Per capire i problemi odierni di questo paese non si può ignorare la sua storia. Ceylon è stata dal 1505 prima colonia portoghese poi olandese e infine inglese; dal 1815 proprio l’Inghilterra qui inizia a coltivare tè e caffè, importando manodopera indiana a nord e est dove si sviluppa la minoranza Tamil, di fede induista, mentre la maggioranza del paese è di fede buddista. I rapporti tra Tamil (dell'India e dello Sri Lanka) e singalesi sono sempre stati complessi, talvolta pacifici, talvolta bellici, con invasioni in entrambe le direzioni e fusioni tra i due popoli.
Nel 2002 vi è stato un accordo di “cessate il fuoco” tra governo e ribelli ma, nonostante i mediatori di pace norvegesi, esso è stato violato da entrambe le che avevano però accettato per la prima volta di scambiare prigionieri di guerra; è stato il momento di maggiore vicinanza del paese di sempre ad un accordo di pace duraturo. Tuttavia le “tigri” hanno rotto i negoziati e nonostante la situazione di enorme difficoltà creata dallo tsunami del 2004, gli scontri tra le Tigri Tamil ed i militari non sono cessati, e stanno continuando anche oggi, dopo essere già costati 70.000 vite.
Nel 2005 Mahinda Rajapaksa è diventato presidente, ha escluso l’autonomia per i Tamil nel nord-est e ha promesso di rivedere il processo di pace e così nel 2006 è ripresa la guerra; nel 2009 l’esercito singalese ha conquistato le principali basi tamil e il maggiore ospedale nel territorio dei ribelli è stato colpito dalle bombe-grappolo (cluster bombs) causando la morte di 52 civili, in violazione delle leggi umanitarie, anche perché avvenuto quando l'esercito aveva comunicato la vicina liberazione di migliaia di persone rimaste intrappolate dalla ripresa dei combattimenti da parte delle Tigri Tamil dopo la fine di una tregua di 48 ore dichiarata dal governo. Governo e ribelli hanno ricevuto molte pressioni per dichiarare una tregua che permetterebbe ai feriti di essere evacuati dalla zona di guerra nel nord est e agli aiuti umanitari di intervenire; tuttavia il governo ha escluso ogni tregua e ha promesso di sconfiggere i ribelli. L’ultimo tragico fatto è il bombardamento di un ospedale la scorsa settimana (maggio 2009), ennesima dimostrazione della guerra senza regole attuata dalle due parti che, peraltro, si sono rimbalzate la responsabilità dell’accaduto accusandosi a vicenda.
Si registrano gravi violazioni dei diritti umani da entrambe le parti del conflitto, regolarmente accusate di evidenti abusi dei diritti umani da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch. Tuttavia questo non è un conflitto tra due stati con propri governi ufficialmente riconosciuti e quindi vi è un problema di interpretazione del diritto internazionale in quanto non si può parlare in questo caso di occupazione coloniale, ma di un conflitto interno non-internazionale che è quindi disciplinato dal diritto umanitario ma anche dalla tutela internazionale. La situazione è dovuta anche ad un altro grande problema che il diritto internazionale sembra ancora ben lontano dal risolvere, cioè quello legato al concetto di sovranità perché il diritto internazionale è definito come il diritto della comunità internazionale che riconosce la sovranità degli stati; ciò vuol dire che esso interviene solamente laddove la sovranità del singolo stato non riesce a porre rimedio ai propri problemi; da qui l’ovvia difficoltà di applicazione degli standard dei diritti internazionali, perché la comunità internazionale non può, come in questo caso, intervenire in quelle che sono (dato che non si tratta di conflitto internazionale) vicende nazionali interne, ma non può neanche ignorare le migliaia di morti che esse stanno generando. Lo Sri Lanka ha firmato le Convenzioni di Ginevra tuttavia, come molti altri paesi, rispetta le loro disposizioni ma solo volontariamente, non ritenendosi obbligato in alcun modo; ciò rappresenta un “cortocircuito” del sistema del diritto internazionale in quanto se non si è obbligati a rispettare delle regole, le sanzioni derivanti dalla loro non osservanza non hanno alcun valore vincolante, ma solo morale.
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