Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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19 dicembre 2008

Conseguenze della fusione Iride Enia

Alla fine l’accordo è stato concluso e vi è stata la fusione di Iride ed Enia, con l’esclusione all’ultimo momento della bolognese Hera.
Il piano prevede, in primo luogo, “una completa integrazione industriale e societaria di grande valenza strategica, per complementarietà dei business” dei due gruppi e le municipalità coinvolte nel progetto hanno sottolineato, in una nota congiunta, che “i manager delle due società hanno elaborato un progetto industriale e societario che porterà, in primo luogo, all’aggregazione delle due utility, lasciando aperte le porte ad ulteriori partner”. Aprendosi la possibilità per l’ingresso, in un secondo momento, di altri attori non viene assicurata la permanenza della maggioranza pubblica; nello stesso articolo 9 del nuovo statuto si afferma che “Il capitale sociale della società deve essere detenuto in misura rilevante da enti pubblici” senza però specificarne la quota; lo statuto pre- fusione prevedeva che i Comuni di Genova e Torino non potessero detenere meno del 51% del capitale sociale e in tal modo i cittadini avevano assicurata la maggioranza, quindi la loro possibilità di far valere le proprie opinioni. Ovviamente, questa fusione ha l’obiettivo di creare maggior guadagno per gli azionisti. In tutto questo non credo vi sia nulla di sbagliato, sarebbe profondamente utopistico (e ai limiti dello sciocco) rimanere scandalizzati dal fatto che il primo obiettivo che si cerca di perseguire sia il guadagno. Questa fusione però implica grandi cambiamenti soprattutto riguardo la gestione dell’acqua e dei rifiuti.

ACQUA. Vi è indubbiamente la necessità di una corretta gestione del ciclo integrato dell’acqua però questa deve essere una gestione pubblica, sotto il controllo di Enti di Diritto Pubblico, nelle quali siano i cittadini a detenere le quote di maggioranza e che non siano sottoposte alla logica commerciale e del business.
Il caso di Veolia (con l’aumento delle bollette del 300% ) e di Parigi (il 24 novembre 2008 ha votato per una ripubblicizzazione dell’acqua a seguito dell’esperimento di privatizzazione) credo siano precedenti da tenere bene a mente; infatti il primo probabile risultato di questa privatizzazione sarebbe proprio l’aumento dei costi dei servizi, quindi,delle bollette.

RIFIUTI. Con la fusione Iride- Enia si vorrebbe includere anche la gestione dei rifiuti tra le competenze della nuova società (vorrei sottolineare che a Genova, città tra le più coinvolte da questa fusione, la gestione dei rifiuti era al 100% in mano al Comune).
Il presidente di Enia, Andrea Allodi, ha dichiarato che “il 40 % dei rifiuti di Parma (altra città coinvolta nella fusione) finisce in Emilia, il 40% a Reggio Emilia e il resto in altre Regioni”. Per evitare questi costi dal 2012 a Parma sarà attivo un inceneritore che garantirà al Comune una tantum di 900 000 euro sborsati da Enia per la costruzione della struttura sul territorio comunale.
Tutto ciò equivale a dire che 900mila euro una tantum valgono più della salute dei cittadini non solo di Parma ma dell’intera Regione e ben oltre questi confini.
I cosiddetti termovalorizzatori (nelle normative europee e italiane di riferimento sono semplicemente detti inceneritori) attualmente attivi in Italia sono già 50 di cui due senza alcun recupero di energia (uno in Toscana e uno in Sicilia). Nell’ Italia settentrionale sono presenti soprattutto piccoli impianti a scarso livello tecnologico con basso rendimento ed anche impianti ristrutturati e “adeguati” recentemente presentano talvolta livelli di emissioni fuori norma: è il caso, tra i vari, dell’inceneritore di Terni che nel gennaio 2008 è stato posto sotto sequestro perché i gestori (società ASM) avrebbero nascosto emissioni gassose e nelle acque pesantemente fuori norma e sarebbero persino stati bruciati materiali radioattivi di origine ospedaliera; un altro “celebre” caso è quello dell’inceneritore di Brescia, dichiarato il migliore impianto del mondo, che nonostante questa “illustre” qualifica ha violato due direttive europee e subito una condanna da parte dell’Unione Europea.
Il punto centrale è che questa fusione rischia di mutuare una serie di altre azioni (le cosiddette Iniziative di Sviluppo) con effetti devastanti dal punto di vista economico, ambientale e della salute pubblica.

Giorgia Notari

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