"Fai quello che sai fare meglio e
metti un link a tutto il resto"
Jeff Jarvis, BuzzMachine, 2007
Janis Krums e l’aereo precipitato nel fiume Hudson, il terremoto dell’Aquila, l’assassinio di Neda Agha-Soltan durante una manifestazione a Teheran, Alberto Macaluso e il deragliamento di un treno merci a Viareggio, la disperazione di una mamma, Patrizia Moretti, per l’assurda morte del figlio Federico Aldrovandi a Ferrara. Cinque storie apparentemente così distanti non sono accumunate solo dall’essere accadute nello stesso anno - il 2009 - ma anche da un nuovo modo di elaborare le notizie, diventandone parte attiva, facendo cadere l’antiquata barriera tra media e pubblico. Sergio Maistrello parla di un vero e proprio"nuovo ecosistema" in cui,grazie alle nuove possibilità tecnologiche, chiunque armato di buona volontà può assolvere il compito di diffondere l’informazione presso i propri simili, essere"citizen journalist", cittadino attivo al servizio della comunità. Tutto ciò si sviluppa attraverso il Web, la rete che abbatte ogni confine spazio temporale, travolge le gerarchie dei ruoli trasformandoci in testimoni di eventi tragici o inaspettati, dando voce a ciò che senza queste nuove frontiere probabilmente non sarebbe stato degno di nota o volontariamente nascosto. È il mondo di Internet, grande piattaforma libera,dove al posto di concorrenza e competizione subentrano collaborazione e cooperazione con lo scopo di poter sempre migliorare grazie al contributo altrui. Questo specchio della realtà che permette infinite possibilità di aggregazione e creatività uniche nel loro genere si diffonde concretamente all’inizio del nuovo millennio. Con la nascita del Web 2.0 prende avvio un processo di grande cambiamento che agevolerà notevolmente le nostre vite, incentivando talvolta la pigrizia, ma rendendoci più autonomi e consapevoli. A tutt’oggi le sorprese che il Web ci riserva per il futuro sono ancora molte, essendo la rete un qualcosa di pulsante in continua crescita e trasformazione. In questi anni abbiamo assistito all’esplosione dei così detti social media come blog, wiki, podcasting e social network dove gli individui per la prima volta si autopropongono con le loro idee, passioni e saperi a tutti gli interessati con lo scopo della condivisione e della creazione di una più ampia rete. Dopo averci guidati attraverso le novità più originali in materia di comunicazione e rapporti sociali via Web, Maistrello conduce un’accurata analisi su come le aziende giornalistiche abbiano reagito alla dirompente nascita della società digitale. Nel mondo dove "tutti possono comunicare con tutti in qualunque momento" l’industria editoriale deve essere in grado di sapersi reinventare,puntando sul valore aggiuntivo del proprio lavoro e su ciò che può essere realizzato meglio degli altri,ovvero sulla qualità. I primi a comprendere la nuova logica del mercato sono stati gli Stati Uniti dove da anni le redazioni si stanno riorganizzando,avviandosi verso una maggiore interazione con il proprio pubblico, auspicando trasparenza e migliore integrazione tra carta e Web. In Italia invece si respira riluttanza verso questo nuovo modo di concepire il giornalismo e l’unico quotidiano a tener testa ai giornali esteri nella corsa all’integrazione del web fino al 2010 è stato "La Repubblica". In questo clima non sono mancati esperimenti di ispirazione straniera come "Il Post", quotidiano online diretto da Luca Sofri, Dig It esperimento di "giornalismo on demand" al servizio delle inchieste o YouReporter.it piattaforma italiana di videogiornalismo creata nel 2007 da due ventenni milanesi. È certo che chi vuole sopravvivere deve necessariamente sapersi adattare alle nuove forme di comunicazione, senza sentirsi sopraffatto dalla vastità delle risorse, ma sfruttandole come nuova opportunità di lavoro e interazione. L’informazione diviene sempre più spontanea e di conseguenza veritiera e libera, magari lasciando anche un po’di spazio alla creatività dei più giovani che spesso nel Web si sentono a casa.
Ludovica Brunamonti
Sergio Maistrello
Giornalismo e nuovi media.
L’informazione al tempo del citizen journalism
Milano, Apogeo, 2010, 228 pp.
Nessun commento:
Posta un commento