento. Interventi di Luca Borzani, Franco Contorbia, Andrea Aveto.
*Link al Programma del Convegno

Nel 2012 le carte di Paolo Murialdi conservate presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori sono state oggetto della tesi di laurea magistrale in Informazione ed Editoria dell'Università degli studi di Genova, di Silvia Rivetti, poi in parte confluita in un libro dedicato al quotidiano "Il Lavoro": v. Silvia Rivetti, "Il Progetto Lavoro di Paolo Murialdi" in "Il Lavoro" di Genova. Storie e testimonianze 1903-1992, a cura di Marina Milan e Luca Rolandi, Genova, Provincia di Genova, 2012, pp. 268-287.


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14 novembre 2013

Incontro con il direttore del "Secolo XIX"

 
Venerdì 15 nov. 2013, h. 10
Aula Mazzini (via Balbi 5, 3° piano). 
 
Umberto La Rocca, direttore del  quotidiano “Il Secolo XIX”, incontrerà gli studenti ed i laureandi del corso di laurea magistrale in Informazione ed Editoria dell'Università degli studi di Genova per una conversazione sulle vicende e le problematiche del giornalismo italiano.

21 ottobre 2013

"L'altra metà del libro"

 
A Genova si è concluso ieri dopo tre giorni di notevole successo il festival L’altra metà del libro tenutosi al Palazzo Ducale  dal 18 al 20 ottobre.
Tema del festival è stata la "memoria", o per meglio dire cosa di un passato ormai trascorso resta nella memoria, cosa viene ricordato e cosa invece del tutto dimenticato ed accantonato a causa di un presente troppo intenso ed indaffarato nel quale viviamo.
La letteratura è senza dubbio strumento validissimo per ricostruire la memoria e per costruire ciò che attraverso le pagine di un libro rimarrà impresso per sempre. Ecco quindi che il libro, assieme alla fotografia, allo spettacolo e alle proiezioni, diventa protagonista dell’evento che raggiunge quest’anno la sua seconda edizione.
Tra i vari autori e romanzieri che si sono susseguiti nei tre giorni del festival, vorrei soffermarmi su Melania Mazzucco, autrice italiana tradotta in 23 paesi, scrittrice di soggetti e sceneggiature per il cinema nostrano, collaboratrice del quotidiano “la Repubblica”. Melania Mazzucco ha presentato a Palazzo Ducale il suo ultimo romanzo Sei come sei pubblicato da Einaudi nel 2013.
Protagonista del libro è Eva, una ragazzina di 11 anni che decide di scappare di casa per mettersi alla ricerca di suo padre Jose, un padre che la legge non riconosce, un padre che la società non condivide, un padre che non è il suo padre biologico purtroppo morto, ma che è per Eva SUO padre, l’ALTRO suo padre. Eva è infatti una bambina nata da una coppia omosessuale ma costretta dalla burocrazia a vivere in una famiglia “normale”.
Il personaggio di Jose e quello di Eva sono i due protagonisti della vicenda che si svolge in tre giorni e che porterà i due a rincontrarsi e a trovarsi di fronte ad una difficile scelta.  Jose è un personaggio che rispecchia purtroppo il destino di molti, è una rock star fallita, un artista che dopo aver assaporato un breve successo, finisce nel dimenticatoio. Egli però si rende presto conto che il suo successo più grande non a niente a che vedere con la musica, il pubblico, il denaro. Ciò di cui lui ha veramente bisogno, ciò che egli desidera più di ogni altra cosa è avere un bambino.  Ecco quindi che Eva nasce ed è concepita nella mente di Jose ancor prima di esserci.
Il romanzo offre numerosi spunti di riflessione: oltre ad affrontare un tema delicato quale l’omosessualità porta il lettore ad interrogarsi sulla propria percezione di diversità, su che cosa sia la diversità, sui veri valori, sull’amore incondizionato.
L’incontro con la Mazzucco è risultato interessante e stimolante nonché utile per conoscere meglio la sua scrittura e la sua sensibilità che inevitabilmente traspare dai suoi romanzi.
Ilaria Vitiello 
 
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16 ottobre 2013

Arte migrante

Vite in transito
Adrian Paci
In mostra dal 5 ottobre 2013 sino al 6 gennaio 2014 al PAC di Milano le opere dell'artista-profugo albanese.

