Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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15 febbraio 2011

La rivoluzione lunga


Raymond Williams, critico inglese del Novecento, definisce la rivoluzione portata dalla stampa "rivoluzione lunga", in quanto l'adattamento a questo nuovo medium fu molto graduale, pertanto si pone una domanda: «Se una rivoluzione non avviene rapidamente, può essere vista comunque come una rivoluzione?».
Da questa domanda si può partire per presentare il libro di Briggs e Burke, Storia sociale di media, pubblicato dal Mulino in una nuova edizione.
Gli autori fanno un lungo excursus di tutte le invenzioni nel campo dei media e ve ne aggiungono altre, che hanno contribuito a sviluppare il campo della comunicazione. Accanto a radio, televisioni, giornali e internet troviamo la storia della ferrovia, della macchina a vapore, delle poste, delle navi, del telegrafo e di come queste abbiano favorito la nascita dei mezzi di comunicazione.
L'assunto del libro è contestualizzare storicamente la nascita dei media che hanno cambiato il modo di vivere e di pensare del mondo intero.  Si pone l'accento sul fatto che i media possano convivere tra di loro, nonostante l'avvento di mezzi di comunicazione più nuovi: la stampa è nata nel Quattrocento, ma continua a vivere, nonstante siano nate prima la radio, poi la televisione ed inseguito internet.
I giornali hanno saputo sopravvivere, adeguandosi all'arrivo della "concorrenza", rimodernandosi ed adattandosi alle esigenze del pubblico.
Gli autori distinguono anche i luoghi nei quali la storia della comunicazione si sviluppa. Si inizia con le piazze mediovali, si passa ai salotti borghesi, ai caffé letterari, al dopolavoro ferroviari, i cinema, le televisioni, fino ai forum su internet. Briggs e Burke fanno il giro del mondo per far comprendere al lettore l'evoluzione del media. Analizzano principalmente gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, ma non mancano di citare anche altri paesi, tra i quali la Svezia, il Giappone, i Paesi Bassi e l'Olanda. Danno poco spazio all'Italia: nel capitolo sulla radio non citano quasi per niente l'utilizzo che ne fa Mussolini durante il periodo fascista. Tralasciano, quindi, un esempio chiarissimo dell'uso della radio per fare propaganda.
L'analisi di tutti i media è vista sotto molti punti: iniziano sempre con l'invenzione del pro dotto, descrivendone prima l'inventore, poi il funzionamento con termini tecnici (spesso fin troppo tecnici), raccontano la sua evoluzione e le sue implicazioni storico sociali.
Danno ampio spazio a tutte le correnti di pensiero, senza mai stroncarle, spesso però dilungandosi in particolari superflui alla funzionalità del libro.
Nel quinto capitolo, si indica un paradigma che raggruppa i mass media moderni, definendo in tre parole la loro mission: informare, istruire e intrattenere.
Queste sono le qualità di cui si avvalgono radio, televisione, stampa, cinema e internet. Tutti questi media cercano un canale informativo, per poter rendere partecipe il pubblico di cosa accade nel mondo oppure raccontare avvenimenti del passato. Telegiornali, dossier, documentari, articoli specifici sono le armi per informare gli utenti.
La funzione istruttiva consente un'alfabetizzazione del fruitore, che sia dall'apprendere l'abc per leggere e scrivere oppure per imparare ad usare una nuova tecnologia.
L'intrattenimento è visto come il trait d'union di tutti i media, che fin dall'inizio della loro storia hanno avuto una componente ludica.
Gli autori dipanano la storia del video games, come precursore dei moderni personal computer e come gli stessi giochi abbiano avvicinato le persone all'utilizzo del computer e poi di internet.
Anche radio, televisione e cinema sono fondati principalmente sull'intrattenimento. Si è partiti con un pubblico che doveva adattarsi ai programmi o film trasmessi, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui sono i media che devono parcellizzarsi per adattarsi ad un determinato tipo di pubblico.
Briggs e Burke raccontano la storia della comunicazione sotto molti punti di vista, integrando la descrizione di alcune invezioni tecnologiche, che hanno favorito lo sviluppo dei media.
Spiegano come l'utilizzo dei media abbia contribuito alla nascita e alla formazione di una sfera pubblica.
Al contrario di molti libri sulla comunicazione, non demonizzano i mass media, ma ne forniscono una storia approfondita, contestualizzandola nei vari periodi storici, in maniera neutrale.
Giorgia Bertagna




Asa Briggs, Peter Burke
Storia sociale dei media. Da Gutenberg a Internet
Bologna, Il Mulino, 2010,  540 p.
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