Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 giugno 2009

In libreria

Giacomo Tartaglia
Un secolo di giornalismo italiano. Storia della Federazione nazionale della stampa italiana
I (1877-1943)
Milano, Mondadori Università, 2009

scheda del libro:
Questo lavoro sulla Federazione della stampa colma un vuoto grave nella ricostruzione della storia del giornalismo italiano dall'Unità alla fine della seconda guerra mondiale. La storiografia non ha mai veramente tenuto conto del ruolo di questa realtà associativa, sia nello sviluppo della professione, sia nella concreta affermazione dei diritti di libertà che la concernono. La loro piena effettività si deve infatti ad un lento processo, in cui non solo i giornali, ma le battaglie della professio­ne giornalistica hanno avuto un ruolo importante.
Anche l'attività sindacale della Federazione della stampa contribuì inizialmente a consolidare, da un punto di vista istituzionale, lo statuto della professione giornalistica e la piena conquista della libertà di stampa in epoca liberale. Non a caso in questa specificazione l'associazionismo giornalistico prende a svolgere una difesa della libertà di espressione non solo nei confronti dello Stato, ma negli stessi rapporti con gli editori, con un orizzonte più ampio di quello rivendicato da questi ultimi. Ne saranno testimonianza l'impegno contro la censura nella guerra italo-turca e negli anni della Grande Guerra e la lunga tenace battaglia in difesa della libertà di stampa contro la svolta autoritaria del fascismo.

29 giugno 2009

In libreria

. Un'idea controcorrente di integrazione politic
Patrizia Nanzol
is Europolis. Un'idea controcorrente di integrazione politica
Milano, Feltrinelli, 2009
scheda del libro
Ciò di cui l’Europa ha bisogno non è un’unità politica fittizia, ma un’identità basata sulla negoziazione e traduzione continua tra le sue diverse anime e culture.
L’Europa ha dimostrato in questi anni di non aver saputo costruire una propria identità politica e di essersi più volte dovuta confrontare con i particolarismi dei suoi singoli membri. Persino la Costituzione europea ha mostrato di non essere quel Santo Graal in grado di risolvere le questioni legate al persistere del predominio delle identità nazionali e dei loro interessi specifici. Potrà mai esistere un “cittadino europeo”? O forse comincia già a esistere negli interstizi dei singoli stati? Europolis affronta la questione dell’integrazione europea secondo un doppio binario teorico ed empirico. Da un lato, richiamandosi a una teoria “dialogica” della politica, avanza una visione di Europa come sfera pubblica capace di mediare tra autorità politica e popolo grazie a una molteplicità di dialoghi civici continui e simultanei, condotti attraverso i confini culturali e nazionali. Dall’altro lato, presenta uno studio empirico sull’identità e l’attitudine multiculturale di un campione di comuni cittadini italiani emigrati in Germania. Lo studio empirico serve a Patrizia Nanz per mettere a fuoco l’elemento più originale della sua prospettiva, e precisamente il ruolo della “traducibilità” e della “negoziabilità” delle diverse identità nazionali in vista della loro convergenza verso una comune identità politica europea, traducibilità e negoziabilità che si rivelano il cuore teorico della sua concezione.

28 giugno 2009

In libreria

Fortebraccio
Facce da schiaffi. Corsivi al vetriolo di un comunista impenitente
Milano Rizzoli BUR Biblioteca Univ., 2009, 296 p.

Scheda del libro
"Quando proponemmo a Fortebraccio di ribattezzarsi con il nome del prode cavaliere scespiriano - ricorda Maurizio Ferrara, direttore dell''Unità' nel 1963 - ci fu dall'altro capo del filo un attimo di esitazione. 'Forte-braccio... debole-mente, diranno' udimmo obiettare." Accadde il contrario: Fortebraccio diventò subito un "fenomeno" travolgente: il solo scrittore in circolazione - come diceva Biagi - capace di cogliere il ridicolo con garbo e ironia. Un'ironia che era il marchio di fabbrica del suo formidabile piglio di moralista e polemista partigiano. I suoi ritratti di Agnelli (l'avvocato Basetta), Spadolini (coverboy della politica) e di molti altri, restano un esempio di giornalismo critico e intelligente: crudele a volte, caustico sempre, eppure dolorosamente divertente.