Dal 5 ottobre 2013 è in mostra, presso il PAC, la retrospettiva di Adrian Paci. Paci è un'artista albanese che sbarcò, da profugo, a Bari nel 1991 e si stabilì a Milano nel 1997.
La rassegna dei suoi lavori artistici, dal titolo Vite in transito, è un omaggio alla condizione del migrante. L'argomento, messo spesso in relazione alla clandestinità, è all'ordine del giorno come ospite di talk show televisivi, spina nel fianco di politicanti professionisti, protagonista dei media di ogni sorta. La causa scatenante del trambusto mediatico risiede nella tragica morte di centinaia di persone al largo di Lampedusa. Migranti o clandestini? Uomini.
In giorni in cui si discute di emendamento sul reato di clandestinità e si dibatte sull'accoglienza, il salotto più adeguato per una riflessione in merito, potrebbe essere la mostra di Adrian Paci. La mente creativa rende protagonista assoluto l'uomo come viaggiatore errante, il quale, in virtù della speranza e dell'immaginazione, corre a briglia sciolta verso meravigliosi orizzonti. Immaginati, certo, ma pur sempre meravigliosi.La mostra è occasione per l'artista di raccontare una storia, quella dei flussi migratori, impregnati della sua personalissima esperienza. Adrian Paci stesso ha dichiarato ad un editoriale on line: “Ho deciso di mescolare la mia esperienza con la mia arte” e ancora: “Il discorso si amplifica e si estende ad una condizione che riguarda tutti; vuol dire per ciascuno di noi appartenere ad un contesto. Con questi lavori racconto lo sforzo della quotidianità a individuare, anche altrove, questo rifugio”.
La verità. La storia è fatta di migrazioni. L'uomo è un nomade da sempre, ma bisognoso di trovare una sua dimensione, se pur piccola, ovunque si trovi. Chi sono dunque i migranti? Chi i clandestini? Lasciamo, per un giorno, le stucchevoli dissertazioni politiche e abbandoniamoci all'unica riflessione coerente e possibile: la ragione dell'arte.
Flavia Torretta
 
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29 maggio 2013

Rodotà a Palazzo Ducale

Si è conclusa con un lungo applauso e una serie di interessanti questioni la tanto attesa conferenza del nostro “mancato” presidente Stefano Rodotà, ospite ieri 28 Maggio al Palazzo Ducale di Genova.
Inserito in un più ampio programma che dal 21 Maggio al 18 Giugno ospiterà interventi di diversi Professori sul tema “Cittadinanza sostantivo plurale”, quello di ieri è stato un incontro nel quale il tema della cittadinanza è stato affrontato sotto molteplici aspetti, sottolineandone i confini sempre più labili e dinamici, e i nuovi diritti e i nuovi beni che tale termine implica.
Uno dei temi sui quali vorrei soffermarmi è la forte importanza che Rodotà ha dato al binomio “cittadinanza e politica” e alle interazioni tra esse grazie alla rete. “Le rete non può più essere considerata un mondo estraneo al nostro essere cittadini”, sostiene Rodotà, le piattaforme digitali hanno profondamente modificato il modo di interazione tra i cittadini, e di conseguenza hanno modificato le opportunità di fare politica. Mentre fino a qualche anno fa solo i sindacati, i grandi partiti o le manifestazioni religiose erano in grado di spostare grandi masse, oggi abbiamo imponenti esempi di come soltanto l’essere presente in rete, possa mobilitare cittadini di tutta Italia (e non solo) affinché si partecipi ad eventi più svariati.
Il concetto di cittadinanza partecipativa attraverso la rete, si fonde con quello di democrazia partecipata, generando una vera democrazia di rete.
La democrazia partecipata non deve tuttavia opporsi a quella rappresentativa, ma entrambe devono essere viste come due facce della stessa medaglia, il cui rapporto deve essere di interazione e vitalizzazione reciproca affinché l’uno diventi espressione dell’altro.
Rodotà conclude l’ argomento sottolineando che non si possono chiudere gli occhi sul modo in cui la realtà sta cambiando, “non si può non considerare quanto cittadinanza, diritto, partecipazione politica, rete, stringano tra loro relazioni intense”.
Solo da una buona, funzionale e serena cittadinanza politica, può determinare una serena e produttiva cittadinanza privata e personale.
Ilaria Vitiello


