Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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18 luglio 2019

Il cambiamento “normale” del giornalismo



Sergio Splendore è un docente di Communication Research e Sociologia della comunicazione all’Università degli Studi di Milano e visiting professor all’Ècole de Journalisme de Grenoble. Nel seguente libro si occupa di come cambia il mondo del giornalismo. Le nuove tecnologie hanno portato alla mutazione del modo di fare informazione e degli strumenti utilizzati. Tutto questo viene definito “ecologia dei media”. Ciò ha comportato un cambiamento anche nel lavoro del giornalista, che si distacca inevitabilmente dalle modalità “tradizionali”.
La trasformazione avviene soprattutto a partire dagli anni 2000. Infatti l’autore riporta come avvenimento divisorio, tra la “vecchia” tradizione e le nuove modalità, il discorso di R. Murdoch del 2005. Le parole dell’imprenditore americano vanno dritte al punto: i giornalisti inizialmente disprezzavano il web ma, furono costretti ad adeguarsi ed avvicinarsi alle nuove tecnologie quando tutto il mondo iniziò a farlo. Splendore vuole far capire, partendo da queste parole, come il “vecchio” mondo non esisteva più ma l’idea positiva del giornalismo digitale non fu immediata, almeno non ovunque.
Ma cosa cambia nel legame tra cittadino e mondo dell’informazione? Il ruolo del lettore assume un’importanza differente perché attraverso i social media può partecipare quando vuole e comunicare ciò che vuole. Chi legge non è passivo ma può intervenire, commentare, dando visioni differenti e spesso offrendo fonti al giornalista. Questo tipo di giornalismo è definito “partecipativo” perché il mondo del web, rispetto alla carta stampata, può essere interattivo. Il problema di tutto questo è che non si hanno limitazioni e non tutti quelli che scrivono online hanno un “filtro morale”.
Ruolo nuovo e fondamentale è quello dell’uso dei dati e di algoritmi. Questi servono al giornalista per distribuire al meglio le notizie e per garantirsi una diffusione massima dell’informazione. Tutto questo si denota come “indicizzazione” dei motori di ricerca.
Splendore evidenzia come il punto di forza del giornalismo online sia l’eliminazione dei limiti temporali e fisici per la scrittura di un articolo. Questa è la grande differenza tra la carta e lo schermo. La mancanza di barriere offre maggiori possibilità e un flusso di notizie continuo. Il lettore può essere sempre informato e il giornalista può sempre informare.
Innovazione dell’autore è la considerazione “normale” di questo processo Le sue riflessioni non esprimono nessun giudizio negativo tra ciò che è stato e ciò che è ma vengono unicamente esposte le differenze. Questa trasformazione è sinonimo di normalità e soprattutto di utilità.
Il libro si occupa del giornalismo italiano, spesso confrontandolo con quello anglosassone. In Italia i tratti distintivi, che si differenziano dal mondo inglese, sono sempre uguali: il legame con la politica, la mancanza di obiettività e la presenza invasiva del commento. Questo evidenzia che il cambiamento ha mutato il contenitore ma non la tradizione del contenuto. L’autore espone anche la difficile e lenta adozione delle nuove tecnologie da parte dei giornalisti italiani, che tuttora si trovano arretrati rispetto ad altri.
Splendore propone una riflessione positiva ed esaustiva dell’ambito del giornalismo che, come molti altri, è cambiato, stando al passo con i tempi. Il giornalismo muta e si trasforma ma non cessa la sua natura.
Alessia Lancini

Sergio Splendore 
Giornalismo ibrido. Come cambia la cultura giornalistica italiana 
Carocci, Roma, 2017, pp. 144.

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