Le riviste dell'informazione
- Bollettino LSDI
- British Journalism Review
- Columbia Journalism Review
- Comunicatori & Comunicazione
- Cuadernos des Periodistas
- Digital Journalism
- Etudes de communication
- Image of the Journalist in Popular Culture Journal
- International Journal of Press Politics
- Journal of Computer-Mediated Communication
- Journalism
- Journalism Practice
- Journalism Studies
- Key4biz.it
- Le Temps des médias
- Les Cahiers du Journalisme
- Media2000
- Mediascape Journal
- Nieman Reports
- Prima comunicazione
- Problemi dell'informazione
- Tabloid
26 ottobre 2012
I giovani “choosy”
La monotonia del posto fisso e la decadenza giuridica del lavoro: ovvero il governo dei non-retori
Se si dovesse consegnare un “pagellino” di valutazione pseudo-scolastica agli attuali inquilini di Palazzo Chigi, la sezione “retorica/dialettica/espressività” riceverebbe una bella insufficienza, con tanto di biasimo da parte della commissione giudicatrice. Ebbene, in questi quasi dodici mesi di governo tecnico Monti e compari hanno fatto pressoché di tutto per smuovere l’opinione pubblica (peraltro neanche troppo tenera nei loro confronti) con trovate, pensieri, riflessioni, dichiarazioni e battute a dir poco sconvolgenti e scioccanti, sentenze da far rabbrividire persino il peggiore degli imbonitori. Mattatori per eccellenza di questo delirio comunicativo sono stati il premier e la solita Elsa Fornero: a loro, difatti, va attribuita la teoria dell’impiego fisso monotono e il postulato del dinamismo del precariato, il nuovo scandaloso assioma giuridico del lavoro come non-diritto (presentato in anteprima in un’intervista all’Economist) e, ultimo in ordine di pronunciamento, la condanna inquisitoria dei giovani italiani, definiti con un pizzico di inappropriata estero-anglofilia, choosy, ovvero “schizzinosi” e capricciosi di fronte a un mercato del lavoro elastico, flessibile e in perenne movimento che non permette scelte discrezionali e arbitrarie. Insomma, il consesso ministeriale post-Berlusconismo è sempre più una desolante miniera di illazioni, offese, parole confuse, vilipendi, fraintendimenti, minacce velate e demagogia di terza scelta e le dovute conseguenze di questi atteggiamenti retorici, ovvero la moltitudine di indignati – specie giovani – che affollano le bacheche dei network sociali con violenti contro-insulti al mittente, dimostrano che questo Governo, già aspramente criticato per i cospicui tagli, il pressing fiscale e le varie ghigliottinate al sistema degli enti locali, non sappia neanche parlare ed esprimersi correttamente, perlomeno con una terminologia adeguata a rapportarsi con l’odierno complesso contesto sociale. Fallimento professionale di portavoce, addetti stampa, manager della comunicazione e filosofi-retori al servizio del sovrano? Chi può dirlo.
Le carenze espressive di Monti, Fornero & co. non sono tuttavia uno strumento subdolo e velato per mobilitare, facendola infuriare e scatenare uno tsunami di tweet, share, post e creazioni artistico-grafiche di protesta, l’opinione pubblica, né rappresentano la metamorfosi verbale delle loro teorie. Chi mai avrebbe il coraggio di affermare, intenzionalmente e consapevolmente, che il lavoro non è un diritto? Quale sarebbe l’individuo capace di bollare impietosamente come “schizzinosi” (oppure, à la mode anglaise, choosy) una moltitudine di under-30, fra cui brillanti laureati, ingegnosi dottori, elastici freelance e menti raffinate, impantanati nel baratro della disoccupazione e del precariato? E fatemi il nome del politico di turno fermamente convinto della monotonia del posto fisso e della necessità di una migrazione professionale da un impiego all’altro. Nessuno, infatti. Nessuno.
