Avvenimenti simili,
storie simili negli stessi luoghi. La Libia oramai post-rivoluzione, ancora e
chissà per quanto tempo in trasformazione, dal vecchio regime, condannato da
molti ma combattuto veramente solo ora, alle nuove speranze, con tutte le
possibili contraddizioni e possibilità presenti in quella che è stata a tutti
gli effetti una guerra civile. Questo l’estratto dell’esperienza dei due
fotoreporter Stefano Citati e Fabio Bucciarelli impegnati nella descrizione dei mutamenti in corso di svolgimento
in un mondo non così lontano dal nostro.
Citati e
Bucciarelli vivono sulla loro
pelle gli avvenimenti del conflitto a noi più vicino dai tempi della guerra nei
Balcani degli anni ’90, rendendoci partecipi delle loro vicende, vivendo, in
certi frangenti, alla giornata. Descrivono le collaborazioni e gli incontri tra
colleghi di altre nazioni, gli spostamenti da e verso la linea del fronte,
attraverso confini, incrociando le storie degli Shabab, i combattenti ribelli
opposti alle milizie governative, vivendo il loro modo di combattere e
dovendosi talvolta affidare a quella che resta ancora l’arma migliore di chi fa
il loro mestiere, l’istinto affinato nel corso delle loro esperienze in giro
per il mondo.
Vicende simili ma uguali,
mai pienamente confrontabili. La Libia appunto, uno dei teatri mondiali in cui
le conseguenze della ormai celebre primavera araba scoppiata nel 2010 in
Tunisia si sono fatte sentire in modo magari non così dissimile, almeno nella
forma, da altri scenari, come in Egitto o ancora oggi in Siria, ma a noi
comunque legato anche e soprattutto da un punto di vista storico e geografico
più o meno recente.
Nelle loro
descrizioni, i due autori evidenziano anche le loro incertezze, i timori legati
alle loro vicende e ancora emerge la consapevolezza che, nel mondo moderno,
l’attenzione può mutare in breve tempo. Uno scenario caldo e appetibile fino a
pochi giorni prima, non sembra più così interessante, fino a che non si
riaccende l’interesse per un fatto eclatante, sensazionale e tragico allo
stesso tempo. Ecco che allora la ricerca dello scoop dell’ultima parte del
libro diventa motivo di rinnovato interesse, specie per chi si ritrova estraneo
a quelle vicende; per alcuni diventa più di una semplice notizia, è un fatto di
storia vissuto con consapevolezza, per altri è un traguardo, mentre per altri
ancora diventa una notizia da ridistribuire, proveniente da uno scenario che
stava perdendo a poco a poco visibilità.
Davide Baino
Fabio Bucciarelli - Stefano Citati
L’odore della guerra. Inviati al fronte
Prefazione di Mimmo Càndito
Roma, Aliberti, 2012, 165 pp.
Aliberti editore S.L. Roma
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