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19 maggio 2014
Media e giornalisti in Cina
L’autrice di questa opera è Emma Lupano: giornalista professionista (ha collaborato con Job 24 - Il Sole 24 ore - Agichina24 e altri); docente di lingua e cultura cinese presso l’Università degli Studi di Milano e sinologa. Nel suo lavoro parla dei media in Cina, dei giornalisti cinesi e della propria esperienza personale tra il 2008 e il 2009 all'interno della redazione del People's Daily Online - il "Quotidiano del popolo". Qui ha lavorato come redattrice per l’edizione web, in lingua inglese, di questo importante giornale che, dal 1948 è il portavoce del Partito Comunista Cinese (PCC). Ho servito il popolo cinese porta alla luce i meccanismi che regolano propaganda e censura, ma anche le storie di chi quotidianamente prova a eludere quel sistema. Il titolo è autoironico in quanto in Cina il ruolo del giornalista è quello di servire il popolo, essere sulla carta la voce del popolo, ma in realtà, visto che il partito comunista si autodefinisce a sua volta come rappresentante del popolo, si diventa i servitori del partito. Con un po’ di autoironia l’autrice si è definita una giornalista "rossa". Dopo essersi occupata, facendo un dottorato di ricerca sui giornalisti cinesi e nello specifico dei giornalisti freelance, l’autrice, lavorando a stretto contatto con loro, si è accorta che l’idea che avevano gli italiani e gli occidentali in generale di come funzionano i media cinesi era ancora molto vaga e scollata dalla realtà. Da questa sensazione è nata la spinta per questo lavoro. L’autrice ci racconta di come l'ingresso in questo mondo, così differente dal nostro, sia stato reso possibile da una Guanxi (un network di conoscenze tipico della cultura cinese) cioè da un rapporto privilegiato che ha avuto con una persona la quale, a sua volta, ne ha avuto un altro con un giornalista del quotidiano cinese. Quest'ultimo si è speso per permetterle l’ingresso in redazione. L’esperienza ha avuto un tempo prestabilito e limitato di tre mesi, quasi come fosse stata una sorta di favore del quotidiano. Infatti il ruolo ricoperto dalla giornalista all’interno della redazione non aveva precedenti e non ha avuto conseguenti; nessuno dopo di lei ha ricoperto il ruolo lasciato libero. Ciononostante è utile sottolineare come Emma Lupano sia stata in assoluto la prima giornalista italiana ad avere l'onore di lavorare per il "Quotidiano del popolo". Durante il lavoro in redazione la giornalista si è in parte autocensurata, almeno sulla scelta degli argomenti, prediligendo quelli innocui a discapito di quelli pericolosi che avrebbero potuto crearle problemi durante la sua permanenza. Questi temi, anche se leggeri, dovevano sempre essere approvati dal caposervizio. Inoltre una volta finiti non uscivano subito (addirittura di 7-8 giorni di "buco" per i primi articoli e di 3-4 giorni di media per la pubblicazione) perché dovevano essere controllati dai "piani alti". L’autrice si è sentita, in parte, un corpo estraneo nella redazione che veniva monitorato. L’obbiettivo principale di questo libro è quello di sfatare alcuni miti: in primo luogo che la stampa in Cina non è solo censura; in secondo che i giornalisti cinesi non solo sono servi del potere e in terzo luogo viene mostrato come i media cinesi si stanno aprendo ormai da anni al sistema di mercato, fatto quest'ultimo, che riguarda l’Occidente da vicino. Non soltanto perché i media occidentali potranno continuare ad investire nel mercato dei media cinesi che è in grande espansione ma anche perché gli stessi media cinesi stanno arrivando in Europa, compresa l’Italia, e hanno già incominciato ad investire nei media italiani. La Lupano ci mette in guardia: se non sappiamo che le testate sono scritte, curate e in qualche modo coordinate anche dai cinesi potremmo non renderci conto che una parte delle informazioni sono mediate dal punto di vista cinese. Per la giornalista dobbiamo cominciare a renderci conto che alcune delle informazioni che circolano sulla Cina, anche in Italia, sono controllate dalla Cina. Quindi se da una parte Ho servito il popolo cinese sfata il mito che la Cina sia tutta censura, dall’altra ci conferma come questa sia ancora una presenza costante. Oggi però sempre più giornalisti tentano con il loro lavoro di sfatare quell’idea, radicata soprattutto in noi occidentali, della persona che si limita passivamente a seguire le regole della censura. Infatti molti giornalisti cinesi, pur consapevoli dei limiti in cui devono lavorare, cercano di spostare poco a poco una linea, spesso difficile da vedere e mutevole, che divide ciò che è consentito dire da ciò che non è consentito. I meccanismi, l’ambiente, l’atmosfera culturale della Cina rendono ovviamente molto diverso il lavoro dei giornalisti e di chi lavora nei media rispetto a i colleghi occidentali. Emma Lupano con questa opera vuole sfatare l’idea che i cinesi siano o dissidenti o servi del potere. Il libro, accessibile a chiunque, scritto in uno stile fluido e di facile lettura, ci racconta che non è così, che ci sono tantissime vie di mezzo e ci sono moltissimi cinesi che lottano dentro il sistema. Il volume descrive il mutamento della dimensione mediatica negli ultimi 30 agitati anni della Cina e ci spiega che nonostante ci sia stato un movimento in avanti contemporaneamente si è verificato un contro-movimento che tende a frenare questo cambiamento. Ciò si vede nei media ma anche nella politica cinese. Inoltre ci svela che i giornalisti in Cina devono sempre sottostare a una tripla interazione: Il pubblico (che deve essere soddisfatto anche nei gusti più volgari), la pubblicità e soprattutto il partito che è sempre in allerta. In conclusione Ho servito il popolo cinese ci permette di andare oltre i luoghi comuni e i pregiudizi che spesso abbiamo noi occidentali della Cina, e di adottare uno sguardo più obiettivo e realistico su una realtà così lontana, complicata, differente della nostra, ma estremamente affasciante.
Domiziano Marsciani
Emma Lupano
Ho servito il popolo cinese.
Media e potere nella Cina di oggi
Milano, Francesco Brioschi Editore, 2012.
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