Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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07 marzo 2014

Capire l’Ucraina




Nelle scorse settimane i media ci hanno mostrato le tragiche immagini dell’eroica resistenza del popolo di “Maidan”, la guerriglia per le strade di Kiev e quindi la vittoria della piazza coronata dalla liberazione della Tymoshenko e dalla formazione di un nuovo esecutivo ad interim.
Mentre a Kiev e nell’Ucraina occidentale si festeggiava e venivano glorificati gli eroi di Piazza Indipendenza, nelle regioni orientali gli stessi erano visti da molte persone come potenziali neo-nazisti e la loro vittoria come una colpo di stato sostenuto dall’occidente.

La cancellazione di alcune leggi volute da Yanukovych che consentivano a ciascuna regione di adottare una lingua diversa da quella ufficiale (nel caso specifico il russo) oltre ai timori della popolazione relativi all’affermarsi di forze estremiste anti – russe, ha fatto aumentare la tensione e dato pretesto alla Russia di erigersi a difesa dei russi (e russofoni) presenti in gran numero nell’Ucraina orientale e soprattutto nella Repubblica autonoma di Crimea.
Tutto questo ha portato alla situazione attuale che vede da una parte la Crimea occupata da forze russe sostenute da ampi strati di popolazione e dall’altra l’affermarsi di movimenti secessionisti filo- russi in regioni orientali quali ad esempio il Donbass.

Gli accadimenti degli ultimi mesi possono essere meglio compresi analizzando la struttura etnico – linguistica del Paese che, dalla sua indipendenza, ne ha condizionato le scelte politiche e in particolare la sua “non collocazione” tra l’UE e Mosca.
Per anni la strategia “vincente” (obbligata) è stata proprio quella di non decidere  ovvero di mantenere accesa la speranza europea senza pregiudicare i rapporti con la Federazione Russa.

Nazionalità e lingue

I dati fanno riferimento all’ultimo censimento ufficiale avvenuto nel 2001. Il nuovo censimento dovrebbe aver luogo nel 2016.

Persone di nazionalità russa

In Crimea i russi in Crimea sono la maggioranza, quasi il 60% della popolazione residente nel 2001. Questi dati uniti alla posizione strategica della penisola (sede della flotta russa sul Mar Nero), spiegano abbastanza bene il perché dell’invasione e il supporto che i militari hanno ricevuto dalla popolazione locale. I russi sono presenti in buon numero anche nel Donbass (la regione di Donetsk), nella regione di Lugansk al confine con la Russia e in generale, anche se in numero inferiore, nelle restanti regioni sud-orientali.

Ucraini russofoni

I dati sui cittadini ucraini (non russi) madrelingua russa integrano quanto già detto: il sud –est e la Crimea si attestano come aree essenzialmente russofone.
La lingua ufficiale resta l’ucraino ma le conversazioni informali (e non solo) avvengono in lingua russa.

Andamento elettorale

Comparazione del voto tra:

  1. ·        3 regioni occidentali: Lviv, Ivano-Frankivsk e Ternopil
  2. ·        3 “regioni” sud-orientali: Crimea, Donbass e Luhansk
     
    Confrontando i risultati delle ultime due elezioni presidenziali che hanno visto Yanukovych contendere la presidenza dapprima a Yushenko nel 2004 e poi nel 2010 alla Tymoshenko.
     Nel 2004 vinse Yushenko (Rivoluzione arancione).
    Nel 2010 si affermò Yanukovych (la Tymoshenko pochi mesi dopo fu incriminata per la questione relativa ai contratti sulle forniture di gas).
     
