Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 aprile 2009

In libreria

Vito Zagarrio
L’immagine del fascismo. La re-visione del cinema e dei media nel regime
Roma, Bulzoni, 2009, 292 p.


descrizione in quarta di copertina
Il volume affronta un problema attualissimo come quello del dibattito su intellettuali, cultura, mass media, cinema durante il fascismo. Un dibattito che percorre a volte drammaticamente gli ultimi decenni e che esplode ogni volta con un pretesto legato alla polemica ideologica: le celebrazioni della Liberazione, la ricorrenza delle leggi razziali, la vittoria di Berlusconi o quella di Alemanno, l’ultimo film di Pupi Avati o quello di Spike Lee, sono tutti pretesti per un complessivo “revisionismo” della cultura fascista. Ne sono prova un gettonato libro sulla generazione dei “redenti”, o i volumi sui giovani “repubblichini”, con conseguente rivisitazione della Resistenza. Ma ne sono prova anche i tanti programmi televisivi, i film italiani e tedeschi sui rispettivi passati scomodi, le tante fiction che recuperano sul piano umano Hitler o Speer, Ciano o Claretta Petacci, sino al recente film Sangue pazzo sulla “coppia maledetta” Ferida-Valenti. Il libro ricostruisce dunque, per la prima volta in maniera sistematica, il dibattito su fascismo, cultura e cinema dagli anni Settanta ai Duemila, e interviene sul modo in cui i mass media rappresentano il fascismo (nel cinema, nella televisione, nella stampa). Il cuore del libro è dedicato alla politica culturale in campo cinematografico e in particolare all''intervento del regime sull’industria del film negli anni Trenta, ma vengono presi in esame anche alcuni importanti casi di studio tra i film “fascisti”: analisi testuali sono dedicate ai film di Blasetti, al De Sica regista durante il fascismo, al Camerini regista della “modernità”; nozione ambigua su cui il volume riflette teoricamente, insieme al motivo costante del “doppio”. Altri tagli complementari sono quelli della storia orale, con una appendice di interviste inedite ai collaboratori della rivista «Primato» di Bottai, e un’intervista – inedita nella versione originale qui proposta – a Pietro Ingrao.
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