Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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29 luglio 2008

Scenari del giornalismo italiano: "L'Unità"

Tommaso Labate

«L'Unità cambia e nessuno ci informa»
«Sinceramente non capisco perché l'Unità di Antonio Padellaro sia considerato un giornale che non va bene al punto da richiedere un cambio di direzione. A me nessuno, né dentro né fuori il Pd, ha mai detto cose del tipo "Dovremmo modificare un po' il quotidiano", oppure "Andiamo a prendere un caffè e affrontiamo il tema del rinnovamento dell'Unità ". Niente: a nessuno è venuto in mente di avvisarci dei cambiamenti in vista. Eppure penso che anche a Padellaro avrebbe fatto piacere una discussione del genere...».Parlando con il Riformista , Furio Colombo affronta per la prima volta il tema dell'imminente cambio della guardia alla guida dell'Unità. Antonio Padellaro lascia, Concita De Gregorio arriva.L'ex direttore del quotidiano fondato da Gramsci, prima di esprimersi, fa una sola premessa: «Dirò quello che penso senza problemi. Spero soltanto che quest'intervista non esca con un titolo tipo "Colombo: adesso basta, me ne vado"...».
Andiamo con ordine. Colombo, secondo lei all' Unità serviva un cambio di direzione? 
«Non confondiamo i ruoli. La risposta a questa domanda spetta al nuovo azionista di maggioranza, non a me». 
Cambiamo domanda allora. Lei è contento dei cambiamenti in vista all' Unità? 
«Chi lavora con così tanta passione a un quotidiano ha l'impressione che quel giornale sia buono. Parlo di me ma penso anche a Marco Travaglio, Moni Ovadia, Maurizio Chierici, Rosetta Loy... Per carità, nei giornali c'è sempre qualcosa da cambiare. Ma questo non vuol dire che dobbiamo buttare via tutto quello che c'è. Altrimenti l'avremmo già fatto noi, non crede?»
La sua sembra una difesa a spada tratta di Padellaro. 
«Anni fa, quando i rapporti con la precedente proprietà erano molto tesi, la mia battaglia non era finalizzata a difendere me stesso ma a garantire Padellaro come mio successore. La nostra stima nei confronti di Antonio è immutata». 
Forse dopo qualche anno serviva un ricambio, non trova? 
«Riceviamo un sacco di e-mail di gradimento e le vendite vanno molto bene». 
Resta il fatto che si cambierà. 
«Io non voglio parlare di questo. Sarebbe come stare al capezzale di qualcuno che non è ancora morto». 
Come si spiega però le proteste della redazione dopo l'intervista di Concita De Gregorio a Prima comunicazione ? 
«Erano un atto dovuto. Comunque io credo che la De Gregorio sia stata usata. Non credo fosse sua intenzione dire quelle cose del giornale. È una brava giornalista, caduta nella trappola di chi voleva parlare male dell'Unità . Prima comunicazione è un giornale di pubblicitari. E i pubblicitari rappresentano le grandi braccia di Berlusconi e del berlusconismo. Non a caso sono anni che quel giornale attacca gratuitamente l'Unità ».
Sembra indignato, Colombo. O sbaglio? 
«Più che indignato resto a bocca aperta quando sento e leggo che alcuni ex direttori dell'Unità danno dei giudizi tremendi su Padellaro e sul sottoscritto. Ma di che cosa parlano? Alcuni di loro obbedivano ciecamente al partito mentre a noi è toccato far resuscitare un giornale morto. Lo sa che cos'era l'Unità quando siamo arrivati? Stanze deserte e piene di cartacce. Noi l'abbiamo fatto rinascere, quel giornale, con pazienza e umiltà».
Si riferisce alle opinioni di molti ex direttori (raccolte dal Corsera ) sulle critiche che Padellaro ha rivolto al Quirinale? 
«Mi stupisce che tutti si siano messi in corsa per dare torto a Padellaro. C'è Reichlin, che comunque scrive ancora per l'Unità ... Non credo poi che Petruccioli volesse essere severo con noi, d'altronde non lo è nemmeno con l'azienda che guida. E poi Caldarola, che è stato poco affettuoso. Poco male, quando noi difendiamo i diritti civili lo facciamo anche perché Caldarola possa dire la sua come meglio crede».
Arriviamo al dunque: lei rimarrà all' Unità anche dopo il cambio della direzione? 
«Ancora non è avvenuto nulla per cui non ho alcuna ragione di fare annunci. Io per ora mi trovo bene con Travaglio, Ovadia, Chierici, Loy e molti altri ancora... Attraverserò quel ponte quando ci saremo arrivati. Non mi pare giusto dare giudizi sull'Unità "di Concita De Gregorio" visto che non so come sarà. Comunque sia, l'ho letta e apprezzata per i suoi articoli su Repubblica . Mi sembra un'ottima giornalista. Non la conoscevo di persona finché non l'ho vista alla presentazione di un libro, tempo fa...».
Ma lei come ha saputo dell'ipotesi di cambiare direttore al quotidiano? 
«Tempo fa Veltroni ha detto al Corriere della sera che sarebbe stata una buona idea avere un direttore donna. Giustissimo, in teoria. Ma quando Berlusconi ha ripetuto che "in teoria" il dottor Letta sarebbe stato un ottimo presidente della Repubblica, noi abbiamo risposto che un capo dello Stato c'era già, Giorgio Napolitano. La stessa cosa vale, anche se in piccolo, anche per l'Unità . Che un direttore ce l'aveva già, Antonio Padellaro».
Che vuol dire, onorevole? Nessuno l'aveva avvertita in anticipo dei grandi cambiamenti? 
«Spesso, purtroppo, il Pd ha una curiosa vocazione verticale. Quello che succede all'ultimo piano non viene fatto sapere a chi sta al piano terra. Ripeto: a me nessuno, né dentro né fuori il Pd, aveva mai detto cose del tipo "Dovremmo modificare un po' il quotidiano", oppure "Andiamo a prendere un caffè e affrontiamo il tema del rinnovamento dell'Unità ". Niente. Poi ho scoperto che c'era addirittura da cambiare il direttore. Quando i vecchi Ds erano irritati nei confronti del giornale che dirigevo, pensavo che ci fosse qualcosa in loro che io, che non sono mai stato dei Ds, non capivo. Il Pd però lo conosco. Eppure...».
Scusi, non potrebbe essere stata una scelta autonoma del nuovo editore? 
«Prendiamo per buona questa sua ipotesi. Ma anche qui c'è un problema. Io so che Soru è un imprenditore di successo ed è il governatore della Sardegna. Immagino che, quando prende le sue decisioni, si confronti con i suoi collaboratori. Altrimenti non avrebbe avuto tanto successo, no? Eppure questa volta non l'ha fatto. Per lo meno, io non ne sapevo niente».
In ogni caso cambiare direttore è una scelta legittima di ogni editore, non trova? 
«Certo che lo è. Solo che sarebbe stato bello parlarne tutti insieme. Credo che anche Padellaro avrebbe trovato divertente un dibattito del genere. Ecco perché in tutta questa storia ci metto un elemento di nostalgia. La nostalgia di cui parlava Monica Vitti nell'Eclissi : la speranza di qualcosa che non è accaduto».
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*segnalato da C.P.

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