Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

_________________

Scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie presenti nel sito.



06 luglio 2009

Le politiche migratorie dell'Unione Europea

Il Mediterraneo è da sempre un’area centrale nei processi migratori e per area mediterranea intendiamo tutti i paesi prospicienti il Mediterraneo, non solo quelli bagnati dall’omonimo mare, divisibili in un’area dell’Unione Europea, un’area del bacino mediterraneo (divisa a sua volta in tre sottoaree: europea, asiatica e araba) e un’area araba (divisa in asiatica e africana). Tutta quest’area ha una superficie di 18,3 milioni di kmq e una popolazione di 847,7 milioni di individui. Per processi migratori intendiamo oggi spostamenti umani motivati soprattutto dalla ricerca di un lavoro o di un miglior standard di vita; come in passato anche oggi i fenomeni migratori sono insieme fisiologici e traumatici: sono fisiologici perché naturale conseguenza di evoluzioni culturali, economiche, sociali, e sono traumatici perché sempre accompagnati da difficoltà, disagi, sacrifici e sofferenza.
FRONTEX (dal francese Frontières extérieures) è l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europe; è un'istituzione dell'UE il cui centro direzionale è a Varsavia, in Polonia. Il suo scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e l'implementazione di accordi con i Paesi confinanti l'Unione europea per la riammissione dei migranti respinti lungo le frontiere. L'agenzia è stata istituita dal Consiglio d’Europa nel 2004 ed ha iniziato ad operare il 3 ottobre 2005. Nel 2008 il budget dell'Agenzia è stato raddoppiato a 70 milioni di euro, di cui 31 saranno destinati soltanto alle missioni di pattugliamento delle frontiere marittime, nel Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico. Sul suo operato però hanno espresso critiche Amnesty International e l' European Council for Refugees and Exiled (Ecre) soprattutto per i respingimenti di potenziali rifugiati politici in Paesi terzi non sicuri; sulle rotte dell'immigrazione clandestina infatti, viaggiano sia migranti economici che richiedenti asilo. Le migrazioni nel Mediterraneo rappresentano un problema che richiede la responsabilità di tutta l’Unione europea. Gli sbarchi sulle coste della Sicilia hanno raggiunto, negli ultimi tempi, livelli allarmanti: si registrano migliaia di sbarchi sull’isola di Lampedusa (soprattutto dal Maghreb) dove le strutture di accoglienza, in cui gli ospiti vengono trattenuti in media dalle 24 alle 48 ore prima di essere trasferiti in altri centri in Italia, vengono superate le capacità ricettive: ciò impedisce di garantire livelli di assistenza adeguati durante le operazioni di identificazione e rimpatrio; gli stati interessati, Malta soprattutto, hanno cercato fino all’ultimo di eludere le proprie responsabilità derivanti dalle convenzioni internazionali che impongono la salvaguardia della vita umana a mare ed il diritto all’accesso alla procedura di asilo. I rischi per la vita umana e l’assenza di garanzie per i potenziali richiedenti asilo vittime delle operazioni FRONTEX sono ulteriormente confermati.
Però recentemente Si è registrata una diminuzione consistente degli sbarchi (o meglio dei salvataggi) nel Canale di Sicilia, tra Lampedusa e la Sicilia meridionale. Diminuzione che corrisponde però ad operazioni di rastrellamento condotte periodicamente dalla polizia libica nei confronti degli immigrati irregolari, attratti in Libia negli anni dell’embargo, ed adesso preziosa merce di scambio per accreditare Gheddafi come partner privilegiato dei governi europei, non solo nel contrasto dell’immigrazione clandestina, ma anche negli scambi commerciali e nelle forniture di gas e petrolio. Prima delle stragi in mare, è spesso il deserto che arresta i viaggi della speranza dei migranti attraverso la Libia (almeno per quelli che non trovano il danaro per corrompere un funzionario della polizia di frontiera). Come è confermato da numerose testimonianze, in molti paesi di transito la corruzione della polizia e le organizzazioni criminali dei trafficanti di uomini formano un “sistema unico” che stritola migliaia di vite; un sistema illegale bene organizzato che risulta invisibile soltanto ai governanti europei che con gli stati di polizia del nord Africa non esitano a concludere accordi di collaborazione e di riammissione che, sulla carta, richiamano i diritti fondamentali ed il diritto di asilo, ma che nella pratica si riducono a pratiche di deportazione e di schiavizzazione indegne di un qualsiasi paese che voglia continuare a definirsi democratico. Se è diminuito il numero degli immigrati transitati attraverso la Libia ed il Marocco verso l’Italia e la Spagna, è aumentato il numero delle partenze dall’Algeria, dalla Tunisia, dalla Turchia, attraverso la Grecia, di migranti diretti in Italia.