    Lviv, Ternopil e Ivano-Frankivsk

Anni
voto
Ternopil
Lviv
Ivano-Frankivsk
2004
Yushenko
96.03%
93.74%
95.72%
2010
Tymoshenko
88.39%
86.20%
88.89%

Fonte: Elaborazioni personali dati ЦВК

  

Donetsk, Luhansk e Repubblica Autonoma di Crimea


Anni
voto
Donetsk
Luhansk
Crimea
2004
Yanukovych
93.54%
91.24%
81.26%
2010
Yanukovych
90.44%
88.96%
78.24%

Fonte: Elaborazioni personali dati ЦВК

 

Le differenze culturali, storiche e linguistiche che caratterizzano l’Ucraina hanno trovato regolare manifestazione nelle varie tornate elettorali.
I risultati, della cui genuinità non si può essere certi (possibili brogli), mostrano come negli ultimi anni, ma anche in passato, il presidente eletto non sia quasi mai stato il “presidente di tutti” ma il presidente voluto solo da una parte del paese.
Il futuro dell’Ucraina tra Russia ed Europa
In una situazione come quella sopra descritta è assai difficile per un governo, sia esso filo russo o europeista, fare delle scelte di politica estera accettate dall’intera nazione.
Gli ucraini, sono divisi sul futuro del paese. Ad est si tende a preferire una più stretta collaborazione con la Federazione Russa, magari aderendo all’Unione doganale, mentre ad ovest il desiderio europeista rimane molto forte.
Il paese tutto dipende a livello politico ed economico da Mosca. La Russia controlla l’economia ucraina con la leva del gas e può, come accaduto in questi giorni, usare la popolazione russa o russofona per giustificare un suo intervento all’interno del paese qualora il governo di Kiev prenda decisioni a lei non gradite.
Il futuro dell’Ucraina dipenderà molto dall’abilità della sua classe governante di trovare un accordo sostenibile con Mosca. Uno strappo totale con il grande fratello russo, anche con un forte sostegno economico da parte dell’UE, rischia di mettere in forte discussione la stessa integrità territoriale del paese.

Gabriele Rovereto

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22 gennaio 2014

In libreria

Valentina Parisi
Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico, 1956-1990
Bologna, Il Mulino, 2014, 472 pp.

Descrizione
Frutto di estensive ricerche d’archivio, «Il lettore eccedente» offre un’interpretazione nuova del fenomeno del «samizdat» («autoedizione») in ambito sovietico, riposizionandolo nel contesto transnazionale della storia del libro, e ricostruendo le pratiche di lettura elaborate in parallelo all’apparizione di questa forma di autoeditoria a partire dagli anni Cinquanta. L’analisi degli elementi paratestuali che caratterizzano il «corpus» dei periodici letterari ed artistici del «samizdat» in un arco temporale che va dal 1956 al 1990 si accompagna a una più ampia rievocazione del retroterra socio-culturale d’origine, tra contestazione politica e dissenso estetico. Ne emerge la fisionomia collettiva di un lettore eccedente rispetto alle funzioni in genere assegnate al destinatario del testo letterario e, insieme, assai pervicace nella sua volontà di contendere allo Stato l’appannaggio esclusivo dell’attività editoriale.
Valentina Parisi, dottore di ricerca in letterature slave, ha usufruito di una borsa biennale di post-dottorato dell’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) dal 2009 al 2011. In seguito è stata borsista EURIAS presso l’Institute for Advanced Studies, Central European University, Budapest. Traduttrice dal russo, dal polacco e dal tedesco, collabora con le pagine culturali de «il manifesto» e «Alias».

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14 dicembre 2013

In libreria

Andrea Nelli
Ronchey. La Russia, l’Italia e il fattore K
Pisa, Dellaporta editori, 2013, 238 pp.

Descrizione
Testimone acuto e originale di sessant’anni di storia italiana e mondiale, Alberto Ronchey è stato un eccezionale interprete del mondo comunista. Questa biografia, nel ripercorrerne l’intero itinerario intellettuale, si sofferma in particolare sui viaggi compiuti da Ronchey nell’Unione Sovietica ‘superpotenza sottosviluppata’, dapprima come corrispondente per «La Stampa» negli anni di Chrušcëv e di Gagarin, e poi come inviato speciale nel periodo della stagnazione brežneviana. Sullo sfondo, l’Italia della Prima Repubblica, ostaggio di quel ‘Fattore K’ che, condannando all’opposizione il più grande Partito comunista d’Occidente, rendeva impossibile un normale ricambio di governo.

