In una sola parola, se potessi riassumerlo, sarebbe solo terrore quello che ho provato nel leggere la notizia di Repubblica online di oggi, che tra poco sarà solo ieri, sull'esecuzione del pregiudicato 53enne, Mariano Bacioterracino, nel rione Sanità della città partenopea (http://tv.repubblica.it/copertina/cosi-uccide-la-camorra/38501?video).
L'autore di Gomorra, Roberto Saviano, ha riassunto in 2 sole parole che hanno dato il titolo al mio articolo quella sensazione di permeata indifferenza di un popolo ormai abituato a questi eventi.
Non mi trovo completamente d'accordo sul fatto che la scena non si rifaccia al cliché delle esecuzioni viste decine di volte sui grandi teleschermi cinematografici, la mia sensazione è stata ben altra: vivere un déjà vu di decine di scene di esecuzione perfettamente identiche, in cui il killer si mescola tra la gente e senza fare troppo rumore fredda il suo obiettivo. Mi ricorda tanto la scena di Romanzo Criminale nella quale Libano (il personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino) viene freddato da un sicario, seppur con modalità diverse; forse più plateali ma pur sempre, terribilmente, simili quelle viste ne Il padrino oppure ancora in un bellissimo film di un paio d'anni di fa di Ridley Scott, American Gangster.
Oggi 29 Ottobre 2009, la notizia mi sconvolge, di per sè stessa, ma ancora di più in un particolare che trovo raccapricciante: il fatto risale all'11 Maggio scorso, ma solo oggi è stato mostrato all'Italia intera perchè si aiuti la giustizia ad individuare gli assassini...
E mi sorge una sola domanda: PERCHè SOLO OGGI?
Chiara Lavezzo
1 commento:
La mia considerazione da siciliano è quella di vedere oggi a Napoli e in Campania ciò che è avvenuto nella mia isola più di venti anni fa: le due guerre di mafia che sconvolserò Palermo, la prima negli anni '60 e la seconda negli anni '80. "Cosa nostra" dopo quella resa dei conti tra le "famiglie", alla quale seguì la stagione dello stragismo, non sparò più, o almeno non lo fece con quella ferocia. La strategia della mafia siciliana è cambiata. Mettere le mani in tutte le gare di appalto, gestire il business della sanità privata e dei fondi europei, mantenere saldi i rapporti con la politica, tutto ciò funziona meglio nel silenzio più totale. Dopo tutto se un fatto non passa in TV non esiste, la triste realta dell'informazione italiana è questa. Quindi se la mafia non finisce sullo schermo per i fatti di sangue diventa impalpabile, invisibile. Quella siciliana è ormai diventata una mafia economica, attenta a non far rumore per preservare i suoi affari. Pochi sono i programmi TV o i media in generale che rendono pubblica, denunciandola, questa realtà. A tal proposito cito però uno splendido documentario uscito nel 2005 ad opera di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini: "La mafia è bianca", brillante quanto rara iniziativa di giornalismo d'inchiesta.
La camorra sembra attraversare una conflittualità interna simile a quella che attraversò la mafia: non riesce a gestire i suoi affari solo tramite mediazioni ma deve ricorrere alla violenza. Il fatto che sia più visibile lascia sperare però che ci possa ancora essere qualcuno che si indignì, cosa che nella società civile siciliana iniziano a ricordare in pochi.
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