Questa settimana, ero ospite a casa della mia ragazza e ho avuto l'occasione di affrontare un dibattito sull'identità storico-politica del fascismo, con una delle sue coinquiline.
Si ragionava sulla complessità attuale del panorama politico e sociale italiano, e sul fatto che oggi, ci si trova spesso di fronte ad apologeti illegittimi ed offensivi nei confronti di un contesto storico che non hanno (fortunatamente per loro) vissuto. Nello sproloquio, riferivo proprio del mio istinto rispettoso nei confronti di chi parla con cognizione. Pur non rispecchiandomi del tutto nella concezione di Voltaire, riguardante il confronto dialettico ed il rispetto incondizionato di qualsiasi idea altrui, credo che un novantenne, il quale ha vissuto il Ventennio fascista e ne difende, seppur in maniera oltranzistica, gli ideali, meriti, comunque la si pensi, un grande rispetto. Penso questo, perchè credo che la storia, contemporanea, moderna, o di qualsiasi altro periodo, rimanga un argomento al quale ci si debba accostare con grande sensibilità e, in alcuni casi, con senso di rinuncia alla critica ideologica. Risulterà sempre arduo, ascoltare certe versioni storiche, cogliendone gli accenti enfatici, di chi le racconta da protagonista orgoglioso, ma quello che sottolineavo e precisavo con la mia interlocutrice, è la differenza specifica nel conferire legittimità ad un discorso, a seconda del soggetto narrante. Mi riferisco ai ventenni impettiti, che manifestano ogni anno, accostando i propri anfibi neri a slogan violenti, antisemiti, figli di un'epoca che ha lasciato all'Italia, evidentemente poca consapevolezza ed etica, almeno per quanto riguarda le nuove generazioni, delle quali ovviamente faccio parte.
Questo tipo di involuzioni culturali, non rispecchiano però la fisionomia di gruppi politici extraparlamentari, ma, come dimostra la cronaca politica di questa settimana, si ravvisano anche a livello istituzionale. Mi riferisco all'ennesimo schiaffo al pudore, da parte della politica italiana, più precisamente, dal senatore pidiellino Cristiano De Eccher seguito dai colleghi senatori Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Achille Totaro e Egidio Digilio, che il 29 marzo, hanno proposto, con decreto di legge, la cancellazione dalla Costituzione, della dodicesima disposizione transitoria e finale che vieta la riorganizzazione del partito fascista.
A mio parere, questi figuri prestati alla politica, non riusciranno mai, sia per ragioni tecniche che per il pericolo di perdita di un consenso già inesistente, a far approvare una simile scempiaggine, ma rimane comunque un preoccupante segnale politico, che agli occhi di chi guarda al lungo periodo, suona come inquietante.
Federico Italiano