Scrivo di questa notizia, è di oggi la sentenza, perché vorrei che si riflettesse, non tanto sullo snaturamento di un fenomeno che, nato naturalmente e cresciuto liberamente (molti blog han sempre linkato video alla fine dei post, molte testate han fatto riferimento ad episodi che poi erano rintracciabili, migliaia le visualizzazioni e commenti di non condannabili fanatici e comprensibili annoiati), ma riflettere sul fatto che per la prima volta Youtube venga considerato non più un sito qualunque anche se particolare, ma un vero e proprio editore (da qui le varie regole che dovrà rispettare e accordi che, se vorrà, dovrà stipulare). «Non si tratta di semplici 'provider di spazi web', ma di veri e propri editori che devono rispondere alle regole come tutti gli altri media. Anche Youtube ha quindi la responsabilità dei contenuti che sfrutta pubblicitariamente» conclude Mediaset «l'ordinanza di oggi non censura Internet ma ne allarga i confini. Tutti gli editori, Mediaset in testa, possono ora investire nella propria offerta gratuita sul web a beneficio dei navigatori, certi di un contesto di regole definite. Tutti gli operatori Internet, a cominciare da Youtube, potranno stringere accordi con Mediaset e gli altri editori in un quadro di legalità e di reciproca soddisfazione».
Presa di posizione necessaria perché anche la rete ha bisogno di regole o intollerabile restrizione della libertà, anzi curiosità, personale?
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