Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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19 febbraio 2019

Le (nuove) parole dell’informazione

Se è vero, come diceva Baricco nel 1998, che ciò che rende speciali i grandi scrittori è la loro capacità di «nominare le cose», il libro Liberi di crederci. Informazione, internet e post-verità (Codice edizioni, Torino 2018, 15€) può a buon diritto essere considerato un libro speciale. Il saggio scritto a quattro mani da Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini, infatti, è una sorta di odierno dizionario dell’informazione, in grado di battezzare tutti i processi che caratterizzano la comunicazione contemporanea. Vi si ritrovano precise definizioni di termini ormai noti ai più, come fakenews, troll ed echo chamber, ma soprattutto vengono “nominati” e spiegati alcuni meccanismi per i quali fino a pochi mesi fa non esistevano nomi: newsfeed, backfire effect, webete, debunking, mysidebiase così via. 
Muovendo dalla delusione dell’aspettativa che l’avvento di internet potesse garantire «la nascita di un mondo aperto, che rendesse la conoscenza accessibile a tutti indiscriminatamente e portasse alla costituzione di una società finalmente globale e realmente interconnessa» (p. 11), gli autori analizzano le reali conseguenze che il web ha prodotto sulle tecniche della comunicazione: l’informazione è sempre più spesso affidata ai social network, dove gli utenti prendono il posto dei giornalisti, i post sostituiscono i giornali, i tweet si ergono a notizie. Il primo evidente effetto di questa tendenza è la disintermediazione, «cioè il venire meno della figura dell’intermediario» (p. 26), dell’esperto d’informazione, che poteva garantire la verità delle notizie e l’attendibilità delle fonti. Ne deriva non solo l’imprecisione delle informazioni, con la conseguente proliferazione di fake news, ma soprattutto la semplificazione delle notizie che conduce ad un’irrimediabile polarizzazione delle posizioni: per quanto delicata e complessa sia una questione, si assiste oggi alla radicalizzazione delle opinioni tipica delle ideologie forti. Vero o falso, buono o cattivo, bianco o nero, giusto o sbagliato: non esistono più vie di mezzo e soprattutto non esiste confronto, dialogo fra le fazioni. I dibattiti sui social media si riducono al muro contro muro, alla testarda difesa di una posizione estrema che si oppone ad un’altra posizione estrema, altrettanto difesa e supportata.
Quattrociocchi e Vicini non si limitano a descrivere questi processi con definizioni ed esempi tratti dai più recenti avvenimenti socio-politici, ma si impegnano ad elencare tutti i fattori che stanno alla base della cosiddetta post-truth, definita dall’Oxford Dictionary come «ciò che è relativo a, o che denota, circostanze nelle quali i fatti obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione rispetto agli appelli all’emotività e alle convinzioni personali». Tra questi fattori figurano in particolare alcuni bias cognitivi che svolgono un ruolo determinante «nella nostra capacità di informarci, nella formazione dell’opinione pubblica e nella propaganda» (p. 48); ad essi, si aggiunga la naturale tendenza al narcisismo che viene scatenata dai meccanismi dei social network anche negli individui meno vanitosi, e si avrà un quadro completo dell’informazione nell’epoca della post-verità.
Evitando di accanirsi acriticamente contro le moderne tecniche di comunicazione, ma tentando piuttosto di ricercarne le cause e di studiarne gli sviluppi, Liberi di crederci non è un banale libro di denuncia contro i social network, ma un’approfondita analisi delle nuove frontiere dell’informazionee delle relative problematiche, che arriva addirittura a fornire una “giustificazione” dell’apparente scomparsa di una verità oggettiva: «post-truth forse è solo l’emergere dell’essere umano nella sua più totale e profonda esigenza di emanciparsi dalla dipendenza dagli altri, dagli intermediari. Adesso che tutta la conoscenza dell’umanità è a portata di click, vogliamo esercitare il nostro diritto di scegliere liberamente [a cosa credere]» (p. 130).
Alessandro Rio


Walter Quattrociocchi e Antonella Vicini,
Liberi di crederci. Informazione, internet e post-verità
Codice edizioni, Torino 2018. 
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