Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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17 giugno 2012

Il Mediamondo di Quomedia

 
La rivista online "Quomedia. La convergenza della comunicazione" allarga il suo campo di riflessione all’intera categoria della comunicazione, proponendo brevi news anche sugli sviluppi più recenti della tecnologia (nuove versioni dei supporti elettronici, tablet, personal computer, cellulari), sulla situazione di mercato e sul business delle aziende più promettenti a livello globale e sugli attuali trend multimediali e sociali. Tali argomenti sono suddivisi in quattro settori: business e mercato, editoria e tlc, video e tv e internet e stampa.
Molto simili a lanci di agenzia, le notizie fornite dal sito interessano tutto il mondo della convergenza mediale, spaziando dal cartaceo alla televisione e a internet e soffermandosi perlopiù sulle possibilità di “unione” di queste diverse realtà tecnologiche per mezzo di programmi e contenuti distribuibili per più canali. Ed è così che il gossip si sposta dai classici rotocalchi ai social network (ad esempio, il confronto fra la quantità followers su Twitter di una e dell’altra celebrità), la cronaca si sofferma sulla pericolosità di hacker, pirati e criminali informatici, le nuove realtà editoriali prediligono immediatamente il web e i reality show puntano sempre di più sui feedback, sulle risposte immediate dei “surfers” virtuali nei confronti di un concorrente o della decisione della casa produttrice.
 Quomedia riserva particolare attenzione ai casi internazionali, puntando sulle singole vicende o sui singoli personaggi e analizzando il trend delle principali imprese editoriali globali, il corretto o errato sfruttamento della maggior parte dei media disponibili e il veicolamento delle news e delle views attraverso quest’ultimi, il valore commerciale dei più famosi brand tecnologico-informatici e le loro scelte di business, il rapporto fra politica e multimedialità, lo sviluppo del digital marketing, la programmazione delle emittenti televisive studiata in relazione alla multicanalità in Rete, l’approdo in Borsa dei social network, la rapida ascesa dell’e-book e la nascita di nuovi volti dello spettacolo grazie al web e alla condivisione virtuale.
Numerose sono stati gli articoli scelti dal sottoscritto, il quale ha ravvisato la semplicità e l’immediatezza di lettura e comprensione delle notizie riportate dal sito. Vorrei citare, ad esempio, alcune stime sulla diffusione del giornalismo online nei paesi in via di sviluppo (Africa in primis) e dei social network nell’ “invalicabile” Cina della censura e della repressione, le responsabilità penali di YouTube in territorio tedesco, la quotazione a Wall Street di Facebook (sull’indice Nasdaq e con il simbolo Fb), la classifica sulla fruizione dei browser (segnalando in particolar modo la rimonta di Internet Explorer su Firefox e Google Chrome) e alcuni dati sul tempo adoperato dagli utenti dei social network. Segnalo, infine, due casi eclatanti di licenziamento e arresto causati dal “cinguettio” di Twitter (appunto, il “tweet”), rispettivamente al giornalista sportivo francese Pierre Salviac, reo di aver ingiuriato la premiere dame Valerie Trierweiler, compagna del neo eletto presidente François Hollande, e a Nabeel Rajab, manifestante e direttore del Centro per i diritti umani. Queste ultime due vicende sono state evidenziate da Quomedia come esempi dell’ormai enorme potenziale del web partecipativo in quanto co-costruttore dell’opinione pubblica, strumento di condivisione di idee e pensieri nella flessibilità e nell’immediatezza spazio-temporale e artefice di un nuovo modo di “fare” politica che presto potrebbe addirittura surclassare i tradizionali e forse un po’ superati paradigmi della leadership e della massa informe e indistinta, segno di una democrazia che, grazie alla straordinarietà dei new media, può sognare una vera e propria utopia globalizzata.
Paolo Giorcelli

*link al sito di Quomedia

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