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28 ottobre 2010
Riprendiamoci la facoltà di distinguere ciò che è vero da quello che non lo è!
Se l’intento di Cass R. Sunstein era quello di farci venire dei dubbi su tutto quello che sappiamo e che crediamo, penso che il suo obiettivo sia stato più che raggiunto. Con semplicità ci prende per mano e ci accompagna nel mondo che sta dietro alla realtà, ci porta lì dove tutto il sapere viene creato e ci spiega i meccanismi. Ci fa capire come sia facile omologare il proprio pensiero alle altre persone e come non ci pensiamo due volte a estremizzarlo al massimo se ci sentiamo spalleggiati. L’autore utilizza sempre un linguaggio molto scorrevole (o comunque così l’ha tradotto Lucia Cornalba) e con esempi pratici, tratti dalla Storia, fa valere ancor di più le sue tesi.
Lì per lì ci si sente delle persone stupide, senza personalità, però proseguendo con la lettura ci risulta quasi inevitabile tutto questo. I gossip, i rumors, le false dicerie, come le si voglia chiamare, si diffondono peggio di un’epidemia di colera ai tempi della Guerra dei Cent’anni, ma perché? Tutti ne sono colpiti, e lo sono sempre stati, dalla nascita della parola. Verrebbe da pensare che nessuno ha abbastanza coraggio, voglia o cervello da riuscire a smontare una bugia, però in ogni pagina del libro ci rendiamo sempre più conto di far parte anche noi di quel processo di diffusione e creazione di calunnie. Sarà capitato a chiunque di credere a qualcosa solo perché una persona fidata ha detto che era vero. Oppure non avere quasi il coraggio di far valere le proprie opinioni solo perché il nostro era il pensiero meno quotato. A volte è più semplice allinearsi alle argomentazioni degli altri, perché se sono in tanti sarà il pensiero giusto, o, ancora peggio, perché si potrebbe essere emarginati, e questa è un’epoca in cui l’uomo è solo e sempre più isolato, quindi si ricerca l’unione con qualcuno, anche se questa arriva a scapito delle nostre idee.
Un problema grosso si ha quando è una fonte autorevole a diffondere falsità, è quasi inevitabile non crederci, anche dopo che le nostre conoscenze personali hanno ripassato approfonditamente tutto il nostro sapere e che mette in dubbio quell’argomento. A questo punto però tutte le nostre barriere cadono e lietamente ci adeguiamo a quello che è il sapere comune e condiviso da tutti. Ancora di più, se quello che ci viene “svelato” è quello che già credevamo, ci facciamo cullare nella consapevolezza di aver ragione.
Chi ha quest’autorevolezza di fonte importante dovrebbe saper gestire, o imparare a farlo, il proprio potere e cercare di scoprire ciò che veramente è la realtà, prima di dare in pasto all’opinione pubblica persone comuni o personaggi famosi solo perché “si dice che”. Un esempio, riguardo il potere dei mass media, lo ritroviamo quando vengono create prime pagine e grandi titoli con la notizia che una persona è un delinquente, un molestatore, o chissà di quale reato viene accusato; quando però questa stessa persona, dopo lunghi processi, viene scagionata, la notizia nei giornali e nei tg viene relegata a 5 righe in una zona della pagina che difficilmente attirerà il nostro sguardo. Dunque quella persona per noi sarà sempre ingiustamente una cattiva persona solo perché è facile denigrare qualcuno, ma è difficile risollevare la sua reputazione.
Con l’avanzare sempre più impetuoso di internet tutti i processi vengono estremizzati, sia in bene che in male. Il web è una potente macchina di informazione, con il problema però che non tutti i siti hanno la stessa visibilità, quindi c’è comunque il rischio che proprio quella notizia che dice la verità non verrà messa in primo piano da nessun motore di ricerca e quindi si perderà nella moltitudine di siti. Al contrario saranno visibili tutti gli altri che non apportano nessun valore aggiunto.
Una soluzione per proteggersi dalle ondate di disinformazione e sapere condizionato sarebbe quindi il chilling effect (la censura), sarebbe però chiaramente molto dannoso alla storia dell’umanità. C’è da chiedersi se a volte non è più dannosa la libera circolazione delle idee, o il suo impedimento. In ogni caso, visto che dopo tante lotte, abbiamo la libertà di stampa, e ci teniamo a conservarla, nell’ultima parte del suo libro, Sunstein fa alcune proposte per regolamentare il flusso di pensieri personali. Quindi sbaglia dovrebbe ritrattare nel momento in cui la notizia si rivelasse falsa mentre nel mondo di internet dovrebbe svilupparsi il diritto di segnalare e richiedere la rimozione di una notizia non vera.
Non ci resta che informarci il più possibile per creare la nostra opinione così da non credere incondizionatamente a ciò che ci viene detto; soprattutto dovremmo dotarci di forza di volontà e far valere ciò che riteniamo sia vero, perché, chi lo sa, potremmo essere convincenti e portare dalla nostra parte altre persone, e assieme diffondere quello che può essere il giusto pensiero.
Silvia Dessì
Cass R. Sunstein
Voci, gossip e false dicerie.
Come si diffondono, perché ci crediamo, come possiamo difenderci
Milano, Feltrinelli, 2010, 106 pp.
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