Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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03 aprile 2017

Il valore della scelta


In assenza di altri dibattiti, quello sull’informazione è sempre attuale. Così si evince dalla riflessione di Juan Carlos De Martin, illustre docente del Politecnico di Torino e dell’Harvard University, nell’articolo Democrazia e Verità, pubblicato il 6 gennaio 2017 su Repubblica.
Il racconto dei fatti si intreccia con la democrazia e la verità. Che a volte si completano. Molto più spesso si scontrano. Ed è subito guerra. Ignorare la battaglia in atto tra i media tradizionali e la Rete è pura ipocrisia. Come sempre accade, non vincerà nessuno. Non ci saranno palinsesti esenti dalla contaminazione del ricatto dell’audience. Così come non ci saranno quotidiani immuni da poteri politici. E nemmeno Reti completamente libere.
Soprattutto, l’informazione sarà sempre frutto dell’interpretazione del singolo o di un gruppo. Difficile, quindi, pensare di conoscere la verità assoluta dei fatti. Anche la più imparziale ricostruzione di un evento avrà il senso che qualcuno avrà ritenuto dovergli dare.
La verità, poi, ognuno se la costruisce come vuole. In base alle proprie convinzioni e aspirazioni. L’informazione al più stimola una riflessione, espone un ventaglio di opinioni, blandisce l’enunciazione di una teoria. L’informazione non pretende la verità. Spesso non la cerca nemmeno perché, trovandola, alienerebbe sé stessa. Cosa ne sarebbe dei telegiornali o dei quotidiani se fossero in grado di apparecchiaree sparecchiare ogni particolare dei fatti. Quale curiosità potremmo ancora avere nel conoscere ogni accadimento, ogni notizia, ogni sapere.
Sarebbe come vedere una fotografia: dopo che l’hai vista non puoi più immaginarla o descriverla senza mescolarla con una certa emozione, con quel poco di passione che in te ha resuscitato.Quella fotografia non sarà mai più la stessa. Sarà la tua interpretazione, il tuo sentimento. Di tutto meno che la realtà.
Informare non significa enunciare dei fatti. O delle false notizie, come spesso accade per attirare audience per la televisione, lettori per la stampa, navigatori per internet. Informare non è un fatto di mercato.Piuttosto è cercare di aiutare a comprendere, di esaminare ogni risvolto di quella situazione o di quel accadimento, di approfondire e ascoltare le opinioni di tutti per dare voce e pari opportunità ad ognuno. Essere completamente obiettivi e imparziali è difficile se non impossibile. Ma avvicinarsi ad esserlo, nel rispetto delle idee degli altri, è auspicabile.
Le notizie esistono di per sè. Non hanno bisogno di essere riferite. Necessitano di essere interpretate, capite, assimilate, rielaborate.Il fatto in sé non incuriosisce, non stupisce, non emoziona, non enfatizza nulla. È li. Giace immobile e austero. Si racconta da solo. Perfetto nella sua nudità. Non lo si può spiegare senza aggiungerci qualcosa. Senza darle un verso. Che, a volte, diventa quasi un ghigno. Non lo si può pubblicare senza incollarle un vezzo, magari un bel titolo,indossato come un vestito elegante.
L’obiettività e la serietà dell’informazione sono priorità inseguite da molti. Ma il traguardo si allontana ogni volta che lo si crede raggiunto. Un po' per dispetto, un po' per convenienza.
Sapere molto del mondo che ci circonda di certo aiuta, contestualizza la visione dei fatti. Però, non sempre arricchisce il nostro patrimonio culturale.E nemmeno le nostre opinioni. Troppa informazione equivale a nessuna informazione. Troppe verità annullano la realtà. Troppa democrazia nasconde il suo contrario.
L’equilibrio sta nel mezzo. Nell’onestà del comunicare senza pretendere di dire tutto, ma qualcosa di importante. Nella ricerca di uno stile adeguato piuttosto che nella rincorsa ad essere i primi a urlare una notizia. Nell’accettare un dialogo con molti e per molti.Soprattutto è necessario imparare a distinguere. Fondamentale è insegnare a scegliere.
Che sia informazione di tipo tradizionale o di tipo virtuale, l’importante è saperla riconoscere, smistare, dirigere. Per questo occorrerebbe una certa “educazione” all’informazione. Insegnare già in età scolare come leggere un quotidiano o come scegliere un sito di news o come ascoltare un telegiornale. Ci vorrebbe la volontà di accrescere la capacità di analisi, critica e risposta del pubblico. Comprese le fasce sociali più deboli. Compreso il diritto di espressione per tutti. 
Per migliorare la qualità della nostra vita è prioritario migliorare la qualità dei nostri pensieri. Sono i pensieri che gestiscono le azioni e non il contrario. Quindi, bisogna capire i fatti e tra essi saper scegliere e ricordare quelli che potranno esserci più utili. Approfondire le opinioni di tutti e saper scegliere quelle la cui memoria ci renderà uomini più consapevoli.
La scelta dei valori a cui credere e la loro democratica applicazione sono una verità che fatica a farsi strada. Specie nell’informazione. Cosìper informare ed essere informati bisogna prima saper scegliere. Non conoscere tutto, ma quello che ci serve. Non navigare in spazi infiniti, ma imparare ad orientarci nel nostro. Non cercare di plasmare le opinioni altrui, ma vedere di farcene una nostra.
Oggi, più che mai, è avere la possibilità di“scegliere” il vero valore. Che l’informazione ci aiuti.
                                                                                                          
                                                                                                                                  Anna Scavuzzo




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