Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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16 febbraio 2014

Migranti in fotografia


Quando si parla del fenomeno delle immigrazioni straniere in Italia, a cosa si pensa? È proprio questo l’oggetto della ricerca portata avanti dagli autori del testo, per conto del FIERI (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione), che analizzano in modo organico e sistematico circa 30 anni dell’immaginario collettivo creato dalle rappresentazioni fotogiornalistiche di questo fenomeno di massa. La ricerca esamina gli impaginati di alcune tra le più diffuse testate di stampa periodica italiana, suddivisa in settimanali di attualità (Panorama e L’Espresso), d’informazione (Famiglia Cristiana ed Epoca) e magazine (Sette del Corriere della Sera e Il Venerdì di Repubblica), non limitandosi a una raccolta delle immagini ma anche del loro rapporto con gli elementi paratestuali, quindi la coerenza tra il contenuto delle fotografie e gli elementi di testo come titoli, occhielli e didascalie, approccio che ha pochi precedenti in Italia. Un’altra caratteristica innovativa, ai fini di questa ricerca, è la scelta di un metodo multidisciplinare che va dalla sociologia alla storia dei media, del giornalismo e delle migrazioni, dai visual studies all’antropologia e alla semiotica, riuscendo così a dare un quadro completo di tutti gli aspetti riguardanti la costruzione dell’immaginario dei lettori a proposito di un tema che, a partire dagli anni ’80 fino ai giorni nostri, ha occupato le redazioni dei media.

Andando ora nello specifico, i curatori di questo testo si sono occupati nei primi tre capitoli di presentare tutti i dati concernenti servizi pubblicati dai periodici sopracitati riguardo agli stranieri, che per diversi motivi si sono ritrovati a soggiornare in Italia, lungo un arco temporale che va dal 1980 al 2007. Non sono però partiti dall’analisi diretta degli impaginati, bensì da quella del mercato della fotografia in Italia, delle forme di scambio di molti fotogiornalisti professionisti con le redazioni (che in Italia non hanno fotografi interni); dalle loro interviste emerge che le immagini hanno spesso per i media italiani il compito di illustrare, e non informare o documentare, gli eventi e i temi cui si riferiscono i testi. A questo proposito è interessante introdurre il concetto di framing (da frame, cornice di senso): i servizi giornalistici scelgono il tema da approfondire, secondo le leggi del mercato dell’informazione, le immagini sono poi scelte in base all’interpretazione, frame, che si vuole dare rispetto all’argomento o evento, creando spesso degli stereotipi che vengono riproposti, in maniera minore o maggiore secondo la linea editoriale della testata, da tutti periodici qui presi in considerazione. Riguardo all’immigrazione in Italia emergono i seguenti frame: sicurezza, razzismo, presenze e arrivi, religione, cultura e integrazione, azione politica; secondo l’interpretazione che si vuole dare ai testi attraverso le immagini, che hanno un forte ruolo nella costruzione di un messaggio, nascono poi i diversi stereotipi sull’immigrato, che lo etichettano ma non ci informano realmente sui motivi del suo arrivo, sulla sua condizione di persona, sulla sua storia, e sono: il clandestino, l’ambulante o vu cumprà, il lavoratore sfruttato dagli italiani, lo straniero che “ce l’ha fatta”, il criminale, l’invasore, i fanatici religiosi, la prostituzione, ma anche le “etnie buone” (indiani e filippini). Un altro dato che voglio sottolineare è che la personalizzazione dell’immigrato avviene solo in quei rari servizi dedicati agli stranieri che hanno avuto successo in Italia, rappresentati con bei vestiti, cellulari, sorridenti e quindi distinti nettamente dai “miserabili” che invadono le nostre coste sui barconi. A mio parere la forza delle immagini fotografiche potrebbe aiutare a non avere paura dell’altro, a non etichettarlo, isolandolo in una condizione comune a tutti gli stranieri, cercando invece di avvicinarlo, di conoscerlo e cercare di comprendere la sua diversità come risorsa e non come minaccia.
Valeria Piazzi

L. Gariglio, A. Pogliano, R. Zanini (a cura di),
Facce da straniero. 30 anni di fotografia e giornalismo sull’immigrazione in Italia 
Milano, Bruno Mondadori, 2010, 274 pp.

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