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11 aprile 2010

Il reale che, irreale, muove

Leggo quasi sempre con le cuffie alle orecchie, ma perché questa volta le lacrime agli occhi? Certo, la musica amplifica le emozioni; certo la notizia era effettivamente emozionante: l’incidente aereo che ha distrutto la dirigenza polacca. Sono morti il presidente Lech Kaczynski, il capo di stato maggiore e il governatore della banca centrale, il viceministro degli Esteri e altri tredici ministri, l'ex presidente Ryszard Kaczorowski e alcuni deputati, il candidato conservatore alle prossime presidenziali e il vescovo cappellano dell'esercito. Erano in 88 della delegazione e 8 dell’equipaggio, tutti sullo stesso aereo che stava atterrando sul suolo russo. Perché mi ha colpito, commosso? Ma lacrime strane, come estranee: non quelle del patriottismo italiano o snobismo occidentale (è brutto ma lo scrivo: sono lacrime diverse quelle del terremoto d’Abruzzo rispetto a quello di Haiti, sono emozioni diverse quelle attese dopo gli attentati di New York, Madrid e Londra rispetto a quelli possibili e perduri in Sud America). Perché? Perché per la Polonia è accaduto altro ancora, inedito? Una tragedia aerea è sempre un “che cosa” interessante, una foresta nebbiosa è sempre un “dove” inquietante. Il “chi” si è saputo in un attimo, un battito e il lutto, mentre il “perché” ancora no. Il “quando” è lo stesso inizio aprile del tanto temuto e taciuto massacro di Katyn del 1940. Rispondere alle cinque w non risponde alla mia domanda però: perché mi ha colpito, commosso e così? Ho cercato di parlarne con amici e nessuno è sembrato avvinto quanto me; ho provato a cercare delle analisi e nessuno è sembrato attratto quanto me. Perché? Non mi sono mai interessato alla Polonia, non sono mai stato a Varsavia o Cracovia. Non sapevo nulla di più di quanto non sapessero tutti dei flagelli del Novecento e dei gemelli di questo momento. La mia emozione credo sia tutta dovuta all’irrealtà di questa realtà. Non quella urlata che mi fa esclamare “ma perché sono andati tutti con lo stesso aereo?”, ma l’irrealtà intima che mi fa sussurrare cose senza senso e che mi fa, ancora più intimamente, pensare a un romanzo: che tutto sia letteratura. La Polonia con la sua storia si presta a questa protesta: è tutto irreale, letterale? Le sue spartizioni e le sue sottomissioni, le indipendenze e le insurrezioni, le guerre mondiali e i regimi comunisti, per non parlare di Wojtyla. Tutto ciò è l’accaduto, il “successo” del tempo complesso. Per l’Italia o per la Francia e l’Inghilterra (nazioni da sempre, fuori e dentro noi) si chiamerebbe, se non “nostra vita”, comunque “nostra storia”, per la Polonia (certo meno di Haiti e Cile per esempio) non è né vita né storia: forse un libro. Ho trovato la via di mezzo tra le lacrime partecipi, preziose e personali delle nostre storie e le lacrime languide, leziose e lontane delle altrui storie: sono quelle del lettore? Ecco perché quando ho letto, con le cuffie alle orecchie e le gocce agli occhi, della Polonia mi sono commosso: stavo leggendo un libro. Non una storia lontana mari e monti, ma nemmeno la storia dei miei luoghi; solo un libro. L’irrealtà di certa realtà. Credo sia sbagliato e squallido tutto questo, forse anche cercare di capirci qualcosa, del resto. Forse no. Con sincerità.
Alessandro Ferraro

31 ottobre 2009

Il giornalismo in Russia

GIORNALISMO E COMUNICAZIONE NELLA RUSSIA DI OGGI
Dalla carta stampata ai nuovi media

Giovedì 5 novembre 2009
Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Politiche
Milano, Via Conservatorio, 7 (Sala Lauree)

Il convegno è organizzato dall' Istituto Lombardo di Storia Contemporanea e da MEMORIAL-Italia.


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