Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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27 giugno 2013

Tutto quello che avreste voluto sapere sul giornalismo internazionale (ma non avete mai osato chiedere)

Jean-Paul Marthoz, giornalista, scrittore, docente di giornalismo internazionale presso l’Università Cattolica di Lovanio, consigliere del Comitato per la protezione dei giornalisti, ex direttore dell’informazione presso la Human Rights Watch, è senza ombra di dubbio un personaggio poliedrico. Nel suo ultimo libro, intitolato Journalisme International, traccia egregiamente il percorso e l’evoluzione del giornalismo internazionale, declinandolo in ogni sua sfaccettatura.
Nel terzo millennio, l’era della globalizzazione e dell’esplosione delle tecnologie dell’informazione, si ha “sempre più comunicazione, ma sempre meno comunione”. Il mondo sembra a portata di click, ma la convinzione di conoscere veramente tutto si rivela un’illusione colossale, che ha come conseguenza diretta l’isolamento, l’incomprensione e l’incomunicabilità globale. I centri dell’informazione continuano a essere concentrati nel Nord del mondo, a Washington, New York, Bruxelles, Londra, Parigi, mentre in Cina, Cuba, Birmania, Asia Centrale e nella maggior parte dei paesi islamici l’informazione non è libera.
Il volume è a doppio binario, poiché è concepito come un manuale per gli studenti di giornalismo, ma anche come un sostegno per i professionisti del settore.
Gli studenti sono guidati nella scoperta del mondo dell’informazione attraverso un’articolata analisi che ha come punto di partenza la grande stampa internazionale. Dallo studio delle fonti dell’informazione- - le tradizionali agenzie, i quotidiani generalisti o specializzati, le radio internazionali, i blog, i social network, la stampa ribelle e terrorista, la stampa alternativa o d’opinione – si passa alle differenti figure di giornalisti, dal reporter al disoccupato freelance. Segue una panoramica che prende in considerazione le varie tipologie di articoli, i soggetti dell’informazione e gli spazi occupati dalla notizia internazionale nella stampa mondiale.
I giornalisti sono aiutati a muoversi nello scenario internazionale, caratterizzato da sfide sempre più complesse. In un mondo in cui l’informazione è piegata alle logiche di mercato, a causa delle crescenti concentrazioni, privatizzazioni e conglomerazioni (ingresso di gruppi finanziari e industriali nel mondo dei media) il rischio principale è la diminuzione dello spazio dedicato alla notizia internazionale, con la conseguente spettacolarizzazione e banalizzazione della notizia.
Altre sfide sono poste dalla globalizzazione che, come nel caso del giornalismo americano, ha generato una situazione di autismo nei confronti della notizia internazionale. Il risultato è un pubblico ignorante, incapace di comprendere i grandi avvenimenti, che favorisce la possibilità di manipolare l’opinione.
Tuttavia, di fronte a quello che viene definito “giornalismo dei muti”, in cui si pratica la censura per omissione, c’è ancora chi si impegna a fare controinformazione, dimostrando la propria autonomia rispetto ai discorsi dominanti.
Quello che colpisce maggiormente è la praticità di questo volume: citando nomi, cifre, date, e focalizzandosi sulle debolezze del giornalismo attuale, Marthoz fornisce consigli pratici e soluzioni concrete (sebbene alcune questioni rimangano irrisolte) che fanno di questo libro una bussola per orientarsi, una sorta di guida per esplorare l’universo del giornalismo internazionale.
Significative le pagine dedicate al giornalismo di guerra, ai genocidi e al terrorismo: sono queste le situazioni più delicate, nelle quali il giornalista perde di vista il proprio ruolo e le proprie responsabilità. L’autore fornisce alcuni trucchetti per superare questi momenti di estrema difficoltà, invitando ad esempio i giornalisti a evitare l’ipermediatizzazione delle immagini in tempo di guerra, a favore della contestualizzazione.
Un libro che insegna ai giornalisti e agli studenti che aspirano a questa professione a combattere la miopia del nostro tempo, ad essere “partigiani di un giornalismo senza paura né favori”, un giornalismo vero, che “per la verità può sacrificare la sua fortuna materiale”, evitando l’eurocentrismo e ricercando l’obiettività.
Marthoz ricorda al giornalista che il suo mestiere ha senso se riesce a fare la differenza, se è capace di donare un valore aggiunto attraverso la verifica e l’approfondimento delle notizie, se è in grado di esercitare la sua funzione di cane da guardia delle autorità, permettendo al pubblico di diventare cittadino a tutti gli effetti.
Un libro consigliato anche ai non addetti ai lavori che volessero avere un quadro completo sul giornalismo internazionale.
L’unico inconveniente? Al momento il volume è disponibile solo in lingua francese.
Maria Saia

Jean-Paul Marthoz
Journalisme International
Bruxelles, De Boeck, 2012, pp. 272.
 
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