Per preparare questo esame, ho dovuto scegliere una figura nel panorama culturale italiano moderno o contemporaneo che fosse rilevante sia per la sua attività di giornalista che di scrittore. Così, senza sapere quasi nulla sui personaggi indicati dal docente, la mia scelta è caduta quasi per istinto, su Dino Buzzati. Oggi, che ho scoperto Buzzati, mi sento arricchita e riempita dalle pagine che ho letteralmente divorato sulla vita e l’attività giornalistico/letteraria dell’autore bellunese.
Un uomo che nasce per scrivere, un uomo che vive per raccontare, un uomo che osserva per commentare, un uomo che fa dei suoi talenti e delle sue passioni la sua professione.
Chi non sognerebbe la vita e la carriera di Buzzati, un ragazzo che appena ventiduenne varca la soglia del “Corriere delle Sera” diventandone una delle firme più prestigiose di sempre.
Buzzati lo si descrive come un giornalista scrupoloso, attento, preciso, immediato nel linguaggio e nelle tecniche espressive, uno scrittore esemplare che straborda di fantasia e spunti creativi, eppure ciò che lo rende il Dino Buzzati che io ho apprezzato, e per il quale ho deciso di scrivere questa breve nota, è l’umiltà.
A Buzzati vengono assegnati i compiti e gli incarichi più svariati, comincia con la cronaca musicale, diventa inviato di guerra, scrive di cronaca nera, riveste il ruolo di critico d’ arte, di cronista di mostre, di critico teatrale e cinematografico, non esita ad esporsi come critico letterario, tratta in modo esemplare temi alpinistici, si improvvisa egregiamente cronista sportivo per il Giro d’Italia, riempie con i suoi racconti settimanali ed elzeviri, dirige “La Domenica del Corriere”, scrive per Fellini, e l’elenco potrebbe continuare includendo la sua produzione letteraria.
Tutto è eseguito in modo magistrale, ottenendo successi, complimenti ed apprezzamenti da un pubblico sempre più vasto. Eppure Buzzati non assume mai l’atteggiamento di giornalista snob e presuntuoso, più volte traspare la sua paura di non essere all’altezza delle mansioni affidategli, di non essere adatto a quell’incarico, di non saperne abbastanza. Tutti sintomi che dimostrano la sua estrema volontà di precisione, di svolgere con coscienza e accuratezza il lavoro affidatogli.
Forse leggere Buzzati mi ha fatto capire ancora di più che ansie, paura di non farcela, dubbi sulle proprie capacità, fanno parte dell’uomo, e che anche i grandi uomini ne sono stati vittime. Ma reagire, affrontare con impegno, costanza e passione la vita quotidiana, ripagherà.
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