La questione è invece più semplice. Presidente e ministri sono solo pessimi retori, scarsi parlatori, latori di un’espressività verbale carente, inadeguata, ambigua e aperta alle più svariate interpretazioni. Il chiosare che “il lavoro non è un diritto” indica la mancanza – in questo caso della sig.ra Fornero – di chiarezza nella stesura di un discorso ben più articolato e argomentato, mal riassumibile nella forma base soggetto-verbo-complemento, l’accoppiata posto fisso monotono e precariato “divertente” suggerisce d’altro canto un maldestro tentativo di soffocamento degli allarmismi e delle preoccupazioni sociali, come pure il “famigerato” choosy tenta (senza successo) la strada anglofila (e modaiola) della mitigazione linguistica di un concetto considerato poco assimilabile se espresso nell’idioma nazionale.
Dunque, dobbiamo ancora inorridire di fronte a un Governo poco cauto persino nel risolvere problematiche unicamente orali e retoriche? L’unica soluzione è forse l’attesa di un nuovo esecutivo capace almeno di parlare bene e di esprimersi correttamente, notabili che possano dimostrare – in mancanza di altre doti – il minimo senso della lingua, il suo utilizzo e le sue strategie. Anche con l’ausilio di pratici manuali consultativi per demagoghi principianti.
Paolo Giorcelli
____
Archivio blog
- dic 2024 (1)
- nov 2024 (2)
- ott 2024 (1)
- set 2024 (2)
- giu 2024 (1)
- feb 2024 (1)
- gen 2024 (1)
- nov 2023 (1)
- ott 2023 (1)
- set 2023 (1)
- ago 2023 (1)
- giu 2023 (2)
- mag 2023 (1)
- apr 2023 (2)
- mar 2023 (2)
- feb 2023 (1)
- gen 2023 (2)
- dic 2022 (3)
- ott 2022 (1)
- ago 2022 (1)
- lug 2022 (2)
- giu 2022 (3)
- mag 2022 (4)
- apr 2022 (5)
- mar 2022 (2)
- feb 2022 (6)
- gen 2022 (1)
- dic 2021 (4)
- nov 2021 (8)
- ott 2021 (9)
- set 2021 (4)
- ago 2021 (3)
- lug 2021 (5)
- giu 2021 (5)
- mag 2021 (1)
- apr 2021 (4)
- mar 2021 (7)
- feb 2021 (3)
- gen 2021 (4)
- dic 2020 (2)
- nov 2020 (2)
- ott 2020 (2)
- set 2020 (1)
- ago 2020 (3)
- lug 2020 (1)
- giu 2020 (5)
- mag 2020 (2)
- apr 2020 (2)
- mar 2020 (1)
- feb 2020 (6)
- gen 2020 (9)
- dic 2019 (11)
- nov 2019 (9)
- ott 2019 (15)
- set 2019 (6)
- ago 2019 (5)
- lug 2019 (5)
- giu 2019 (9)
- mag 2019 (5)
- apr 2019 (6)
- mar 2019 (6)
- feb 2019 (13)
- gen 2019 (13)
- dic 2018 (14)
- ott 2018 (15)
- set 2018 (12)
- ago 2018 (2)
- lug 2018 (7)
- giu 2018 (6)
- mag 2018 (10)
- apr 2018 (8)
- mar 2018 (11)
- feb 2018 (7)
- gen 2018 (11)
- dic 2017 (11)
- nov 2017 (11)
- ott 2017 (7)
- set 2017 (9)
- ago 2017 (6)
- lug 2017 (2)
- giu 2017 (12)
- mag 2017 (13)
- apr 2017 (8)
- mar 2017 (7)
- feb 2017 (9)
- gen 2017 (6)
- dic 2016 (6)
- nov 2016 (17)
- ott 2016 (10)
- set 2016 (11)
- ago 2016 (1)
- lug 2016 (4)
- giu 2016 (10)
- mag 2016 (13)
- apr 2016 (12)
- mar 2016 (4)
- feb 2016 (11)
- gen 2016 (12)
- dic 2015 (11)
- nov 2015 (4)
- ott 2015 (6)
- set 2015 (9)
- ago 2015 (6)
- lug 2015 (3)
- giu 2015 (6)
- mag 2015 (10)
- apr 2015 (8)
- mar 2015 (12)
- feb 2015 (11)
- gen 2015 (4)
- dic 2014 (7)
- nov 2014 (5)
- ott 2014 (10)
- set 2014 (6)
- ago 2014 (1)
- lug 2014 (6)
- giu 2014 (14)
