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24 aprile 2012
"Zagreb": noi e loro, i buoni e i cattivi, nel primo romanzo di Arturo Robertazzi
"E sì, domani si parte. Mi
aspetta una bella settimana: due presentazioni di Zagreb, una a Genova e
una a Perugia [...]. Chi vive all'estero lo sa, ogni volta è un po’ diverso: ci sono quelle volte che proprio
non vuoi tornare, perché magari a Berlino è arrivata la primavera e non te la
vuoi perdere o magari perché di sentire l’italiano ovunque attorno a te proprio
non ti va; ci sono quelle volte che viaggi con poca voglia, poi arrivi, e ti
accorgi di essere contento di aver messo piede in Italia; e ci sono quelle
volte, un po’ più rare, per la verità, in cui non vedi l’ora di arrivare. Sarà il
sole, la cucina, l’italianeità, la famigghia, insomma, questa volta ho proprio
voglia di scendere. In
effetti, un po’ emigrante mi sento. E in fondo, un po’ lo sono"
Sono queste le prime righe del blog di Arturo Robertazzi, "Destinazione Cuore Stomaco e
Cervello". Nato a Napoli nel 1977, salernitano, chimico teorico alla Freie Universität, musicista in un gruppo
elettro-rock, esperto di nuove frontiere del giornalismo (lo dimostra il suo
intervento nel mese di marzo 2012 nell'ambito della conferenza organizzata al
BerioCafè di Genova dal gruppo di blogger LeDita). Non ancora impressionati? Arturo -@ArtNite,
per il popolo di Twitter, che lo conosce e lo segue- è diventato di recente
anche autore di un romanzo, Zagreb,
pubblicato da Aìsara, che ha già riscosso un buon successo. L'autore, dal discreto fascino underground, ha presentato il suo libro
questo pomeriggio (24 aprile 2012 alle ore 18) alla libreria BooksIn di Vico
del Fieno, a Genova.
“Buonasera. Cosa devo dire?”: questo
l’esordio sui generis dell’autore,
vuoi per l’imbarazzo, vuoi per il clima poco accademico e piuttosto familiare
che si respirava da BooksIn. A dire il vero, tutto l’incontro è stato un po’ sui generis, in perfetto stile
berlinese: incalzato dalle domande del moderatore ed accompagnato dalla presenza
irruente di una giovane "Vorleserin” che ha recitato estratti del libro, Arturo
ha raccontato cos’è Zagreb. Si
tratta di un romanzo ambientato nella ex-Jugoslavia, nel periodo delle Guerre Balcaniche. E tuttavia, serbi, croati, bosniaci, musulmani, i
popoli coinvolti nello scontro, non compaiono in senso stretto nel romanzo di
@ArtNite, il quale racconta non tanto la guerra fatta al fronte, quanto piuttosto lo strazio di una quotidianità devastata e
insopportabile, più letale di ogni bomba. Niente sarà più come prima. Lo capiscono
i protagonisti del libro, i quali prendono consapevolezza dello strappo che una guerra di questa portata si trascina
dietro: la dicotomia noi-loro (e gli annessi vincitori-vinti,
ragione-torto) si impone, e anche gli “amici” diventano “nemici”, in quel
grande vuoto di senso che la guerra si porta dietro.
Tanti i temi affrontati dall'autore, dall'impiego in guerra di più di 3 mila bambini soldato, all’incertezza per il
futuro di questi popoli nostri “dirimpettai” che sognano di migrare in Italia, la terra promessa a sole 10 ore di nave. Non solo guerra, dunque: Arturo, italiano di nascita, berlinese
d’adozione, cosmopolita di professione, racconta anche una storia di migranti come lui, che hanno cercato e cercano tuttora fortuna altrove, in un’Italia
che, talvolta, non li sa e non li vuole accogliere e che tende piuttosto ad
appiattirli sullo stereotipo di un “loro” svuotato di senso e privato di una storia. L'autore invita ognuno di
noi a riflettere sul presente, su come certe dinamiche di pregiudizio e
ritrosia continuino a proporsi: “anche se noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti”,
praticamente. La citazione di De Andrè sembra venire proprio a proposito: lo cantava già lui qualche anno fa, e la situazione italiana -e di Genova in particolare- non sembra affatto cambiata: paura del diverso, xenofobia, esacerbati dibattiti sull'opportunità o meno della costruzione di una moschea infiammano proprio in questi giorni gli animi dei genovesi. L'intervento di Robertazzi capita proprio ad hoc e fa riflettere anche i più insospettabili di noi, che da sempre si auto-assolvono.
La scelta dell'ambientazione è suggestiva: si tratta di una guerra
di circa 20 anni fa, dunque né troppo lontana, né vicina nel tempo, al
contrario molto vicina nello spazio, ma in qualche modo allontanata dal clamore
mediatico, che l’ha trasposta in un' altrove indefinito. Perché
proprio questa scelta, apparentemente immotivata? E' un progetto intavolato ormai da dieci anni, racconta l’autore, rivelando il
suo interesse per un periodo storico molto intenso, che portava con sé i resti della caduta del muro di Berlino, la fine del Comunismo e la guerra del Kosovo.
Non poteva non parlarne, dice Arturo, che racconta le sue storie in bilico tra
un bianco e nero sbiadito e un rosso intenso, colore onirico che da
voce ai sogni tormentati dei protagonisti. Romanzo sinestetico, è stato
definito. E, direi, a ragione.
Un "bravo", dunque, al poliedrico
Robertazzi, che spazia dalla scienza, alla tecnica, all’arte, alla letteratura,
dando saggio del suo amore per l’arte di Schiele (da cui ha preso spunto per “dipingere”
qualche scena del suo romanzo). L’inizio
di un grande e meritato successo di un giovane che si distingue all’estero ed è
apprezzato a casa propria: sulla scia di Missincat (giovane cantante del
panorama indie, come molti altri immigrata a Berlino per fare successo),
@ArtNite è l’ennesimo cervello in fuga, che però, in questo caso, torna a condividere
con noi le sue scoperte e i suoi successi.
Non da ultimo, @ArtNite sarà
anche ospite di Librinnovando (festival organizzato dalla Facoltà di Giornalismo
dell’Università degli Studi di Tor Vergata, che si terrà il 27-28 aprile 2012)
per parlare di ebook e nuovi mezzi di comunicazione digitale. Zagreb, infatti, è già disponibile anche
nella versione eZagreb, con contenuti
inediti e tante novità.
Elettra Antognetti
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