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02 luglio 2010
All'alba di un nuovo illuminismo
Dentro una tavoletta di alluminio, che pesa settecento grammi, spessa 13 millimetri e più piccola di una fotocopia, fibrilla per almeno dieci ore il cuore yankee dell'iPad.
Possiamo scrivere, leggere, creare, guardare, comunicare tutto quello che siamo capaci di immaginare e di fare e la cosa più semplice sarà quella di leggere un libro o un giornale.
iPad cancellerà lentamente ciò che noi oggi chiamiamo cultura sino alla sua rivoluzionaria mutazione in un sapere nuovo? Certo segnerà la linea di demarcazione tra "l'ultimo dono di Dio" - la comunicazione a stampa con i caratteri mobili secondo quanto andava affermando Lutero intorno al 1517, quando denunciava le indulgenze inaugurando l'allontanamento dal papato e garantendosi una diffusione verticale delle sue idee grazie alla stampa - e la suprema deroga digitale annunciata, questa volta proprio da un papa, Joseph Ratzinger.
Per tentare di capire dove ci troviamo oggi saliamo sulla macchina del tempo e facciamo un viaggio a ritroso fino a guardare dentro la prima officina del libro.
Siamo nel 1455 a Magonza. Gutenberg, inizia la stampa della Bibbia delle 42 linee, opera in due ingombranti volumi che rappresenta, per convenzione, la prova in vitro che i caratteri mobili (inventati da chi?) funzionano e registrano il pensiero, duplicandolo velocemente e all'infinito.
Poco più tardi, nel 1500, il tipografo veneziano Aldo Manuzio ridisegna la proto-editoria gutenberghiana, pomposa e clericale, e avvia un progetto culturale degno di una moderna casa editrice, classici latini e greci, edizioni tascabili e raffinate.
A Parigi, nel 1751, Diderot e d'Alambert pubblicano il primo dei trentadue volumi dell'Encyclopédie: più che un fenomeno editoriale, è una saetta che squarcia le tenebre dell'ignoranza, una rivoluzione che neppure la condanna della Chiesa riuscirà a fermare.
1798, il praghese Aloys Senefelder inventa la stampa litografica: chimica naturale su matrici di pietra, la cui evoluzione in quelle in alluminio (offset) diventerà la tecnica ancora oggi usata per stampare libri e giornali.
1886, il newyorchese Ottmar Mergenthaler inventa la macchina-fonderia di caratteri in grado di comporre 6.000 lettere/ora anziché le 1.200 del compositore a mano. Una rivoluzione produttiva per libri e soprattutto giornali che, grazie alle tipografiche a motore, avranno una dinamica esponenziale.
1939, l'anglosassone Penguin Books, archetipo di tutta la produzione editoriale del tascabile a basso costo, fagociterà lentamente il libro in doppio petto. Che non appaia una cosa da poco: si raggiungerà un traguardo di divulgazione e conoscenza globale, ma sarà anche l'inizio della fine dell'epopea gutenberghiana.
La fotografia soppianta la redazione del piombo relativamente per poco, giusto il tempo perché Bill Gates - con il suo Windows battezzato dentro un cielo azzurro, un prato verde, un bimbo che corre e la scritta "Il campo non ha più steccato, il futuro non ha più limiti" - e Steve Jobs, già padre del Macintosh e ora dell'iPad, aggiungano un capitolo sul posto che occupa l'uomo nell'Universo fisico e sulle sue relazioni con tutto ciò che si può toccare.
Internet è un vero dono per l'umanità, annuncia Benedetto XVI nella Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali del 2009 e, mentre invita i giovani ad evangelizzare il continente digitale, li esorta però ad escludere ciò che alimenta l'odio, svilisce la bellezza della sessualità umana, sfrutta gli indifesi.
Sarà la mela dell'Apple l'icona sacerdotale che, ricordandoci il peccato originale del mondo fisico, ci accompagnerà nei sistemi informatici del cyberspazio dove non si simula la vita e ciò che accade può essere terribilmente reale: anche lì, in una miserabile prospettiva di replicanti, un nuovo peccato originale si è compiuto per la caramella del pedofilo morsicata da un bimbo.
Sentiamo che la scienza ci investe e ci supera alla velocità della luce, sentiamo il bisogno di guardarci indietro, toccare rassicurati la carta stampata, ma senza angosce e senza rimpianti.
Noi ci troviamo pressappoco all'alba di un nuovo illuminismo.
Non ci resta che cercare di goderci lo spettacolo dentro la nostra modernità così come hanno fatto gli enciclopedisti, loro sono ancora al nostro fianco e come noi trattengono il respiro.
Francesco Pirella
Filo d'arcal, giugno 2010
*Francesco Pirella é conservatore di Armus-Archivio Museo della Stampa di Genova.
*pubblicato per gentile concessione dell'autore.
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