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Fortebraccio. Vita e satira di Mario Melloni
a cura di Pasquale Di Bello e Paola Furlan
Reggio Emilia, Ed. Diabasis, 2009, 280 p.


Dalla Prefazione di Michele Serra
"Mario Melloni, in arte Fortebraccio, è stato uno dei più grandi giornalisti satirici italiani. In senso più lato, è stato uno dei pochi scrittori umoristici memorabili in un paese che all’umorismo ha sempre preferito la commedia grassa e l’insulto astioso. Oggi il suo ricordo è ingiustamente attenuato, specie perché si è progressivamente disfatto il campo politico in cui Melloni visse e scrisse, quello comunista. Di lui hanno memoria viva soprattutto gli italiani che hanno passato i cinquanta, e si sono formati negli anni del grande scontro tra Dc e Pci, i due grandi partiti di massa oggi ingoiati dalla storia.
I corsivi di Fortebraccio raccontarono quell’Italia, e quello scontro, con una forza polemica e una leggerezza incomparabili. Le due qualità – forza polemica e leggerezza – parrebbero in contrasto. Non lo furono, in Fortebraccio, in virtù di uno stile signorile e di una prosa educata che inquadravano in forma controllatissima i giudizi più ostili, le opinioni più crudeli. Come gli riuscisse, questo scrivere insieme cortese e feroce, questo capolavoro formale, è un enigma che meriterebbe almeno un paio di corsi universitari, e chissà che qualche italianista ispirato, qualche Facoltà non distratta, non voglia provvedere".
*Link alla scheda del libro dal sito dell'editore Diabasis.
Mario Melloni, (1902-1989)

24 giugno 2009

Leggere Lolita a Teheran



Quando vedo a Teheran così tante giovani donne in piazza penso che anche loro abbiano fatto parte del "cenacolo" di studentesse che due/tre pomeriggi alla settimana andavano a casa della loro insegnante radiata dall'Università" per "leggere Lolita a Teheran", lontane per qualche ora dal "censore cieco". ... O più probabilmente quelle che oggi sono in piazza (così giovani e così belle) sono le figlie di quelle donne che nel 1997 avevano 18/20 anni e ora sono madri, maestre, professoresse. capaci di insegnare alle loro figlie (e ai loro figli maschi) che "leggere Lolita a Teheran" è lievito per il futuro. ... Perché proprio questo si prefigurava nelle pagine dell'Epilogo del libro di Azar Nafisi*. .... E tra quelle giovani donne forse c'è anche Y. la nostra studentessa iraniana che ha frequentato il mio corso con avidità; immancabilmente dopo la lezione ci fermavamo a parlare in corridoio: lei con tutte le sue domande, sempre alla ricerca di libri "in più" da leggere ("perché qui posso leggere tutto quello che voglio e là no"), lei sempre così preoccupata di capire se per caso hai pregiudizi (magari nascosti) verso i musulmani, Y. che improvvisamente prende la sua sciarpina bianca e la indossa velandosi per dirmi "sono forse diversa con questo?"

*Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran, Milano, Adelphi, 2004.

*link ad un contributo della scrittrice iraniana Azar Nafisi, Atteggiamento sospetto: il potere sovversivo dell'immaginazione (Roma, 15 giugno 2004) dal sito dell'editore Adelphi.
Sulle vicende dell'Iran cfr. il volume di recentissima pubblicazione di Pejman Abdolmohammadi. La Repubblica Islamica dell'Iran: il pensiero politico dell'Ayatollah Khomeini, Genova, De Ferrari editore, 2009, 265 p.

