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28 aprile 2012
Net feminism. Donne, rete e informazione
Net feminism è un movimento che promuove, attraverso le tecnologie, campagne e idee per "femminizzare la Rete". La rete è donna e permette alle donne di uscire dal posto minoritario che occupano nei media tradizionali e far sentire la propria voce, diffondere un nuovo modo di far informazione, un interpretazione diversa dei fatti. Ancora oggi, purtroppo, l'ottica maschilista porta a vedere l'uomo come eroe e la donna come oggetto. Bisogna sovvertire quest'ottica e il web permette di fare ciò. Apre un mondo di possibilità al giornalismo femminile. Con questo termine non si intende quel tipo di giornalismo velleitario,forse un po' futile come le riviste di moda o di costume. Si intende il giornalismo fatto dalle donne che si occupano di tutti le tematiche dell'informazione (dalla politica allo sport) proprio come fanno gli uomini.
Il tema trattato nell'ambito del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia è, dunque, quello dell'informazione al femminile con uno sguardo ottimista verso le nuove possibilità che la rete offre. La giornalista Barbara Sgarzi sostiene che il web si basa sulla logica dello sharing, della condivisione, del dono. Ma non è un dono gratuito, è qualcosa che torna indietro in termini di visibilità e riconoscimento. Questo ben lo sanno le giornaliste sedute al tavolo che hanno ottenuto grandi successi in rete. Raffaella Menichini lavora da quattro anni nella piattaforma online del quotidiano "La Repubblica". Lei ha vissuto sulla propria pelle il passaggio dalla carta stampata al web e, per forza di cose, si è dovuta convertire a questa nuova tecnologia. Ha dovuto cambiare il suo modo di scrivere e soprattutto ha dovuto abituarsi all'idea di non avere più a che fare con un fruitore passivo dell'informazione, ma con lettore partecipe del processo, che commenta, critica e dialoga con il giornalista. Il web crea nuove possibilità, apre nuove finestre sul mondo, offre la possibilità di creare più facilmente una rete di contatti. La giornalista afferma che sono soprattutto le donne ad usufruire di queste nuove possibilità, forse proprio perché sono consapevoli dell'enorme forza che ha il mondo online. Una forza ancora tutta da sfruttare. Ricollegandosi a quest'ultimo pensiero, la giornalista di Radio Popolare nonché nota blogger (il suo blog è uno dei più seguiti in Italia), Marina Petrillo sostiene come gli uomini che riescono a sfruttare i social media lo fanno grazie a una sensibilità femminile. Infatti, è inutile negarlo, le differenze di genere esistono ma non sono da intendere in ottica negativa. La donna ha generalmente una sensibilità maggiore degli uomini ed è proprio questa sua sensibilità che le permette di interpretare i fatti in maniera differente, di "legare i fili" delle narrazioni, di vedere particolari che potrebbero sfuggire ad un occhio maschile.
Serena Danna, giornalista del "Corriere della sera" e curatrice del blog femminista 27sima Ora, nel suo intervento focalizza l'attenzione sull'uso sbagliato del termine ragazza. Potrebbe apparire un problema linguistico di forma, ma non è così. Il termine "girl" implica la giovane età, l'inesperienza e mette in posizione di inferiorità rispetto agli uomini (che non vengono chiamati ragazzi). Dobbiamo imparare a chiamarci donne e a non sentirci inappropriate quando entriamo nella "stanza dei bottoni".
Il panel si conclude con una nota critica. Nonostante tutto l'ottimismo verso quelli che vengono definiti nuovi media e che ormai non sono più tanto nuovi, nel mondo online purtroppo si stanno riproponendo le stesse dinamiche del mondo offline. Siamo lontani dalla realizzazione dei sogni delle cyberfemministe degli anni Novanta. Ma in fondo il web è una strada che si sta iniziando ora a percorrere e non sappiamo ancora bene dove ci porterà. C'è ancora posto per la speranza.
Anna Lucia Dimasi
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