Orfani e bastardi. Milano e l'Italia viste dal «Giorno»
Roma, Donzelli, 2009, 324 p.
Scheda del libro
Tra le principali fucine culturali che hanno segnato la storia del Novecento italiano, un posto d’onore spetta senz’altro al quotidiano milanese che a metà degli anni cinquanta ha segnato una svolta nel giornalismo nazionale: «Il Giorno». Fondato a Milano nel 1956, il quotidiano voluto da Enrico Mattei, presidente dell’Eni, si presentò sin da subito come «rivoluzionario» tanto nella grafica che nei contenuti. Il successo e la capacità di penetrazione dell’opinione pubblica furono immediati, specie fra le giovani generazioni. E tra i giornalisti più rappresentativi del «Giorno», si formò e poi affermò Vittorio Emiliani, che dopo più di trent’anni ne ripercorre in queste pagine la storia entusiasmante, incalzante, ricca di retroscena e di personaggi romanzeschi; dapprima l’ascesa, con Gaetano Baldacci, poi con Italo Pietra, in parallelo con il primo «miracolo italiano», con la svolta di centro-sinistra e con il ruolo strategico dell’industria di Stato. E poi la storia amarissima dello stravolgimento e del declino della testata a partire dal 1972, con la direzione di Gaetano Afeltra; sono gli anni della lotta tenace, prolungata, dei redattori per salvare qualità e originalità del quotidiano, lasciato impoverire da un’impresa pubblica sempre più soggetta ai partiti di governo e sempre meno innovativa, e sono anche gli anni della diaspora di firme e talenti. Ne viene fuori una sorta di romanzo storico di un ventennio, lo spaccato conflittuale di un’Italia allora ricca di slancio, di speranza, di forza politica e sindacale. Anche nei giornali.
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