Intervista al candidato alle primarie
Lorenzo Basso: un giovane alla guida del PD regionale
Abbiamo intervistato Lorenzo Basso, consigliere regionale del PD, candidato alla segreteria del partito in Liguria. Con lui abbiamo affrontato molti argomenti, spaziando su molti temi: dai giovani al centro storico, dall'università al futuro di Genova e dell'intera regione.
- Hai solo trendaue anni e sei già Consigliere Regionale. Il tuo volto si vede sui manifesti di tutte le fermate dell'autobus di Genova. Credo sia interessante per noi giovani sapere come ti sei avvicinato alla politica. Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso. Che cosa può dare un giovane alla politica?
”Un giovane può dare moltissimo, il problema è come riuscire a fare capire che quello che da è davvero utile alla società. Sappiamo benissimo com'è vista la politica e sappiamo benissimo che quello che non piace ai giovani della politica è il fatto che serva solo a se stessi e non agli altri. Io mi sono avvicinato proprio nella maniera opposta: ho iniziato con un percorso di educatore per ragazzi più svantaggiati, ho iniziato nel volontariato e da li è iniziata la passione per la comunità. Alcuni amici e conoscenti mi hanno fatto conoscere quella che era allora l'esperienza, lo spirito dell'Ulivo e da quell'esperienza, da quello spirito è nato il mio impegno".
- Vorrei riproporti la domanda al contrario: che cosa può fare la politica per un giovane? In cosa consiste Master and back, la tua proposta di legge che è stata approvata dal consiglio regionale".
”Master and Back è una degli esempi di come la politica può servire realmente anche ai più giovani: è una proposta che serve a dare la possibilità ai giovani meritevoli, quelli bravi, che riescono ad andare molto bene all'università e uscire con un bel voto, di avere il supporto da parte della Regione per fare un'esperienza lavorativa o di studio all'estero, appunto il master, però con un contributo per il rientro nel tessuto socio-economico della Regione.
Se una persona molto brava inizia a lavorare all'estero, mette su famiglia, poi rimane fuori, e allora tutto quello che è stato fatto dal territorio, dalla comunità, dal sistema educativo, per dargli quelle conoscenze e quelle competenze, si disperde. In Liguria purtroppo accade moltissimo e anche in Italia, uno dei pochi paesi industrializzati in cui questo accade. Questa proposta di legge serve a dare incentivi ai giovani, anche quelli che non hanno famiglia alle spalle, per fare quest'esperienza, però poi un contributo forte perché ritornino nel mercato ligure. Questo permette alla comunità di crescere, con quelle professionalità, quelle esperienze fatte anche all'estero, ed è un esempio di come dare aiuto ai giovani. Queste sono leggi che quando vengono fatte non danno un ritorno subito alla politica, perché il suo ritorno si vede dopo molti anni è per quello che è utile anche avere politici più giovani, perché sanno anche guardare in prospettiva, sanno guardare lontano".
- Secondo te il partito democratico è un partito giovane?
”No, il Partito Democratico non è un partito giovane, ma lo vuole essere. Cerco di spiegarmi meglio: il Partito Democratico è un partito di centro-sinistra, che deve lottare contro le ingiustizie della società, significa fare lotte per le donne, per i giovani, per coloro che sono ai margini della società, è per questo che deve ritornare ad essere un partito giovane, e in questi anni non lo è stato perché ha fatto troppe battaglie di conservazione. Bisogna cambiarlo, ma non è il cambio anagrafico dei propri dirigenti, è il cambio della prospettiva delle battaglie che deve fare questo partito".
- Domenica ci saranno le primarie, sembra che i giovani si stiano allontanando dalla politica, perché dovrebbero venire a votare?"
”Credo che sia importante che vengano a votare alle primarie e comunque sia che partecipino a ogni occasione al di la che votino me o un altro candidato, perché se credono nei valori del partito democratico, se credono nei valori del centro-sinistra, hanno le modalità e hanno modo di farsi vedere, hanno il modo di contare davvero. Ecco, le primarie sono un'occasione in cui una persona che vuole dare il proprio contributo può scegliere e può far vedere che la sua presenza e che il suo voto serva davvero".
