Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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30 novembre 2010

"La vita non è sempre degna di essere vissuta"

di Giulio Mozzi
"Mi pare che ciò che ha fatto Mario Monicelli, gettandosi dalla finestra dell'ospedale dov'era ricoverato per un tumore alla prostata, non sia molto diverso da ciò che hanno fatto Eluana Englaro e Piergiorgio Welby. Certo, vi è qualche differenza: Welby, non essendo in grado di ammazzarsi da solo, dovette ricorrere all'aiuto di un'altra persona; Eluana Englaro fu uccisa, in esecuzione di una volontà da lei espressa prima dell'incidente che la ridusse in stato vegetativo, dopo una lunga battaglia legale condotta dal padre. Ma, come si vede, sono differenze procedurali. La sostanza è la stessa: una persona ritiene che le cure alle quali è sottoposta siano una forma di accanimento, e preferisce morire subito.
Ma ho l'impressione che la somiglianza non venga colta. Perfino Il foglio celebra il grande regista anziché stigmatizzarlo come esponente della "cultura della morte".
*segnalato da Alberto Cavallo

1 commento:

mmilan ha detto...

Si dovrebbe stare molto attenti a dire "uccisa" quando si commentano storie così estreme e delicate. E prima di definire Mario Monicelli un esponente della "cultura della morte" dovremmo vedere molte volte le scene finali del suo film più importante "La Grande Guerra" in cui il soldato (Alberto Sordi) grida nel modo più alto e più umano lo scandalo per chi decide di mandare a morte un uomo

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