Risulta ancora incalcolabile il numero delle vittime di queste nuove rotte, costretti ad intraprendere i viaggi della disperazione in assenza di un riconoscimento effettivo del diritto di asilo nei paesi del Nord Africa, e di un sostanziale canale di ingresso per lavoro negli stati europei, unico vero strumento per ridurre il numero dei migranti irregolari. L’Unione Europea non è riuscita infatti ad adottare una direttiva sugli ingressi per lavoro e le diverse direttive adottate in materia di asilo e protezione umanitaria consentono ancora situazioni molto differenziate tra i diversi paesi e prassi delle autorità amministrative che impediscono generalmente l’accesso effettivo alla procedura di asilo o di protezione umanitaria. Sanzioni penali sempre più severe inoltre dissuadono le imbarcazioni da pesca e le navi mercantili dal prestare aiuto ai migranti, come se in alto mare non valessero più le Convenzioni internazionali che prevedono comunque l’obbligo di salvataggio immediato. Di fronte alla composizione mista dei flussi migratori occorre un regolamento europeo che garantisca la salvaguardia della vita umana a mare e la protezione dei soggetti più vulnerabili come i richiedenti asilo, le donne ed i minori.
Rimedi a questa situazione possono essere molteplici: depenalizzazione degli interventi di salvataggio a mare da parte delle imbarcazioni non militari, in modo da rendere più tempestive le azioni di salvataggio; blocco o riconversione delle missioni FRONTEX nella prospettiva della salvaguardia assoluta della vita umana e del diritto di asilo; evitare pratiche di polizia concretamente riconducibili al divieto di espulsioni collettive; interruzione immediata dei finanziamenti concessi dai governi europei ai paesi di transito per mantenere centri di raccolta dei migranti irregolari; interruzione dei finanziamenti europei dei voli con i quali gli stati di transitano restituiscono molti potenziali richiedenti asilo alla polizia dei paesi dai quali questi sono fuggiti.
Gli accordi di riammissione con i paesi nordafricani sono basati sul presupposto che questi paesi, ad eccezione della Libia, hanno aderito alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Quando poi si va a considerare la dimensione effettiva del diritto di asilo in questi stati si verifica come il diritto di asilo venga riconosciuti in poche centinaia di casi; non si può ritenere sufficiente l’adesione formale alla Convenzione di Ginevra, se poi i singoli stati si comportano in modo da violare i principi essenziali di quella convenzione. In questo quadro, può costituire la premessa per gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona il coinvolgimento nelle pattuglie FRONTEX di unità navali di paesi che non rispettano i diritti dei richiedenti asilo, come Malta e la Libia. Non si dovranno più verificare espulsioni o respingimenti verso paesi che non garantiscono i diritti fondamentali della persona umana, a partire dal diritto di asilo. Piuttosto che finanziare campi di detenzione amministrativa nei paesi di transito, strutture che diventano luoghi di abusi e di traffici di ogni tipo, occorre istituire, negli stessi paesi di transito, veri e propri centri di accoglienza per i richiedenti asilo. Bisogna estendere l’istituto dell’asilo extraterritoriale, dare quindi la effettiva possibilità di presentare una richiesta di asilo nei paesi di transito e di garantire un rigoroso rispetto del principio di “non refoulement” previsto dalla Convenzione di Ginevra. Coloro che oggi ingannano l’opinione pubblica proponendosi come i difensori della identità europea e della sicurezza, e nel frattempo utilizzano gli stati di transito come gendarmi nella “guerra” all’immigrazione clandestina, stanno innescando una vera e propria “bomba a tempo” ai confini della “fortezza Europa”.
Il quadro emerso risulta quindi preoccupante: da una parte l’Europa, sempre più efficiente nell’attuare politiche di repressione a scapito delle misure di accoglienza e protezione sancite dal diritto internazionale; dall’altra i migranti provenienti dai Paesi in via di sviluppo che continuano ad essere in balia dei trafficanti internazionali. È stato stimato in 700mila il numero di migranti vittime di tratta e sfruttamento lavorativo tra i migranti che ogni anno si dirigono in Europa, quindi andrebbero favorite le politiche per i rimpatri volontari che negli ultimi anni nell’Ue sono progressivamente diminuiti. I Governi devono al più presto ratificare ed applicare gli accordi internazionali sui diritti dei migranti, elaborare delle politiche di asilo che tengano conto delle specificità di genere, rispettino il principio del “non refoulement” e finanzino programmi di sostegno materiale ai migranti per facilitarne l’inserimento nella comunità.
Edoardo Buganza*

__________________________

*Relazione sul seminario “L’Unione Europea e il mondo arabo: le popolazioni tra stagnazione e sviluppo”, che si si è svolto il 6 marzo 2009 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli studi di Genova.

- Link al sito di FRONTEX

- Link al sito di European Council for Refugees and Exiled (Ecre)

____

Nessun commento:

Archivio blog

Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.