- Quali pensi siano i problemi principali dell'Università? Personalmente penso che a Genova ci siano baronie universitarie anche nel mondo del centro-sinistra. Su questo attaccamento alle tradizioni e ai privilegi, cosa ne pensi?"
”Si, è sicuramente così, la baronia, l'università, così come la rendita di posizione in ogni luogo della società, avviene nelle università, avviene nelle aziende, nel pubblico, nel privato, avviene dappertutto questo incancrenimento; questo consolidamento del potere acquisito è il grande male della società moderna, è proprio quella rendita di posizione che bisogna combattere. Però non lo si fa soltanto denunciandola, quello che il Partito Democratico dovrebbe essere a differenza di altri partiti più populisti, dovrebbe essere un partito che fa l'analisi, che fa la denuncia però fa anche la proposta di come cambiare, il PD su quello deve fare ancora un po' di strada. Sull'università dobbiamo salvare quello che c'è e ci sono cose buone: l'università di Genova, abbiamo visto nelle classifiche, è una delle migliori, però dobbiamo sapere che anche qui ci sono le baronie, anche qui ci sono degli impedimenti al merito. Noi dobbiamo riuscire a fare una riforma graduale che non annunci la rivoluzione senza mai farla, com'è avvenuto fin'adesso, che però faccia questo cambiamento che permetta di valorizzare il merito, chi è capace, chi è in grado di fare meglio quel lavoro perché sarà in grado di dare il proprio contributo alla società. Quindi non s tratta di fare il privilegio dei bravi, si tratta di riuscire a costruire il sistema che sappia dare e mandare avanti chi è bravo a fare quella cosa, ognuno d noi ha i propri talenti, ognuno di noi deve essere valorizzato per i talenti che ha, questa è la difficoltà, difficoltà che da sempre esiste e che in Italia in questo periodo è parecchio forte, noi dobbiamo riuscire a fare quelle riforme che siano in grado di smuovere questo meccanismo".
- Come vedi Genova, la Liguria e l'Italia tra 10 anni?
”Io purtroppo non la vedo come una regione, come un paese che abbia la prospettiva di agganciarsi a quelli che sono i grandi paesi europei. Non lo vedo perché negli ultimi anni abbiamo visto questo paese perdere competitività, e non parlo di economia, sto parlando di una società che sta iniziando a impoverirsi, dei talenti migliori che scappano all'estero perché riescono a realizzarsi e qui non trovano la loro occasione, parlo di una società dove c'è una difficoltà enorme delle donne di trovare lavoro, di entrare nel mercato del lavoro. Noi siamo un paese che ha metà delle energie in panchina e questo ovviamente ci rende meno competitivi rispetto agli altri paesi europei. Credo che ci sia davvero bisogno di una svolta, non solo del mio partito, di una parte politica, ma di una svolta della società italiana. Bisogna ricambiare e avere una nuova stagione civica per riuscire a fare questo salto di qualità. Abbiamo un' opportunità grande che è l'Europa, l'Europa ha rappresentato la svolta molte volte nelle vita di questo paese, l'Europa oggi dev'essere agganciata anche per questa stagione civica. Ci sono tutte le condizioni, abbiamo visto dei paesi che ce l'hanno fatta, l'Italia ha tutte le caratteristiche, ha una storia, ha dei valori, una cultura dello stile, della bellezza, che le permettono di avere la base per farlo. Il problema è riuscire ad agganciarlo e per fare questo ci vuole una nuova generazione che, al di la della parte con cui si schiera, inizi a prendersi le proprie responsabilità, a entrare i campo, e anche sbagliare perché quando si fa si sbaglia, però quello sbaglio va fatto, messa in moto questa generazione e data l'opportunità di fare le proprie scelte".
- Pensi che Genova sia una città europea? A me sembra vecchia. Parliamo ad esempio dell'ordinanza anti-movida che è un problema che ci riguarda molto da vicino. Cosa ne pensi? Personalmente ritengo che sia un grave errore, anche perché così il centro storico ripiomberebbe nel degrado, com'era dieci, quindici anni fa. Abbiamo anche letto recentemente sui giornali l'accordo tra le prostitute del centro storico e la giunta per mantenere il decoro. Tu che cosa ne pensi?