- mag 2014 (10)
- apr 2014 (4)
- mar 2014 (11)
- feb 2014 (10)
- gen 2014 (12)
- dic 2013 (20)
- nov 2013 (9)
- ott 2013 (9)
- set 2013 (4)
- ago 2013 (8)
- lug 2013 (8)
- giu 2013 (20)
- mag 2013 (13)
- apr 2013 (9)
- mar 2013 (11)
- feb 2013 (16)
- gen 2013 (8)
- dic 2012 (10)
- nov 2012 (8)
- ott 2012 (16)
- set 2012 (12)
- ago 2012 (5)
- lug 2012 (12)
- giu 2012 (27)
- mag 2012 (35)
- apr 2012 (21)
- mar 2012 (19)
- feb 2012 (21)
- gen 2012 (26)
- dic 2011 (20)
- nov 2011 (16)
- ott 2011 (30)
- set 2011 (10)
- ago 2011 (5)
- lug 2011 (14)
- giu 2011 (19)
- mag 2011 (24)
- apr 2011 (15)
- mar 2011 (18)
- feb 2011 (25)
- gen 2011 (18)
- dic 2010 (14)
- nov 2010 (15)
- ott 2010 (10)
- set 2010 (9)
- ago 2010 (6)
- lug 2010 (8)
- giu 2010 (12)
- mag 2010 (18)
- apr 2010 (20)
- mar 2010 (12)
- feb 2010 (23)
- gen 2010 (22)
- dic 2009 (18)
- nov 2009 (26)
- ott 2009 (25)
- set 2009 (14)
- ago 2009 (12)
- lug 2009 (16)
- giu 2009 (11)
- mag 2009 (17)
- apr 2009 (15)
- mar 2009 (18)
- feb 2009 (6)
- gen 2009 (13)
- dic 2008 (18)
- nov 2008 (37)
- ott 2008 (30)
- set 2008 (22)
- ago 2008 (6)
- lug 2008 (35)
- giu 2008 (5)
- mag 2001 (1)
Copyright
Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.
1 commento:
Sempre critiche a questi giovani: Prima erano bamboccioni ora sono schizzinosi! Mi schiero a favore degli attuali ventenni perché hanno molte difficolta causate dagli industriali italiani ed europei che, in questi ultimi 25 anni, hanno portato il lavoro in oriente senza pensare alle nuove generazioni. So che è squallido criticare un defunto ma non dimentico la battuta del banchiere Tommaso Padoa Schippa) che definiva i giovani “ bamboccioni!” perche stavano a casa con i genitori fino a eta avanzata. Mi sono documentato scrupolosamente e risulta che Tommaso Padoa Schioppa esce di casa a 20 anni, da Trieste va all’ università Bocconi per 5 anni (quasi sei per la precisione) poi va alla MIT di Boston negli Stati Uniti, per altri 5-6 anni. Tra le due prestigiose scuole fa il militare nell’esercito italiano con il grado di ufficiale e nei 18 mesi di naia 12mesi le sono pagati con regolare stipendio di sottotenente. Facciamo due conti 12 anni per gli studi universitari, più due di militare si arriva a 14 anni sommati ai 20dell’età si arriva all’ età di 34 anni. Mi chiedo: Chi ha pagato vitto, alloggio, viaggi (treno + aereo) e vestiario per i 12 anni di studi a questo Bamboccione? E’ semplice: Il papa Fabio Padoa Schippa amministratore delegato delle Assicurazioni Generali. Gli unici quattrini che guadagna il diligente Tommaso sono lo stipendio da militare. La sua carriera professionale inizia nell’anno 1968 alla Brenninkmeyer per poi passare alla Banca d’Italia e all’università in qualità di professore. Il signore in questione( nato nel 1940) si fece mantenere da papa fino a 38 anni circa, anche se da Fabio Fazio, ha detto che il bamboccione lo ha fatto fino a 20 anni. !! Morale: ragazzi quando vi insultano con questi nomignoli sorvolate e studiate più di chi vi critica. Questa è la migliore risposta!
Antonio Bovetti.
Posta un commento