 
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13 maggio 2013

Dove osano le idee


Manifestazione culturale di fama internazionale, il Salone Internazionale del libro di Torino, giunto alla sua XXVI edizione, tornerà dal 16 al 20 maggio. L’edizione 2013, dal titolo  Dove osano le idee, affronta la tematica della creatività e della cultura del progetto, intendendo sollecitare la riflessione su un aspetto che l’Italia ha trascurato, proponendosi come una sorta di laboratorio per offrire ai giovani indicazioni concrete sul "come fare" e "dove andare" per portare avanti i propri progetti innovativi nel campo dell’arte, della scienza, della letteratura. Una scelta coraggiosa per dimostrare che il pensiero creativo, in tutte le sue sfaccettature, è la leva su cui bisogna puntare per uscire dalla difficile situazione in cui si trovano l’Europa e il nostro Paese.
Ospite d’onore sarà il Paese di Pablo Neruda, Il Cile, la cui letteratura è conosciuta in tutto il mondo grazie a nomi di culto quali Isabel Allende, Roberto Bolano, Louis Sepùlveda, Antonio Skarmeta, Marcela Serrano, Francisco Coloane e Alejandro Jodorowsky.
Inoltre quest’anno cade il centocinquantesimo anniversario della nascita di Gabriele D’Annunzio, a cui il Salone, insieme Alla fondazione " Il Vittoriale degli Italiani", renderà omaggio con diversi eventi ed incontri che intendono approfondire la sua poliedrica figura.
Non bisogna però dimenticare la partecipazione di tre case editrici liguri: il Canneto, Sagep Editori, Il Piviere, che porteranno a Torino alcune delle loro pubblicazioni per raccontare l’eccellenza della nostra regione tra arte, turismo, cookbook, natura e letteratura.
Una manifestazione di grande richiamo per esperti e appassionati che vedrà un susseguirsi di dibattiti, incontri con grandi ospiti, conversazioni che varieranno dalla letteratura al cinema, dalle scienze alle nuove sfide dell’editoria e del giornalismo digitale, dall’arte alla filosofia, insomma, un appuntamento da non perdere.
Giulia Di Re

*link al sito del Salone Internazionale del libro
http://www.salonelibro.it/


 

16 aprile 2013

Giornalismo digitale


 
 
Corso di Laurea magistrale  interdipartimentale in 
Informazione ed Editoria
Lettere e Filosofia – Scienze Politiche
 Giovedì  18 aprile 2013 - ore 10
Aula Mazzini
Via Balbi 5 (III piano) – Genova
Presentazione del libro di Davide Mazzocco
Giornalismo digitale.
Architettura, programmazione, ottimizzazione Roma, Edizioni della sera, 2012.
 Con la partecipazione dell’autore Davide Mazzocco 
e di Luca Rolandi, giornalista de “La Stampa”
e redattore del sito Vatican Insider.




26 marzo 2013

Donne sindacaliste

Laura Tosetti
Susanna Camusso. Carriera e linguaggio di una donna nel sindacato
Roma, Edizioni Ediesse, 2013, 213 pp.


Il libro sarà presentato a Genova mercoledì 27 marzo 2013.




Laura Tosetti ha conseguito la laurea magistrale con lode e dignità di stampa in Informazione ed Editoria all’Università degli studi di Genova, è segretaria della FILT CGIL di Genova.
 
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27 febbraio 2013

Il viaggio di Steve McCurry intorno all'uomo

"Una buona foto è se non la puoi dimenticare, se ti entra
dentro come un sentimento, da cui impari qualcosa e che
in qualche modo ti cambia e che ricordi per sempre.."
 
