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12 giugno 2013
Parola chiave: consapevolezza
Quando si studiano i processi che hanno portato all’informazione odierna ci si rende immediatamente conto dell’importanza che la struttura della società civile ha da sempre rivestito riguardo l’informazione. I detentori del potere, Regnanti e Chiese, hanno capito più di 500 anni fa l’importanza della gestione e della manipolazione del cosiddetto “quarto potere”: l’informazione. La richiesta di informazione va di pari passo con l’aumento della consapevolezza, quindi dell’istruzione delle popolazioni dei vari Stati.
Nel '400 - '500 non si
sentiva il bisogno di un’informazione critica sull’operato di chi deteneva il
potere in quanto questo proveniva da Dio e quindi era ricoperto da una sorta di
scudo divino. A mio parere, nel tempo, la situazione nella sostanza non è
cambiata di molto.
Il Novecento è stato
caratterizzato dalle forti ideologie predominanti, nazionalsocialista e comunista,
che hanno veicolato l’opinione pubblica verso le tre grandi catastrofi del XX secolo:
la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale e la guerra fredda. Attraverso
censura e propaganda si sono creati nemici ed eroi che hanno portato intere popolazioni
allo scontro, alla sofferenza e alla fame.
Con l’aumento delle
democrazie e dei nuovi valori post-materialistici i governi democratici hanno
incontrato la necessità di spostare l’attenzione verso nuovi desideri, nuovi
bisogni, nuove questioni e soprattutto nuovi modi per controllare le tecnologie
e il consenso.
Così, prendendo ad
esempio il nostro paese, l’utilizzo di una nuova fonte di intrattenimento
alternativo a quella esistente e poco divertente quale è stato l’avvento di Mediaset
in Italia ha permesso la discesa in politica nel 1993 di Silvio Berlusconi
“colui che piace alle casalinghe”. Il suo impero mediatico gli ha consentito di
attirare a sé nuove fasce di “consumatori” grazie al proprio prodotto di
intrattenimento: uno specchietto per le allodole fatto di gambe al vento,
costumi succinti, notizie velate e nascoste e notizie falsificate ad arte. La
critica del nulla e il nulla dove la critica era necessaria.
L’avvento di internet,
in particolar modo dei social network, ha sicuramente consentito un’apertura
dal punto di vista della critica e un aumento della partecipazione diretta dei cittadini
alle tematiche che si presentano di giorno in giorno ma ha anche provocato un’emorragia
di notizie false e l’aumento di specchietti per le allodole.
Non riesco a
comprendere la lotta al “mi piace” utilizzando e pubblicando notizie senza nemmeno
averle verificate. In particolare mi riferisco ad un video apparso in questi
giorni sul social network facebook. Il video in questione proviene dalla Spagna
ed è intitolato Dopo aver visto questo video non berrai mai più la Coca Cola (bibita nota in tutto il mondo). Questo, a mio parere è un ottimo esempio di
specchietto per le allodole all’interno della lotta al “mi piace”: viene
ripresa una persona che mette in un pentolino la bibita accendendo la fiamma e
aspettando una mezzora. Dopo la mezzora, per ragioni puramente chimiche, il
liquido diventa denso e scuro e alla fine del cortometraggio appare una scritta
“PENSA A COSA BEVI!”. Qualsiasi persona che si diletti minimamente di cucina sa
benissimo che questo processo è normale in qualsiasi composto liquido che contenga
zucchero e acqua ma il web si è scatenato contro la bevanda. Ora ci si potrebbe
chiedere: questo cosa centra con la gestione del potere e dell’informazione? Questo è un ottimo
esempio di come la corsa alla notizia flash e al “mi piace” abbia completamente
fatto venir meno la verifica di quello che si legge e soprattutto di quello che
si pubblica. Le nuove tecnologie permettono a tutti di diventare fonti
dell’informazione ma questo dovrebbe avvenire di pari passo con la
consapevolezza delle persone, proprio come nel 600, la maggiore consapevolezza
della borghesia inglese ha fatto sì che si verificasse il processo che ha
portato alla libertà di stampa e opinione.
Sheila Badano
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