Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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13 febbraio 2015

Il tempo del New Journalism

La necessità è la madre dell'invenzione». Si apre con questa citazione del biologo premio Pulitzer Jared Diamond, il libro sui cambiamenti dei media di Marco Pratellesi, «New journalism: dalla crisi della stampa al giornalismo di tutti», edito da Bruno Mondadori. L'autore, docente alla Scuola di giornalismo «Walter Tobagi» di Milano e responsabile dei siti del Gruppo Espresso, può essere considerato uno dei massimi conoscitori degli eventi che hanno segnato il modo di fare giornalismo nel mondo.
NECESSITÀ E INVENZIONE - Necessità e invenzione. Due termini chiave che guidano il lettore all'interno della guida di Pratellesi. La necessità di cambiamento di un settore in continua evoluzione come la comunicazione ha portato a nuovi scenari che hanno condizionato in maniera irreversibile il lavoro del giornalista. Pratellesi lo sa bene, perché insieme a Marco Bardazzi (ora firma de La Stampa), ideò nel 1997 Reality Magazine, piattaforma definita dall'Ansa una «palestra del giornalismo web». Una piccola stanza, due computer collegati via modem e una piattaforma fornita da un amico provider. Tanto è bastato, insieme a una ingente dose di intuizione, per portare Reality Magazine a essere uno dei primissimi punti di riferimento dell'informazione online. Questa esperienza ha permesso a Pratellesi di portarsi avanti di quasi dieci d'anni rispetto ai loro colleghi. Quei colleghi che li prendevano di mira nella redazione de La Nazione, nei primi tempi di lavoro dell'edizione online: «Ma che fate tutto il giorno in quella stanza a giocare con i computer?». Di lì a poco, scrive l'autore, «anche i colleghi della carta cominciarono a capire cosa stavamo facendo».
GIORNALISMO A 360 GRADI - Il testo di Pratellesi è una testimonianza imprescindibile per chi si vuole avvicinare al mondo del giornalismo. E quindi a quello dei new media. Già, perché come sostiene l'autore, chi vuole fare questo lavoro non può permettersi di limitare le proprie capacità a un solo campo. Pc, taccuino, registratore e videocamera: il giornalista del ventunesimo secolo deve saper interagire a 360° con tutti i canali di comunicazione. Questo è il nuovo giornalismo, questo è il mondo di internet: una realtà in continuo aggiornamento e che non si ferma mai. Pratellesi, con una scrittura chiara e un piglio coinvolgente, sa condurre l'aspirante giornalista verso i passaggi chiave che hanno segnato gli ultimi anni dell'informazione. Dal sexgate di Clinton che nel 1998 diede prova delle potenzialità della rete e dell'immediata diffusione delle notizie, ai problemi di chi, come le testate cartacee, ha dovuto contenere l'onda d'urto del giornalismo online, del giornalismo di tutti. Come il Guardian che, dal giugno 2006, ha intrapreso la politica del «web first»: scrivere prima per la rete e poi per la carta. Pratellesi riporta le parole di Alan Rusbridger, direttore del giornale inglese: «Se non capiamo che siamo in competizione con avversari che possono anticiparci di 12, 18 o anche 24 ore sulle notizie, diventeremo inutili».
SOCIAL E CRISI - New media vuol dire social network, vuol dire Twitter. Un terreno in cui lo stesso Pratellesi si muove con naturalezza: il suo profilo (https://twitter.com/marcoprat), che fornisce notizie e utili approfondimenti, conta più di 12 mila follower. Twitter è una fonte continua d'informazione da cui attingere (ma con una attenta selezione delle fonti) e un megafono dato in mano agli utenti, sempre più protagonisti e produttori delle notizie. New media vuole dire crisi della stampa, che si è dovuta adeguare all'approdo su internet (con buona pace dei dinosauri del giornalismo). Di qui nascono le annose questioni che hanno tormentato e tormentano le principali testate mondiali: le notizie su internet si mettono a pagamento o «free»? Pratellesi snocciola una serie di esempi pratici, come gli abbonamenti del New York Times o il modello Axel Springer, editore di quotidiani come Die Welt e Bild, che ha puntato tutto sulla rete: «la nostra finalità non è stampare carta, è comunicare». Spunti di riflessione sul mondo del giornalismo che si possono trovare anche sul blog di  Pratellesi, Mediablog (http://pratellesi.blogautore.espresso.repubblica.it/).
UN BUON MOMENTO - Storia dei nuovi media ma anche consigli pratici a chi si sta avvicinando al vorticoso mondo dell'informazione online: come usare Twitter, i blog o, più di tutto, «farsi trovare». Pubblicato dodici anni fa e riaggiornato nel 2008 e 2013, il manuale di Pratellesi può considerarsi già superato dal costante fermento dei new media. Ma, giunto alla terza ristampa, rimane un caposaldo fondamentale che sa fornire un quadro generale dell'evoluzione degli strumenti ormai imprescindibili per un giornalista. Con un consiglio che, in fondo, può incoraggiare chi si affaccia al mondo del giornalismo ai tempi della crisi. Scrive Pratellesi: «La crisi dell'editoria coincide con l'epoca di massima abbondanza di giornalismo. Nonostante il pessimismo che si respira nelle aziende editoriali martoriate dai tagli, è ancora un buon momento per fare il giornalista».
Daniele Zanardi

Marco Pratellesi
New journalism: dalla crisi della stampa al giornalismo di tutti
 Bruno Mondadori, Milano, 2013, 237 pp. (terza edizione)

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