Facce da schiaffi. Corsivi al vetriolo di un comunista impenitente
Milano Rizzoli BUR Biblioteca Univ., 2009, 296 p.
Scheda del libro
"Quando proponemmo a Fortebraccio di ribattezzarsi con il nome del prode cavaliere scespiriano - ricorda Maurizio Ferrara, direttore dell''Unità' nel 1963 - ci fu dall'altro capo del filo un attimo di esitazione. 'Forte-braccio... debole-mente, diranno' udimmo obiettare." Accadde il contrario: Fortebraccio diventò subito un "fenomeno" travolgente: il solo scrittore in circolazione - come diceva Biagi - capace di cogliere il ridicolo con garbo e ironia. Un'ironia che era il marchio di fabbrica del suo formidabile piglio di moralista e polemista partigiano. I suoi ritratti di Agnelli (l'avvocato Basetta), Spadolini (coverboy della politica) e di molti altri, restano un esempio di giornalismo critico e intelligente: crudele a volte, caustico sempre, eppure dolorosamente divertente.
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Fortebraccio. Vita e satira di Mario Melloni
a cura di Pasquale Di Bello e Paola Furlan
Reggio Emilia, Ed. Diabasis, 2009, 280 p.
"Mario Melloni, in arte Fortebraccio, è stato uno dei più grandi giornalisti satirici italiani. In senso più lato, è stato uno dei pochi scrittori umoristici memorabili in un paese che all’umorismo ha sempre preferito la commedia grassa e l’insulto astioso. Oggi il suo ricordo è ingiustamente attenuato, specie perché si è progressivamente disfatto il campo politico in cui Melloni visse e scrisse, quello comunista. Di lui hanno memoria viva soprattutto gli italiani che hanno passato i cinquanta, e si sono formati negli anni del grande scontro tra Dc e Pci, i due grandi partiti di massa oggi ingoiati dalla storia.
I corsivi di Fortebraccio raccontarono quell’Italia, e quello scontro, con una forza polemica e una leggerezza incomparabili. Le due qualità – forza polemica e leggerezza – parrebbero in contrasto. Non lo furono, in Fortebraccio, in virtù di uno stile signorile e di una prosa educata che inquadravano in forma controllatissima i giudizi più ostili, le opinioni più crudeli. Come gli riuscisse, questo scrivere insieme cortese e feroce, questo capolavoro formale, è un enigma che meriterebbe almeno un paio di corsi universitari, e chissà che qualche italianista ispirato, qualche Facoltà non distratta, non voglia provvedere".
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