Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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09 ottobre 2011

Scrittura e lettura: Se una notte d'inverno un viaggiatore

Un lettore, una lettrice e un non lettore. Uno scrittore e un falsario. Questi sono i personaggi di Se una notte d’inverno un viaggiatore, opera di Italo Calvino pubblicata nel 1979.
Non la storia di un lettore qualsiasi, ma è la tua storia: sei un lettore attento, interessato. Una mattina entri in libreria e ti lasci avvolgere dalla curiosità per un titolo ipotetico, Se una notte d’inverno un viaggiatore. Hai voglia di farti trasportare in un'altra dimensione, il titolo ti piace, ti ricorda quei romanzi dell’ottocento che iniziavano tutti in una notte buia e tempestosa. Vai a casa, ti sistemi sulla tua poltrona e inizi a leggere il romanzo. Dopo il primo capitolo, però, ti rendi conto che le pagine a seguire sono bianche e, in preda al desiderio di sapere come andrà a finire, ti rechi in libreria per segnalare il problema. Ecco che, in mezzo ai libri, entra nel tuo campo visivo la Lettrice: anche lei ha comprato lo stesso libro e ha riscontrato lo stesso errore di stampa. Decidete di mettervi insieme sulle tracce del manoscritto, iniziano così le vostre incalzanti avventure che vi porteranno a incominciare dieci libri diversi senza riuscire a portarne a termine nemmeno uno.
È un’opera caratterizzata dal senso d’attesa di suspense tipica dell’incipit: lo scopo di Calvino è, infatti, quello di scrivere un libro di soli inizi, in quanto il momento iniziale della lettura è quello contraddistinto dalla maggiore tensione e curiosità. L’incipit è il momento in cui tutte le speranze del lettore non sono ancora state disattese dallo scorrere della storia, il momento in cui il romanzo che si sta iniziando può prendere la forma di tutti i romanzi possibili.
Queste è l’idea iniziale da cui parte l’autore che, per contestualizzarla, crea una cornice essenziale: la storia del lettore. I personaggi, infatti, sono funzionali a una riflessione sul romanzo considerato da ogni punto di vista. Per quanto riguarda l’atto della lettura, Se una notte d’inverno un viaggiatore offre un campionario di modi di leggere: abbiamo la lettura professione del dottor Cadavegna, un editore, che rimpiange l’epoca della sua infanzia in cui leggere era solo un piacere, la lettura erudita dei professori universitari che mirano solo a trovare conferma di nozioni acquisite. Abbiamo poi la lettura elettronica di Lotaria, sorella della Lettrice, che consiste nell’analisi delle liste di vocaboli del testo disposte, grazie a un software in ordine di frequenza. C’è poi la lettura normale della Lettrice che legge solo per il piacere di leggere e un personaggio, Irnerio, che ha deciso di smettere di leggere: dopo aver disimparato a leggere, processo molto più difficile di quello opposto, usa i libri solo come oggetti da cui ricavare sculture.
È presente, inoltre, una riflessione sulla scrittura, incarnata dallo scrittore Silas Flannery che esprime l’utopia calviniana di poter scrivere tutti i romanzi possibili e, allo stesso tempo, vagheggia una scrittura in cui l’autore è assente dicendo “come scriverei bene se non ci fossi”.
Infine ogni incipit appartiene a generi letterari differenti: si passa dal romanzo psicologico, al thriller, dallo stile del racconto erotico giapponese al romanzo rivoluzionario russo.
Riporto in conclusione, un brano del libro appartenente al diario di Silas Flannery, che si interroga sulla possibilità di una scrittura e di una lettura oggettiva, prescindendo dall’individualità dello scrittore e del lettore, uno dei punti culminanti della riflessione di Calvino contenuta nell’opera.

"Ho letto in un libro che l’oggettività del pensiero si può esprimere usando il verso alla terza persona impersonale: dire non “io penso”, ma “pensa”, come si dice “piove”. C’è del pensiero nell’universo, questa è la constatazione da cui dobbiamo partire ogni volta. […] solo quando mi verrà naturale d’usare il verbo scrivere all’impersonale potrò sperare che attraverso di me s’esprima qualcosa di meno limitato che l’individualità del singolo. E per il verbo leggere? Si potrà dire “oggi legge“ come si dice “oggi piove”? a pensarci bene, la lettura è un atto necessariamente individuale, molto più dello scrivere. Ammesso che la scrittura riesca a superare la limitatezza dell’autore, essa continuerà ad avere senso solo quando verrà letta da una persona singola e attraverserà i suoi circuiti mentali". 

Martina Zavagna

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