Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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13 febbraio 2011

Dal giornale al blog: quando l’evoluzione porta alla dispersione


La crisi del giornalismo classico, la subordinazione dell’informazione allo spettacolo, l’assenza di introiti pubblicitari, l’avvento delle integrated newsroom, il citizen journalism, il dilagante fenomeno dei blog. Sono queste alcune delle tematiche affrontate da Paolo Costa all’interno del proprio testo, La notizia smarrita.Modelli di giornalismo in trasformazione e cultura digitale.
In una società come quella odierna, contraddistinta da una costante evoluzione tecnologica, è credenza comune che lo straripante impatto dei nuovi media, in primis il web, rappresentino la causa primaria della crisi del giornalismo su carta stampata. In realtà, il problema, come sottolinea Costa, risiede altrove, in quello che è un processo di cannibalizzazione ad opera della televisione. Un dominio incontrastato del mezzo televisivo che sviluppa un tipo di informazione diversa, l’infotainment, in cui le notizie si fondono con l’intrattenimento, in un inscindibile continuum. La notizia finisce così per essere inghiottita dalle logiche televisive che subordinano l’informazione alla spettacolarizzazione. Il piccolo schermo crea una realtà verosimile che, secondo Costa, viene assorbita pedissequamente dal singolo, presa per buona nella propria totalità. Questo comportamento errato dell’individuo porta ad una omogeneizzazione del pensiero, spesso costruita su basi aleatorie e superficiali, tipiche del mezzo televisivo.
Un processo in cui la notizia tende a perdere la propria importanza, ad eclissarsi, a divenire mero contorno alla programmazione, all’interno di un sistema che rivela, in maniera sempre più forte, la propria dipendenza dal guadagno, dal ricavo pubblicitario e dall’audience.
Si sviluppa così una crisi del giornalismo su carta stampata che trova nel costante calo delle inserzioni pubblicitarie una delle sue più drammatiche conseguenze. I dati presentati da Costa sono sintomatici di una crisi che sembra ormai essere giunta ad un punto di non ritorno. Un fenomeno che ha condotto, e sta conducendo, ad una vera e propria gara per la sopravvivenza mediatica, nella quale va avanti il più forte, il più ricco. Un processo di selezione naturale che ha pesanti ripercussioni sulla struttura stessa dei media. Ad avere la peggio sono inevitabilmente i giornalisti, che spesso finiscono a lavorare in condizioni di precariato, con contratti a termine o collaborazioni occasionali, che li rendono vulnerabili, li pongono in una situazione nella quale risultano facilmente manipolabili, giacché, proprio a causa del proprio status lavorativo, rischiano di finire assoggettati alle logiche di potere.
In questo contesto di crisi profonda per il giornalismo tradizionale si è giunti alla creazione delle integrated newsroom, redazioni unificate nelle quali la notizia viene elaborata contemporaneamente su più media. Un fenomeno spesso criticato, perché subordina la qualità del prodotto alla tempestività. All’interno di questa logica risulta più importante arrivare per primi, con la possibilità di fare uno scoop, piuttosto che arrivare bene al lettore, col rischio di essere superati dai propri competitor. Il lavoro di copy editing scompare gradualmente o, perlomeno, viene posposto all’interno di un processo che mira principalmente a catturare il lettore e, soltanto in secondo luogo, alla qualità dei contenuti.
All’interno di questo panorama frammentato emerge una nuova realtà che, come sottolinea lo stesso Costa, porta ad una riconfigurazione del concetto stesso di giornalista: è il caso del citizen journalism, la nuova frontiera dell’informazione. Un giornalismo che si pone come verità alternativa. Il lettore diventa soggetto attivo nel processo di confezionamento della notizia. La sua visione, pura ed estranea dalle logiche insite al mondo giornalistico, lo rende più attendibile rispetto al giornalista professionista, offrendo così una visione della realtà esente da distorsioni o manipolazioni. Il cittadino diventa così protagonista nel processo di gatekeeping. In realtà, Costa evidenzia come si realizzi proprio il meccanismo inverso, in quanto il citizen journalist, a causa della mancanza d’esperienza, tende inevitabilmente a seguire l’istinto nel processo di selezione delle notizie e, quindi, a non agire in maniera obiettiva.
In questo percorso evolutivo la tappa finale, l’estrema sintesi, è rappresentata dal mondo dei blog, pseudo-realtà che portano ad un ripensamento non soltanto del concetto di giornalista ma anche, e soprattutto, del concetto stesso di notizia. In questo continuo ipertesto, in cui le realtà si rivelano continuamente comunicanti tra loro, quello che emerge è il carattere frammentario della notizia, spesso decontestualizzata e inattendibile. L’assenza di questi due elementi porta ad una distorsione della notizia e fa perdere all’individuo le proprie, ormai residue, certezze di fronte all’immensità del mondo virtuale.
La riflessione di Costa si snoda in maniera semplice e chiara. Emerge, soprattutto, il problema della cattiva informazione, legata alla manipolazione delle notizie, all’alterazione dei contenuti che, spesso, vengono filtrati per seguire le logiche di potere politico-economiche.
La soluzione sta nell’andare oltre la superficie, nel cercare di documentarsi il più possibile e nel riuscire a discernere, con spirito critico, il vero dal falso. Soltanto attraverso un’analisi critica dei contenuti si può arrivare ad una buona interpretazione della realtà, al fine di ritrovare la notizia smarrita.
Giovanni Larosa

Paolo Costa
La notizia smarrita
Modelli di giornalismo in trasformazione e cultura digitale

Torino, Giappichelli Editore, 2010, 224 p.

*link al blog Grande Globo di Paolo Costa, autore del libro.

http://www.paolocosta.net/
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