Da alcuni mesi Palazzo Ducale di Genova ospita la mostra del fotografo contemporaneo di fama internazionale Steve McCurry. Quello fotografato è un mondo interiore che prende colore nei volti di un Oriente sgargiante e pensieroso. Quelle disposizioni d'animo che, inevitabilmente, facciamo nostre (passo dopo passo, foto dopo foto). I soggetti sono per di più pastori nomadi dediti alla transumanza, donne e ragazze di campi profughi afgani desolanti; questa desolazione la cogliamo nei loro occhi. Beirut, la Cambogia, dal Kuwai all'ex Jugoslavia, l'Afganistan, vissuti dal fotografo sempre in prima linea, rischiando la vita per poter proseguire il suo lavoro e realizzare le foto.
Gli sguardi fissi, rassegnati, soprattutto dei bambini, colpiscono molto perchè da questi si evince la vita dura e vagabonda alla quale sono soggetti, costretti a vivere in un mondo di adulti senza poter giocare.
Gli occhi dei soggetti fotografati ti seguono a 360°, come se osservassero da tutte le angolature.Le pose delle donne sono spontanee, delicate: sono femminili, curiose al contempo intimorite da quello strumento, la macchina fotografica, che diventa filtro di due mondi sconosciuti, che si studiano. L'autore è la firma del celebre ritratto fatto nell’84 ad una ragazza afgana, dagli occhi verdi, destinata a diventare icona del conflitto afgano, che ha reso celebre una copertina del "National Geographic"; a distanza di 17 anni, nel 2002, dopo varie ricerche, ritrova l'ormai donna, e riesce a rifare uno scatto a quegli stessi occhi, più spenti però e segnati dalle sofferenze.
La mostra organizzata nelle sale genovesi è un percorso emotivo curato da Peter Bottazzi, articolato in varie sezioni: vertigine è una galleria degli orrori senza tempo, che ricorda di cosa siano stati capaci (e purtroppo di cosa saranno ancora capaci) gli uomini; qui ogni foto che si guarda voltandosi di scatto, è come una punzecchiata di un ago sulla pelle. Alcune foto sono emblema della ricchezza e della povertà, contrapposte. Simmetricamente opposta alla stanza precedente, è quella della poesia, ove si materializzano i sogni; foto che permettono di perdersi in vite così lontane ed apparentamente così diverse dalle nostre, che però, in realtà, si scoprono vicine come esigenze, come necessità e come speranze. Poi c’è la stanza dello stupore, quel sentimento tanto puro quanto troppo spesso sopito tra gli adulti, che induce il visitatore a tornare innocente e curioso, a guardare tutto con occhio vergine, attento a non perdersi neanche un sorriso; e poi la stanza della memoria. Gli appassionati potranno trovare all'interno della mostra anche le immagini che fanno parte del progetto the last roll, ovvero l'ultimo rullino prodotto dalla Kodak, baluardo di un'era ormai conclusa.
La pazienza è una virtù necessaria per catturare l'hic et nunc, quell'attimo che è lo scatto perfetto. Incisive come l’acqua che scava la roccia, taglienti come una lama che ti sfiora la pelle e fresche come un getto d’acqua in piena estate queste foto sono capaci di toccare anche l’animo più impavido. Un viaggio intorno all'uomo per l'uomo quindi.
Serena Cellotto
 
 
 
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06 febbraio 2013

Una vetrina per tutti gli artisti



"Siamo aperti all’arte, nelle sue più svariate sfaccettature.
L’arte non conosce confini. Regionali, nazionali o ch’è che siano."


Esordisce uno dei tanti che al Palazzo Ducale di Genova collabora con la Fondazione per la cultura. Luca Borzani ne è presidente e Pietro Da Passano direttore.
Presso le eleganti stanze del Palazzo Ducale, storicamente la residenza del Doge, prima della proclamazione della Repubblica Ligure, e adesso adibite a museo, vengono allestite le mostre più disparate. Dal 5 ottobre si può ammirare Mirò, dal 18 dello stesso mese e fino al 24 febbraio, si tiene la mostra fotografica , dal titolo "Viaggio intorno all’uomo" di Steve Mc Curry, il celebre fotoreporter statunitense, conosciuto principalmente per la fotografia Ragazza afgana, pubblicata come copertina del National Geographic Magazine di giugno 1985, divenuta la più nota uscita della rivista. La foto dell’orfana dodicenne, scattata in un campo profughi, divenne una sorta di simbolo dei conflitti afgani degli anni ottanta.
Ma il repertorio non si esaurisce qui. Contemporaneamente, nelle stanze più piccole, si tengono svariate altre mostre.
La cosa più interessante, tuttavia, è la scoperta della Sala Dogana che raccoglie le Giovani Idee in transito. È uno spazio dedicato alla creatività giovane per la produzione culturale emergente, la sperimentazione, lo sviluppo di nuove tendenze e la contaminazione dei linguaggi. L’organizzazione è più che perfetta, basti pensare che da novembre 2010 si sono tenuti 8 eventi, ospitati 58 artisti, con più di 5000 presenze, in un susseguirsi vertiginoso di mostre, workshop, incontri, proiezioni, istallazioni, spettacoli e performance. La possibilità di partecipare è aperta a tutti, basta collegarsi al sito internet, alla pagina ufficiale di fb "Sala Dogana Genova" o mandando una mail all'indirizzo sala dogana@comune.genova.it
 Tra l'altro, il presidente Luca Borzani a furia di presentare e leggere libri, ne ha scritto uno tutto suo, dal titolo "La guerra di mio padre", che presenterà giovedì 7 febbraio, ore 17.30, presso la Sala di Rappresentanza di Palazzo Tursi a Genova (via Garibaldi 9).
Con l'autore, intervengono Marco Doria, Vittorio Coletti, Silvio Ferrari,Giuliano Galletta, Antonio Gibelli. L’oggetto di questo libro è la storia di un prigioniero di guerra italiano, raccontata, però, nella più ampia prospettiva di quella che fu una vera e propria guerra civile.
Luca Borzani è prima di tutto uno storico, e lo sguardo è quello dello storico, che spiega quello che succede in un determinato contesto e sulla base di documenti e di fonti. Parte dalle lettere e del diario del padre Giovanni, integrandoli con documenti, lettere e diari di altri, tra i quali, sia per lo stile, sia per l’immancabile ironia, spicca quello di Giovanni Guareschi.
Melania Scrofani