”Credo che Genova stia risentendo di quella battaglia storica tra chi vuole un luogo tranquillo e chi vuole un ruolo ricco di energia, ricco di possibilità, è qualcosa che avviene dappertutto, non solo nella nostra città. Qui lo sentiamo forte perché Genova ha saputo fare negli anni un salto di qualità, è riuscita a costruire anche nel centro storico delle occasioni nuove di lavoro, non solo di divertimento, perché quel divertimento rappresenta anche delle opzioni e delle occasioni di lavoro per tutti i gestori.
L'errore è stato non riuscire a fare una scelta condivisa, non si può dall'oggi al domani aprire o chiudere, bisogna costruire dei percorsi, delle zone, dei luoghi, dove si possa nel tempo pensare a dei luoghi di ritrovo, di svago, e costruire anche delle opportunità, delle zone dove chi vuole avere una prospettiva di tranquillità può andare nei quartieri più tranquilli e più sereni. Avere una prospettiva di lungo periodo, pensare Genova tra quindici anni, iniziare a lavorare in quella prospettiva, sapendo che ogni quartiere ha delle caratteristiche storiche, ma anche delle prospettive, permette di avere uno e l'altro,. Non dobbiamo andare nel conflitto, quello che è sbagliato è pensare che questa guerra tra giovani e anziani possa portare a qualcosa, uno perché sappiamo che la città è anziana quindi sarebbe una guerra perdente, dall'altro perché ognuno di noi vive una fase della vita quindi dobbiamo riuscire a ricostruire le condizioni del centro storico. Molte zone del centro storico hanno oggi l'opportunità di essere zone vive, non dobbiamo impedirglielo, bisogna anche trovare delle condizioni per cui questa vita sia su tutta la città, perché non ci siano dei quartieri morti, riuscire a ricostruirla e avere anche delle opportunità di tranquillità per coloro che hanno altre condizioni, per coloro che devono andare a lavorare, e non possono permettersi di stare tutta la notte... riuscire a costruire un patto per la città che metta insieme le forze, le faccia dialogare, e faccia guardare tra quindici anni facendo azione oggi: è quello che serve. Se ogni volta affrontiamo l'emergenza e allora se c'è qualcuno che protesta perché c'è rumore sospendiamo le licenze, se c'è qualcuno che protesta perché vuole andare a divertirsi le riapriamo: così non si riesce a costruire, noi abbiamo bisogno di traguardare il futuro facendo azioni oggi di dialogo fra le varie parti".
- Cosa pensi della crisi del Municipio di Centro Ovest e delle dimissioni del presidente Minniti?
"Che questa crisi fosse alle porte lo sapevamo da tempo. Il problema è che a Sampierdarena ci sono forti investimenti, c'è il contratto di quartiere che noi in Regione abbiamo approvato un anno fa e milioni di euro in ballo per il progetto di riqualificazione del quartiere. Ci sono forti investimenti infrastrutturali, Sampierdarena è un quartiere che avrà nei prossimi dieci anni tantissimi interventi, è un quartiere che soffre, perché da come l'ho conosciuto io quand'ero piccolo, che era un quartiere in cui si poteva andare liberamente per strada, ha peggiorato la propria qualità della vita, nello stesso tempo si è fatto qualcosa: penso al Teatro Modena, penso alla riqualificazioni...Aver perso un anno e dover perdere altri mesi per questioni che non hanno nulla a che vedere col piano amministrativo, ma sono questioni partitiche, è davvero una colpa che hanno in tanti. Oggi più che guardare cosa è successo, sarebbe importante capire come risolvere questa situazione velocemente, perché tutti questi interventi non aspettano, o qualcuno gestirà il piano di riqualificazione, o verrà gestito semplicemente dagli uffici senza coinvolgere la popolazione, e ci saranno le proteste.
