Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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14 dicembre 2015

Eserciti di carta: l'anomalia italiana

Il volume Eserciti di carta è, a mio parere, un lavoro esaustivo ed equilibrato, qualità, quest’ultima, assai difficilmente praticabile quando si entra nel merito di tematiche divisive quanto quelle delle quali si occupano gli autori di questo saggio.
Eserciti di carta tratta, infatti, uno degli argomenti più dibattuti - e più propensi a scaldare gli animi - emersi negli ultimi vent’anni di storia italiana: l’anomalia del panorama giornalistico-mediatico italiano dopo l’entrata in politica di Silvio Berlusconi.
Informazione e politica in Italia sono sempre state molto vicine (tesate apertamente militanti, lottizzazione della televisione pubblica, sovraesposizione di leader ed esponenti politici e via discorrendo sono fenomeni ben noti), ma non per questo, secondo gli autori, l’Italia ha costituito un’anomalia. Non esistono, in alcuna parte del mondo, mezzi d’informazione che non subiscano pressioni da parte di editori, poteri economici o altri gruppi di pressione. Prima della “discesa in campo” in Italia questa tendenza era soltanto più accentuata che nel resto dei paesi democratici.
L’entrata in politica di Silvio Berlusconi è un momento cruciale per il mondo della stampa e dei media nel nostro Paese, da allora le cose cambiano radicalmente e si può parlare di “anomalia italiana”.
L’anomalia, anzi, è duplice.
In primo luogo vi è un caso di conflitto di interessi macroscopico: il proprietario del più importante network televisivo commerciale (e nei fatti l’unico concorrente del servizio pubblico) è anche il leader di una delle due coalizioni che periodicamente si contendono il governo del paese. Inutile precisare che la gravità del conflitto di interessi è centuplicata quando la coalizione guidata da Berlusconi vince le elezioni ed egli assume il ruolo di Presidente del Consiglio. In tale posizione, infatti, Berlusconi si trova a poter disporre, in pratica, di cinque tra le sei reti televisive che costituiscono il duopolio italiano.
Benché questo aspetto dell’”anomalia italiana” sia analizzato con dovizia di particolari nel volume, Lloyd e Giugliano si concentrano però su un’altra caratteristica che contraddistingue il mondo dell’informazione del nostro Paese fin dalla discesa in campo: la divisione del mondo della stampa in due “eserciti”, come appunto recita il titolo, l’uno filoberlusconiano, l’altro a lui avverso.
Una certa dose di conflittualità politica all’interno del mondo della stampa in Italia è sempre esistita ed è stata anche forte: prendendo in esame il periodo a cui il libro fa brevi cenni nei primi capitoli tracciando un quadro storico, dal dopoguerra alla fine della Prima Repubblica gli esempi sono molteplici (i molti giornali di partito, la contrapposizione durante gli anni più duri della guerra fredda, i giornali militanti anche se non prettamente di partito come Repubblica e “Il Giornale” etc.); dal 1994, però, assistiamo ad una vera e propria ripartizione in due schieramenti. Questi due “eserciti” hanno come oggetto di contesa non un’ideologia o un programma, bensì una singola persona.
Ma come può un solo uomo attirare tanta venerazione e tanta avversione? Le ragioni sono molte.
Sicuramente molto ha contato il fatto che Berlusconi sia il proprietario di Mediaset, Mondadori e abbia influenza su più di un quotidiano, quindi il conflitto di interessi di cui si parlava in precedenza, palese affronto al pluralismo che dovrebbe essere pilastro di ogni democrazia. Come se non bastasse, anche il personaggio Berlusconi porta con sé più di un tratto della personalità e della biografia capaci di suscitare ammirazione ed indignazione.
Per quanto riguarda i suoi estimatori, essi sottolineano che il Cavaliere (oramai ex ma questo esula dal libro in oggetto!) è un self made man, un imprenditore, un uomo del fare, che ha portato la modernità della tv commerciale, non legato alla vecchia politica screditata (quest’ultima caratteristica - per altro non del tutto veritiera - ha fatto molto presa nei primi anni del suo percorso politico, iniziato quando ancora erano fumanti le macerie del sistema partitico della Prima Repubblica). L’elenco potrebbe continuare a lungo.
I suoi detrattori pongono l’accento sui molti punti oscuri della sua biografia (presunti rapporti con la mafia, molti guai giudiziari, contiguità al PSI di Craxi, appartenenza alla P2) e indignano non poco molte sue uscite alquanto infelici (Mussolini che mandava la gente “in vacanza”, l’europarlamentare Schultz paragonato ad un kapò nazista, gli attacchi contro istituzioni come la Magistratura e la Corte Costituzionale). Anche in questo caso, gli esempi si sprecano.
Questo panorama caratterizzato da un’altissima conflittualità conosce un’ulteriore radicalizzazione dello scontro a partire dal 2009.
Il 2009 è l’anno dei primi scandali sessuali che investono Berlusconi, allora Presidente del Consiglio (Noemi Letizia, le ragazze di Tarantini). I giornali dello schieramento antiberlusconiano (in particolare “Repubblica”) chiedono spiegazioni in merito a queste vicende, i giornali vicini al premier (“Il Giornale” in prima fila) creano nuovi scandali per infangare chi critica la sua disinvolta condotta sessuale. E’ un copione che si ripeterà negli anni successivi: il primo a pagare le critiche a Berlusconi è il direttore dell’”Avvenire” Boffo, poi tocca all’ex alleato Fini, al magistrato Ilda Boccassini, al leader di Sel Nichi Vendola.
Questa fase dello scontro segna anche un’altra novità quasi assoluta nel giornalismo italiano: la vita privata degli esponenti politici entra di prepotenza a far parte della battaglia politica (e di opinioni).
Riassunta a grandi linee la parabola del  giornalismo italiano durante l’era berlusconiana, merita ancora una volta sottolineare che il libro di Lloyd e Giugliano tratta questi argomenti altamente passibili di partigianeria con un equilibrio ammirabile!
A ciò si aggiungono un linguaggio scorrevole, ricchezza di fonti molto diverse ed interessanti - tra cui molte interviste condotte dagli autori a svariati esponenti del giornalismo italiano - e una trattazione esaustiva che non lascia nessun aspetto della tematica presa in esame poco approfondito o appena sorvolato.
Eserciti di carta” è un libro di 300 pagine denso ma leggibilissimo, che riesce a dare una panoramica d’insieme da una prospettiva non pregiudiziale di una lunga stagione che sicuramente ha mutato a fondo il giornalismo e più in generale il sistema dei media e il campo dell’opinione pubblica in italia.
Sara Piccardo



Ferdinando Giugliano - John Lloyd
Eserciti di carta. Come si fa informazione in Italia 
Feltrinelli Editore, Milano, 2013, 283 pp.

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