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30 maggio 2012

Genov@ebook

Tre incontri al Berio Cafè per sapere tutto sull’editoria digitale

Tre incontri sull'ebook e le sue opportunità: un'occasione per conoscere persone che hanno scommesso sul digitale e capire se gli ebook possono essere di supporto all'editoria indipendente. A cura di Quintadicopertina.

Programma.

 
Pratiche di editoria sostenibile attraverso la rete – venerdì 1 giugno, 17.30
con Bernardo Parrella (Global Voices), Carlo Gubitosa (Associazione Altrinformazione, direttore della rivista 'Mamma'), Becco Giallo Editore, Maria Cecilia Averame (Quintadicopertina).
Un'editoria sempre più social: che c'è di nuovo? – venerdì 8 giugno, 17.30
con Barbara Sgarzi (Zazie Books), Marco Ghezzi (Bookrepublic), Marta Traverso (Quintadicopertina - Ledita)
Lettori e scrittori digitali – venerdì 15 giugno, 17.30
con Clelia Valdesi (Bookliners), Alessio Neri (Editoria Crossmediale), Fabrizio Venerandi (Quintadicopertina)
Per informazioni e approfondimenti
Marta Traverso
marta.traverso@quintadicopertina.com
Quintadicopertina
via Ca' de' Mussi 33/1- 16138 Genova
e-mail: editrice@quintadicopertina.com
(evento segnalato da Marta Traverso)
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13 maggio 2012

Il piacere del testo. La rivoluzione dell’ebook

Tavola rotonda promossa da  Genovainedita Cultura  e dal Museo del Caos a Genova, lunedì 14 maggio, alle ore 16,30, nel Salone del Camino a Palazzo Ducale. Interverranno Gino Roncaglia (Università della Tuscia), massimo esperto in materia a livello nazionale, autore de "La quarta rivoluzione" (Edizioni Laterza) ed alcuni specialisti che affronteranno temi specifici, Maria Cecilia Acerame, di Quintadicopertina, per editoria e letteratura, Marta Traverso, Ledita, per blog e social network, Luca Calcinai, Ebook Club Italia, per gli aspetti tecnici. Introduce Giuliano Galletta. Coordina Riccardo Grozio, Genovainedita Cultura.
  A conclusione dell’incontro  sarà proposta, “ad uso degli scettici”, una lettura collettiva, a numero chiuso,  di testi letterari in versione digitale, per la quale è necessario prenotarsi inviando una e-mail a
 genovainedita@genovaineditacultura.com
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08 maggio 2012