L'emergenza che esiste sul piano della gestione di un'integrazione efficace perché a Sampierdarena non ci sono problemi di sicurezza maggiori di altri quartieri, però c'è una forte presenza di una comunità extracomunitaria che, se integrata, può essere anche una risorsa, una ricchezza, oppure c'è un conflitto sociale alle porte. Sampierdarena è uno dei quartieri che ha più problemi da risolvere: rimanere mesi e mesi attaccate a crisi politiche che hanno radici soltanto in conflitti personali di partito è davvero deleterio. Non c'è la soluzione alle porte, c'è la necessità che tutti, da una parte e dall'altra facciano un passo indietro e inizino a pensare che nei prossimi due anni ci sono da gestire delle cose importanti e si da priorità a quello, che avrà più senso di responsabilità nel fare quello sarà premiato, chi invece continuerà a fare sciacallaggio politico prima o poi verrà mal giudicato".
Beatrice D'Oria
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24 ottobre 2009
Intervista a Lorenzo Basso
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3 commenti:
Premesso che non sono schierato politicamente, devo ammettere che quest'intervista(o sarebbe meglio dire redazionale?) non mi ha lasciato una grande impressione; lette queste dichiarazioni insomma, non mi verrebbe voglia di andare a votare.
Le domande non mi sono parse molto "ficcanti" ed ogni risposta di Basso mi è sembrata imprecisa, elusiva, superficiale,
contraddittoria. Domanda 1):qual'è per lui la differenza tra volontariato e politica? (credo ce ne sia) e perchè parla di "amici e conoscenti" ?(di questi tempi è meglio evitare...); 2): qual'è il contributo della Regione? chi va all'estero non è comunque un patrimonio dell'Europa (vedi Schengen)? perchè il ritorno si vedrà tra "molti anni"(quanto può durare un master?)?; 3):"lottare contro le ingiustizie della società"?(gli altri partiti sulla carta non se lo propongono?ora il PD non lo sta facendo?) e poi il Pd vuole essere giovane ma non attraverso il cambio anagrafico dei dirigenti?(Bersani non è un ragazzino...vero?);4)imprecisati i valori del PD e del centrosinistra5)"il PD dovrebbe essere un partito che fa l'analisi, la denuncia e la proposta di come cambiare"? ma allora è da rifondare? e poi l'università è incancrenita o è tra le migliori in Italia?;6)niente agganci in Europa? (e Master e back?)e poi "ci vuole una nuova generazione"?(tra 10 anni Basso non ci sarà più?)7)molta confusione nella risposta...e le prostitute? 8)emerge un grande conflitto interno al partito(non un buon spot...).
Basso ha vinto! ...e adesso che fine farà?
Complimenti a Beatrice per averci "messo la faccia". Molto televisiva. Ora si accusano i giornalisti per le contraddizioni e la retorica dei politici?
Penso sia più costruttivo guardare la "forma" in questo caso (la sostanza credo sia volontariamente sul neutro andante).Trovi ci siano errori nell'impostazione delle domande?
Alla base di ogni intervista ci sono domande, così come alla base di ogni sapere c’è la capacità di interrogare/interrogarsi. Un proverbio cinese dice che chi ha paura di domandare ha paura di imparare.Il buon giornalista comunque è chi sa fare domande acute, interessanti e profonde. In generale il giornalista dovrebbe almeno porsi l’obiettivo di raccontare fatti “nuovi”, news appunto, come dicono gli anglosassoni, e non risaputi. La neutralità delle risposte dovrebbe spingere a domande più incalzanti per chiarire e mettere in luce ciò che si cela dietro la nebulosità delle risposte. Perché si dia un’intervista occorre la collaborazione – e l’interesse – di due persone: l’intervistato e l’intervistatore. Spesso uno dei due – o entrambi – può voler “usare” l’altro. Per questo il giornalista deve aiutare non solo a sapere ma anche a capire,e per farlo deve far emergere risposte chiare e comprensibili.Come dice Paolo Mondani, giornalista di Report il giornalismo dovrebbe servire a "mettere il sale sulla coda di chi comanda, esercitare il controllo su chi ha il potere"... anche nelle amministrazioni locali.
AS
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