Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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27 novembre 2010

Amleto

Piedi nudi, vestiti bianchi, sei attori in piedi faccia al pubblico ed Amleto (Alex Sassatelli) vestito di scuro inginocchiato a destra quasi in proscenio davanti ad una scacchiera. Un lungo silenzio segue l'apertura del sipario. Attorno teli pesanti rossicci chiudono la scena sui tre lati. Di scatto Amleto fa cadere tutti i pezzi della scacchiera vestiti come gli attori che all'unisono crollano a terra come i loro corrispondenti inanimati.
Così inizia l'Amleto curato da Maria Grazia Cipriani per il Teatro del Carretto. Un allestimento di sicuro interesse, benché in alcune parti disomogeneo. Attraverso una recitazione caricata e stravolta al limite della falsità, suoni ed effetti luminosi che ricordano da vicino gli stilemi dei film thriller si snoda la vicenda del principe di Danimarca. E qui è forse il primo e principale punto debole dell'allestimento. Difatti, benché gli effetti luminosi e sonori siano sapientemente orchestrati dall'ingegnere del suono Hubert Westkemper, a teatro è estremamente difficile indurre nello spettatore la medesima tensione, la quasi paura, che al contrario un film è in grado di realizzare.
I teli laterali che costituiscono la semplice scenografia sono poi continuamente attraversati dagli attori in un sapiente gioco di entrate/uscite capace di non far mai calare l'interesse del pubblico.
Gli attori dimostrano inoltre una straordinaria capacità di utilizzo del corpo. La recitazione è difatti non solo caricata nella voce, ma anche negli atteggiamenti e nei movimenti. Ogni emozione ed ogni gesto sono estremizzati, al limite della stilizzazione. Si tratta di una recitazione antinaturalistica per addizione, nella quale cioè consapevolmente si enfatizzano emozioni, gesti ed azioni per meglio rappresentarne l'essenza sfuggendo al semplice e banale (e tecnicamente irrealizzabile) naturalismo. E questo è il tratto più interessante dell'intero allestimento. Una recitazione che non rinuncia alle emozioni ma che al tempo stesso cerca di allontanarsi dal linguaggio scenico dominante.
Ma forse rendendosi conto che lo spettacolo corre il rischio di prendersi troppo sul serio, ecco che la regista Maria Grazia Cipriani inserisce il colpo di genio. Una esilarante danza dei morti sulle note della Marcia funebre per marionetta di Charles Gounod (quella della serie Alfred Hitchcock presenta). Mentre Amleto è difatti completamente concentrato ad osservare la statuina di uno scheletro, entrano gli altri attori in completo bianco e maschera da teschio e si lanciano in un balletto nel quale, abbandonando l'atmosfera cupa e lugubre, prendono le movenze dei clown. A prima vista quindi questo brano parrebbe non c'entrare nulla col resto dello spettacolo. Ma non è così. La danza dei morti è la presa in giro, il distacco critico dall'atmosfera seria e caricata di tutto il resto dell'allestimento.
Interessante è infine il rapporto di Amleto con la scacchiera ed i suoi pezzi. Ora, se è ovvio che essi rappresentano i personaggi nelle mani di Amleto (gioco di una mente bambina e malata?) – si veda a questo proposito la bellissima scena del duello con Laerte e l'ecatombe conseguente prima mimata e raccontata con i pezzi e poi rappresentata in carne e ossa in maniera completamente muta e stilizzata – è altrettanto vero che il gioco non è portato sino in fondo. Difatti se in certi momenti i personaggi entrano in scena come richiamati di Amleto attraverso il loro simulacro, in altri l'azione procede in maniera completamente autonoma rispetto alla scacchiera abbandonata per terra. E non vi è una un'apparente spiegazione a questo doppio binario. Peccato, perché l'idea, sebbene non nuovissima ma sino ad ora applicata quasi esclusivamente ai testi di Beckett (ed in particolare a Finale di partita), potenzialmente foriera di infinite soluzioni, giochi scenici ed approfondimenti del rapporto di Amleto con gli altri personaggi, non viene condotta sino alle sue estremamente conseguenze.
Andrea Scarel

Amleto, da William Shakespeare
Con Alex Sassatelli, Elsa Bossi, Giacomo Vezzani, Giacomo Pecchia, Nicolò Belliti, Carlo Gambaro, Jonathan Bertolai
Scene e costumi di Graziano GregoriSuono di Hubert Westkemper
Luci di Angelo Linzalata
Adattamento e regia di Maria Grazia Cipriani
Produzione Teatro del Carretto
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