Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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08 giugno 2012

Tempi duri per il giornalismo di qualità

“Se al giornalista si impone la museruola, è la democrazia a essere strangolata”. Parola di Stephan Russ-Mohl docente di Giornalismo a Lugano nell'Università della Svizzera italiana e direttore di EJO, European Journalism Observatory. C'è da crederci. Il suo compendio teorico e pratico sul Fare giornalismo presenta subito una atipicità: è scritto da un accademico e non da un vero e proprio giornalista. Anche se Russ-Mohl come è solito definire lui stesso, sovente “si sporca le mani” collaborando attivamente con diversi giornali. Definirlo un manuale brillante, dedicato solamente agli aspiranti giornalisti, sarebbe riduttivo. Vuole essere un compendio per i giovani che si vogliono avvicinare alla professione e un ulteriore stimolo per i professionisti nel loro quotidiano lavoro di redazione e di management. L'autore colloca la sua opera come un ponte tra le generazioni che permetta di trarre insegnamenti dal passato in termini di professionalità, indipendenza e credibilità senza però tralasciare le potenzialità future del giornalismo. Il volume risulta scorrevole e mai banale e soprattutto vuole essere informativo.  C'è subito un aspetto da chiarire. Fare Giornalismo presenta un punto debole per ammissione dello stesso autore: concentra la sua attenzione sulla stampa. È una scelta ben precisa. Russ-Mohl non ha dubbi: “il mestiere si impara al meglio dai quotidiani”. Un mestiere che presenta differenti sfumature a seconda del diverso contesto geografico e culturale ma il professore svizzero supera questi ostacoli operando una netta distinzione tra i diversi modelli: italiano e anglosassone in testa. Ma avendo un unico obiettivo comune: la ricerca e la finalità di una professione che faccia della qualità e dell'obiettività la sua arma vincente. Compito ancora più difficile in Italia dove l'indipendenza da qualsiasi forma di potere si scontra inevitabilmente con la precisa scelta editoriale dei quotidiani. Ecco svelato il tallone d'Achille del giornalismo “oggettivo”. L'informazione nostrana definita “plagiata” da John Street e “dimezzata” da Giampaolo Pansa deve quindi superare il parallelismo tra media e politica. Il sostanziale collateralismo tra giornalismo e potere politico ed economico mina, così, la credibilità dell'intero settore. Inoltre in Italia per raggiungere pubblici sempre più vasti e numerosi si segue la strada del sensazionalismo e della spettacolarizzazione fino ad arrivare ai titoli “gridati”. Russ-Mohl però ha l'antidoto giusto: consigli pratici, utili e preziosi che permettono di perseguire un esercizio di bella scrittura rimanendo il più possibile ancorati alla realtà dei fatti. O meglio alle numerose sfaccettature della realtà che devono essere scandagliate e analizzate. Perché fare giornalismo è in primo luogo sinonimo di ricerca, indagine, investimento, controllo. Significa non accontentarsi, ampliare le proprie prospettive, non perdere nemmeno un dettaglio. Utile e pratica la parte dedicata alle responsabilità del giornalista dove ci si addentra nei meandri del diritto dell'informazione in Italia al fine di svelare i limiti della professione e tutelare la figura del giornalista. Davvero interessante e ricco di spunti il capitolo relativo alla deontologia professionale e alle “vittime”delle notizie- come le definisce Russ-Mohl – ossia coloro che hanno subito un danno per negligenza o irresponsabilità del giornalista. Come si vede l'autore svizzero spiega le regole di un mestiere affascinante ma non dimentica gli aspetti critici che contraddistinguono il giornalismo. Questa ingegnosa ricerca di autocritica, cosa rara in un mestiere talvolta ovattato, incontra altri aspetti: la crescente dipendenza del giornalismo dalle pubbliche relazioni e il futuro incerto ai tempi di Internet, in cui nessuno è disposto a pagare per le notizie e per l'approfondimento competente.
Un manuale che si presenta come una via al giornalismo in cui non mancano la scorrevolezza di esposizione, l'ironia e l'atteggiamento culturale fermo e deciso di chi vuole un giornalismo migliore.
Andrea Ghiazza

Stephan Russ-Mohl
Fare giornalismo
Bologna, Il Mulino, 2011, 219 pp.
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