Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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06 dicembre 2011

Entrare e uscire dalle parole

L'intervista ad Ivo Carezzano* ha suscitato, almeno in me, non pochi spunti di ondivaga riflessione e mi ha portato a fantasticare, non trovo verbo più adatto sinceramente, su ciò che può essere, oggi, il giornalista. Ed il primo concetto ad essere richiamato alla mia mente è stato quello di società liquida, coniato dal celebre sociologo polacco Zygmunt Bauman: davvero le relazioni, i sentimenti e gli esseri umani stessi assumono nella realtà contemporanea contorni sempre meno definiti. Di conseguenza, dal momento che nascono e si strutturano come un'appendice/creazione dell'uomo, anche diverse professioni seguono questa scia incerta.
E per farsene un'idea è sufficiente citare solo poche righe dell'intervista a Carezzano e, in particolare, il punto in cui dice che "è stato ucciso il giornalista, ma per ricrearsi, perchè dalle ceneri di un vecchio giornalismo ne nasca uno nuovo."Il che ci suggerisce, in buona sostanza, che ciò che è stato, in questa professione, non esiste più e che quello che sarà è, di fatto, tutto da inventare, da immaginare. Ecco perchè il verbo fantasticare è stato usato nell'incipit di questo intervento con tanta disinvoltura. Il fatto è che "[...] allora mancavano le notizie, [...] oggi le notizie sono infinite e il giornalista deve essere capace di selezionare dando un senso logico e soprattutto un senso utile. Uno non fa il giornale per informare e basta; lo fa per informare e formare." Già. Al punto che, sempre più bombardati da informazioni, il livello di attenzione del pubblico è piuttosto basso e si ringalluzzisce solo quando la notizia assume i contorni di una super-notizia, di un segreto venuto a galla, di una soffiata (leak). Ma purtroppo Wikileaks è un fenomeno sporadico mentre per il resto occorre confrontarsi con ciò che offre la routine quotidiana. E' sempre, a mio avviso, la curiosità a rendere il giornalista un vero giornalista ma è pur vero che senza un'adeguata preparazione culturale e un amore autentico per la parola a prescindere da tutto, non si può neppure cercare di raggiungere quel duplice obiettivo che è dato dall'informazione e dalla formazione.
La preghiera dei laici, in un mondo in cui la religione è stata ridotta quasi ad un feticcio, rischia di cadere nel vento, come una voce che giunge ad orecchie sorde, parole scritte (o digitate) che arrivano ad occhi ciechi, come una preghiera, appunto, che cerca invano di toccare un cuore troppo duro.
Eppure, il cammino impervio e le mille difficoltà rendono la sfida ancora più affascinante.
Michele Archinà

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