Il meta talk (o trash?) show al Festival di Perugia

Sono le ore 15 del 26 aprile 2012. Al Teatro del Pavone di Perugia si attende l’arrivo di quattro ospiti importanti: Marco Ferrante di RAI 5( Icone), Luca Telese di LA7 (In Onda) e la coppia di battaglia David Parenzo e Giuseppe Cruciani di Radio 24 (La Zanzara). Sono qui per parlarci e darci la loro opinione sul cambiamento che devono, necessariamente, subire i talk show televisivi e radiofonici ora che l’era Berlusconi si può finalmente dire conclusa. Ci si chiede come cambierà la televisione, quanto e se la natura tecnica del governo Monti porterà a una televisione più divulgativa e meno spettacolare. Si può avere il talk senza lo show? Prima dell’era Monti erano servite su un piatto d’argento ai conduttori notizie appetitose e pruriginose; si parlava di gossip, delle feste di Arcore, di Ruby rubacuori, delle inchieste giudiziarie e delle gaffe internazionali. Per quindici anni, insomma, il leader del centrodestra ha contribuito al dibattito pubblico con il racconto di se stesso, semplicemente col fatto di essere in scena. Berlusconi ha reso superfluo il parlare d’altro che di sé. Ora con l’avvento dei tecnici si sta attraversando un periodo di crisi, i giornalisti si sono impigriti: ecco allora la necessità di inventarsi un format diverso per mandare un messaggio differente, di trovare un nuovo modo di narrare la politica e l’economia.  Lo spettatore è ora catapultato in dibattiti di cui comprende poco o niente, in voli pindarici sullo spread; bisogna quindi riavvicinare il pubblico alla politica.
A moderare il dibattito abbiamo Domitilla Savignoni del Tg5.
Il primo ospite a intervenire è Luca Telese, che si pone delle domande sulla natura del talk show: la normalità è un handicap per questo tipo di programma? Parlare un linguaggio pacato è davvero impossibile? Il requisito fondamentale, a suo parere, è l’obiettività. Ora ci troviamo in un momento drammatico in cui la criticità comunicativa ha raggiunto il grado 0; nell’era Berlusconi perlomeno ci si divideva in informazione contro B o a favore di B, ora perfino la criticità faziosa, che quantomeno era un mezzo di vigilanza sui comportamenti dei politici, è scomparsa, per lasciare spazio solo all’elogio dei tecnici. Tecnici che però non compaiono quasi mai in televisione, non si confrontano mai con i cittadini, non accettano quasi mai interviste.
E fin qui tutto bene, un bel dibattito, condivisibile o meno ma un bel dibattito. È il turno di Cruciani che, più che averlo aspettato, si potrebbe dire se lo è preso di forza, continuando a interrompere il discorso di Telese. Già entrando ci aveva regalato il suo piccolo show, con tanto di lamentela perché lo avevano privato della poltrona centrale, rubatagli sotto il naso dal suo collega Parenzo. Con un tono di voce certamente più adatto a un talk show che a un dibattito svolto a teatro nel contesto di un festival internazionale, sentenzia che il governo tecnico, essendo appunto tecnico, non deve consultare il cittadino prima di prendere decisioni. Credevo ancora che l’Italia fosse un paese democratico.
Ed ecco che si scatena il putiferio: dopo solo dieci minuti di dibattito condotti in modo discreto le voci si alzano, i toni si scaldano e gli insulti volano. Filippo Facci, giornalista di “Libero”, interviene dalla platea per deridere i nostri ospiti. Lo scontro più accesso si ha tra Cruciani, spalleggiato dal collega Parenzo, e Telese, con attacchi anche personali, intermezzati da qualche stacchetto di Parenzo che mima Bossi ed è convinto di divertirci con le sue battute. La Savignoni non riesce a tenere il polso e la situazione degenera. Si parla di Lapo Elkann e di dove e come parcheggi il suo suv, di come da piccolo nonno Agnelli lo mandasse a testa in giù con lo slittino dalle discese, di quanto sia piccolo il suv di Cruciani e altri dotti argomenti di questo calibro.
Per un momento tutti abbiamo l’impressione di essere a casa sul nostro divano e di star guardando la televisione, perché quella a cui stiamo assistendo è esattamente la riproduzione di quel talk show televisivo di cui i nostri ospiti avrebbero dovuto parlarci.
Probabilmente è più facile “dare la colpa” a Berlusconi, che certamente innocente non è, dire che il talk show-spettacolo era congeniale al nostro ex Presidente del Consiglio e che la televisione vuole ora trovare un nuovo modo di informare, che sia di contenuti e non di immagine. Ma anche adesso che sopra al signor B è calato il sipario non sembra che la situazione sia migliorata; forse dovremmo domandarci se non è la nostra società a essere impregnata di berlusconismo invece di accanirci sul capro espiatorio. Se è il nostro modo di pensare che si è modificato, per adattarsi alla legge dell’apparenza prima di tutto, credo faticheremo a trovare una nuova forma mentis.
Dopo aver assistito a questo spettacolo la domanda che mi sorge spontanea è questa: siamo ancora capaci di fare informazione e non spettacolo? Potremo mai tornare a una televisione che sia di contenuti e non di urla, lustrini e paillettes? Spero sarà possibile trovare una risposta positiva, altrimenti il futuro del giornalismo televisivo si tingerà sicuramente di tinte fosche.
Giulia Torreggiani
 *link al video del dibattito Il talk show al tempo di Monti.

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