Nessuno vent’anni fa avrebbe mai immaginato che un giorno i grandi colossi dell’informazione, dalla carta stampata ai notiziari televisivi internazionali, si sarebbero dovuti “piegare” alla forza di un comune cellulare. Eppure gli ultimi grandi eventi che hanno catturato l’attenzione di tutto il mondo sono stati raccontati, non attraverso immagini raccolte da cameraman professionisti, accompagnati da voci fuori campo di inviati specializzati in cronaca estera, bensì da foto, video e commenti realizzati tramite telefoni cellulari, iPhone, palmari, ecc.
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28 marzo 2012
L'alleanza fra cittadini 2.0 e professionisti dell’informazione
Questo è il futuro del giornalismo
Nessuno vent’anni fa avrebbe mai immaginato che un giorno i grandi colossi dell’informazione, dalla carta stampata ai notiziari televisivi internazionali, si sarebbero dovuti “piegare” alla forza di un comune cellulare. Eppure gli ultimi grandi eventi che hanno catturato l’attenzione di tutto il mondo sono stati raccontati, non attraverso immagini raccolte da cameraman professionisti, accompagnati da voci fuori campo di inviati specializzati in cronaca estera, bensì da foto, video e commenti realizzati tramite telefoni cellulari, iPhone, palmari, ecc.
Nessuno vent’anni fa avrebbe mai immaginato che un giorno i grandi colossi dell’informazione, dalla carta stampata ai notiziari televisivi internazionali, si sarebbero dovuti “piegare” alla forza di un comune cellulare. Eppure gli ultimi grandi eventi che hanno catturato l’attenzione di tutto il mondo sono stati raccontati, non attraverso immagini raccolte da cameraman professionisti, accompagnati da voci fuori campo di inviati specializzati in cronaca estera, bensì da foto, video e commenti realizzati tramite telefoni cellulari, iPhone, palmari, ecc.
Tuttavia, Augusto Valeriani, ricercatore della Facoltà di Scienze Politiche di Bologna, non si ferma alla sola analisi del cambiamento che il web 2.0 ha portato nel mondo dell’informazione: i nuovi mezzi informatici e i social media, infatti, hanno profondamente modificato anche il mondo della diplomazia e della politica internazionale.
Non si può, quindi, raccontare la rivoluzione che il Twitter factor ha portato nella professione giornalistica senza prendere in considerazione il fatto che anche i più potenti capi di Stato, le ONG internazionali, e persino le guide delle organizzazioni criminali come Al Qaeda negli ultimi anni sono stati costretti a fare i conti con internet e i social networks.
Molti sono gli esempi raccontati nel libro, dai giornalisti che ottengono importanti interviste “via blog”, fino ai grandi risvolti politici che Wikileaks ha portato nella diplomazia internazionale.
I giornalisti “vecchio stampo” stanno combattendo contro i citizen juornalist, così come i vecchi diplomatici stanno facendo i conti con i nuovi citizen diplomats: come uscirne?
Valeriani propone una via d’uscita pressoché inesplorata, ma che quasi certamente sarà la soluzione da mettere in atto se si vogliono salvare sia il giornalismo, sia la credibilità della politica internazionale: “alleanza” è la parola chiave che utilizza l’autore per parlare dei futuri rapporti che dovranno necessariamente nascere fra giornalisti professionisti e dilettanti del web, così come fra i vecchi politici in carriera che a stento conoscono internet e i loro elettori che ormai non prendono più nessuna decisione senza aver chiesto prima il parere in una web community.
In futuro non potranno certo mancare gli approfondimenti e le critiche riguardo ai grandi e piccoli eventi che muovono il mondo. Non si riesce ad immaginare un giornale riempito unicamente da foto scattate con un comune cellulare e testi riempiti da commenti dei lettori o di giornalisti improvvisati: serve qualcuno che conosca il mestiere, ma per non perdere il posto il vecchio giornalista con penna e taccuino deve modernizzarsi. Spazio allora ai nuovi marchingegni elettronici e, perché no, anche a un pizzico di umiltà nel chiedere un contributo ai dilettanti del web, i quali, magari non conoscono la “regola delle 5w”, ma comprendono perfettamente la potenza di Twitter, Facebook, o il social network di turno.
La novità del libro non risiede tanto nella scelta dell’argomento (le librerie si stanno riempiendo di saggi che cercano di sviscerare il tema dei social network), quanto piuttosto nell’analisi delle conseguenze che i nuovi mezzi di comunicazione hanno provocato nel mestiere del giornalista e il conseguente e necessario confronto con i cambiamenti politici che ha provocato a livello internazionale.
Dal programma TV del Presidente Chávez Aló Presidente, al blogger egiziano convertito in miccia della primavera araba; dal nuovo portale d’informazione africano Afrigator.com, al “twittericidio” della giornalista Octavia Nasr; dall’invasione degli Istituti Confucio in tutto il mondo, al profilo su Second Life del Dipartimento di Stato americano: la carta vincente di questo saggio è il percorso guidato attraverso numerosi esempi di realtà che si sono trasformate grazie ai social media. La lettura, in questo modo, diventa scorrevole e lascia spazio anche a considerazioni personali e ipotesi riguardo al futuro dell’informazione e delle relazioni internazionali.
Marta Farruggia
Augusto Valeriani
Twitter factor. Come i nuovi media cambiano la politica internazionale
Roma-Bari, Laterza, 2011, 171 pp.
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