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17 giugno 2009

In libreria

Marco Orioles
Falchi e colombe. Lezioni di giornalismo americano dalla guerra in Iraq
Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2009, 320 p.

Scheda del libro
Qual è in un contesto di crisi o guerra imminente il ruolo del giornalismo? Informare tempestivamente e in modo completo e neutrale o entrare di peso nel dibattito, magari esercitando una propria influenza? Lo scenario precedente l’intervento angloamericano in Iraq (2002-2003) offre un caso nitido ed esemplare della condotta e dell’interventismo dei news media in una delicata fase di formazione del processo decisionale. Raccogliendo e analizzando gli articoli dei cosiddetti columnist (opinionisti) di due autorevoli testate come il «New York Times» e il «Washington Post», il lavoro ci fa rivivere le tensioni, i momenti cruciali e le contrapposizioni che nell’America segnata dall’11 settembre fanno maturare la scelta di un intervento controverso e destinato a dividere l’opinione pubblica mondiale e lo stesso giornalismo americano. La ricostruzione dell’episodio è sorretta da un inquadramento teorico, storico e sociologico del cosiddetto “quarto potere”, che anche nel caso della guerra irachena ha ben dato prova di sé.

16 giugno 2009

In libreria

Sara Bentivegna
Disuguaglianze digitali. Le nuove forme di esclusione nella società dell'informazione
Roma-Bari, Laterza, 2009

scheda del libro
Il sogno di una società dell'informazione uguale per tutti si sta infrangendo contro l'evidenza: Internet riproduce meccanismi di esclusione propri del passato e li ripropone nel presente con forza del tutto nuova. Il modello della rete pervade la società, dà forma alle relazioni umane, è alla base di ogni tipo di attività economica, politica, associativa o religiosa. Chi non ha i mezzi per accedervi è fuori da tutto, intrappolato al fondo della piramide sociale. Della stessa autrice cfr.
Campagne elettorali in rete (Roma-Bari, Laterza, 2006) e Politica e nuove tecnologie della comunicazione (Roma-Bari, Laterza, 2005).

14 giugno 2009


Università degli studi di Genova
Facoltà di Lettere e Filosofia - Facoltà di Scienze Politiche


Presentazione del corso di Laurea Magistrale interfacoltà
in
INFORMAZIONE ED EDITORIA
Martedì 16 giugno 2009 - ore 10,30
Aula IV – Via Balbi 5 (III piano) Genova

Per informazioni:
e-mail:
giornalismo@unige.it
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12 giugno 2009

Genova con l'Africa



Le Associazioni “Genova con l'Africa” e “Art Afric” organizzano la proiezione del documentario:
Regia di Andrea Segre, Dagmawi Yimer, Riccardo Biadene
interverrà: avv. Alessandra Ballerini esperta in diritto dell’immigrazione
Lunedì 15 giugno 2009, h. 20,30
Cinema Eden Genova-Pegli


Per informazioni:
*evento segnalato da Valentina Tamburro

06 giugno 2009

Migranti italiani

“Sono briganti, lazzaroni, fannulloni, corrotti nell’anima e nel corpo. Se il boicottaggio vale a qualcosa, è in questo caso degli italiani che debbasi applicare. Siamo certi che i nostri capitalisti non ricaveranno beneficio alcuno dall’importazione di queste locuste”.
“Australian Workman”, 24 ottobre 1890.
*Segnalato da Giorgio Silvestri

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"[...] Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. [...] Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioniche gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".
(Relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, ottobre 1912)
*Segnalato da Cinzia Pompetti
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05 giugno 2009

In libreria

Eugenio Scalfari
La sera andavamo in Via Veneto
Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica»
Torino, Einaudi, 2009, 402 p.


