Nel luglio del 2006 si spegneva uno dei sociologi più importanti ed influenti nello studio dei mezzi di comunicazione. Il suo impegno e le sue ricerche continuano a parlare per lui, come dimostra il libro uscito postumo il cui titolo originale suona Media and Morality. On the rise of the Mediapolis. In questo appassionato saggio Silverstone mette a nudo il rapporto tra i media e l'uomo o meglio l'uomo cosmopolita che abita il villaggio globale. Tra una chiacchierata e l'altra con personaggi illustri del calibro di Hanna Arendt, Ulrich Beck ed Emmanuel Levinas (ma anche tanti altri), il lettore è coinvolto in un articolato dibattito sulla società post moderna e il ruolo sempre più insistente dei media all'interno di essa, il cui risultato si traduce con la nascita di un nuovo spazio: la “mediapolis”. La mediapolis (invenzione lessicale dall'autore) è il mondo con cui tutti noi entriamo in contatto attraverso i mezzi di comunicazione, un fenomeno globale che porta oltre i confini convenzionali e allo stesso tempo si rivela un contesto contraddittorio e dinamico. Proprio per tutti questi motivi la mediapolis, secondo Silverstone, non può e non deve essere lasciata a se stessa. Non è necessario essere degli esperti per sapere che oramai i mezzi di comunicazione di massa rivestono un ruolo centrale nella vita di tutti i giorni: da essi dipendiamo per tessere le relazioni senza le quali la vita sociale sarebbe impensabile e sempre da essi riceviamo informazioni sulla realtà che ci circonda. Con il concetto di mediapolis si evidenzia così l'esistenza di una “seconda natura”, la quale ci mette a disposizione le risorse per vivere nella società di oggi, ci aiuta a capire il mondo e ad agire nelle nostre pratiche sociali.
Al termine di tali premesse l'autore ci fa scontrare con un “ma”: quanto detto fino a qui mostra il potere (nel senso di potenziale) che i mass media hanno acquisito negli ultimi anni, un potere che se mal gestito può offuscare e distorcere la rappresentazione della realtà. La visione dei mezzi di comunicazione, come arma a doppio taglio, porta Silverstone a suggerire alcune proposte per un loro uso più consapevole e competente. Il libro ci indirizza così verso la strada della responsabilità: quasi un appello al recupero del senso civico di tutti i soggetti coinvolti nella mediapolis. Un vero richiamo al “cittadino critico perduto”, in grado di analizzare i simboli con cui entra in contatto quotidianamente. Le riflessioni del sociologo inglese ci permettono di capire quale ruolo importante rivesta la nostra conoscenza sui media: essi hanno la capacità unica di presentare e rappresentare il mondo e costituiscono una parte integrante della polis moderna. Una polis che per sopravvivere necessità d’ospitalità, giustizia, responsabilità e partecipazione. Senza le giuste competenze mediatiche la comunicazione può essere controproducente, ecco perché Silverstone sembra quasi urlare: “abbiamo bisogno di saper comunicare e di saper muoverci tra i mezzi di comunicazione per vivere dignitosamente nel mondo globale!”.
Senza dubbio consiglio la lettura di questo saggio agli studiosi della comunicazione, a chi lavora o vorrebbe lavorare in questo settore, ma anche a coloro i quali siano incuriositi da questa materia. Attraverso una scrittura accurata e una ricerca meticolosa (come mostra il numero e lo spessore delle note) il libro va alla continua caccia dell'attenzione del lettore, mostrandosi particolarmente sensibile alla comprensione di quest'ultimo fino al limite delle ripetizioni concettuali. Il messaggio dell'autore arriva forte e chiaro: le sorti della mediapolis dipendono da tutti, nessuno escluso.
Roberta Leone
Roger Silverstone
Mediapolis. La responsabilità dei media nella civiltà globale
Milano, Vita e Pensiero, 2009, 311 pp.
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