Scheda del libro
Eugenio Scalfari - protagonista di una straordinaria iniziativa giornalistica e politica dell'Italia del dopoguerra, dal «Mondo» all'«Espresso» a «Repubblica» - ci accompagna in un viaggio nella memoria della nostra storia collettiva: la Torino di Valletta e la Milano di Benedetti e di Camilla Cederna; la Roma di Papa Pacelli e gli anni del centro sinistra; le piazze del '68 e gli anni di piombo. E attraverso la frequentazione dell'Italia «nobile» ci si rivelano nei loro aspetti quotidiani e nella loro statura intellettuale e morale figure come Mario Pannunzio, Ernesto Rossi, Adriano Olivetti, Ugo La Malfa, Raffaele Mattioli. E poi Nenni e Togliatti, Moro e Berlinguer...Accomunati, come tratto quasi antropologico, dalla vocazione a «cavalcare la frontiera» e insieme a non disperdere gli elementi piú autentici della tradizione illuministica e liberale, i liberals sono stati i protagonisti di mirabili battaglie politiche. Ma se il tempo della memoria è la cifra di queste pagine, il loro sapore non si esaurisce nella rievocazione: mentre il tempo passa, esse assumono il valore di un bilancio civile e politico di trent'anni della nostra storia.
Link alla presentazione del libro sul sito della casa editrice Einaudi.
Link al primo capitolo .
La prima edizione del libro è stata pubblicata nel 1986 (Milano, Mondadori).

04 giugno 2009

Un nuovo inizio

Discorso di Barack Obama all'Università del Cairo
4 giugno 2009
Sono onorato di trovarmi qui al Cairo, in questa città eterna, e di essere ospite di due importantissime istituzioni. Da oltre mille anni Al-Azhar rappresenta il faro della cultura islamica e da oltre un secolo l'Università del Cairo è la culla del progresso dell'Egitto. Insieme, queste due istituzioni rappresentano il connubio di tradizione e progresso. Sono grato di questa ospitalità e dell'accoglienza che il popolo egiziano mi ha riservato. Sono altresì orgoglioso di portare con me in questo viaggio le buone intenzioni del popolo americano, e di portarvi il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese: assalaamu alaykum.
Ci incontriamo qui in un periodo di forte tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani in tutto il mondo, tensione che ha le sue radici nelle forze storiche che prescindono da qualsiasi attuale dibattito politico. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche di conflitto e di guerre di religione. In tempi più recenti, questa tensione è stata alimentata dal colonialismo, che ha negato diritti e opportunità a molti musulmani, e da una Guerra Fredda nella quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come Paesi che agivano per procura, senza tener conto delle loro legittime aspirazioni. Oltretutto, i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l'Occidente ostile nei confronti delle tradizioni dell'Islam.
Violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni in una minoranza, esigua ma forte, di musulmani. Gli attentati dell'11 settembre 2001 e gli sforzi continui di questi estremisti volti a perpetrare atti di violenza contro civili inermi ha di conseguenza indotto alcune persone nel mio Paese a considerare l'Islam come inevitabilmente ostile non soltanto nei confronti dell'America e dei Paesi occidentali in genere, ma anche dei diritti umani. Tutto ciò ha comportato maggiori paure, maggiori diffidenze. Fino a quando i nostri rapporti saranno definiti dalle nostre differenze, daremo maggior potere a coloro che perseguono l'odio invece della pace, coloro che si adoperano per lo scontro invece che per la collaborazione che potrebbe aiutare tutti i nostri popoli a ottenere giustizia e a raggiungere il benessere. Adesso occorre porre fine a questo circolo vizioso di sospetti e discordia.
Io sono qui oggi per cercare di dare il via a un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; l'inizio di un rapporto che si basi sull'interesse reciproco e sul mutuo rispetto; un rapporto che si basi su una verità precisa, ovvero che America e Islam non si escludono a vicenda, non devono necessariamente essere in competizione tra loro. Al contrario, America e Islam si sovrappongono, condividono medesimi principi e ideali, il senso di giustizia e di progresso, la tolleranza e la dignità dell'uomo.
Traduzione di Anna Bissanti
*segnalato da R.C.
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