Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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07 gennaio 2016

Guerre di serie B

"Si muore così qui: senza preavviso. Un’esplosione, dal nulla, il lampo, uno schiaffo di vento, e l’aria che si fa rovente di fiamme, sangue, schegge – e nella polvere, tra le urla, solo questi stracci di carne, questi bambini di carbone."

Crudele. Ecco come definire il libro di Francesca Borri, la coraggiosa reporter freelance che ha scelto Aleppo, in Siria, per raccontare. La Siria, che spesso viene dimenticata, o meglio confusa, perché gli occidentali ignorano dove sia e che cosa sta accadendo lì da anni. Viene confusa con l’Iraq, con la Libia. A chi importa DAVVERO della Siria? Perché, a che scopo raccontare cosa succede davvero in quel paese straziato, che ormai vive solo di cadaveri e disperazione? Più volte nel corso del libro la freelance spiega che né una ONG, né una Croce Rossa, né le Nazioni Unite si preoccupano di aiutare Aleppo. Perché? Ci sono guerre di serie B, a cui nessuno fa caso, eppure i morti e i rifugiati crescono, di stagione in stagione. Se nell’autunno 2012 i morti erano 60mila e i rifugiati 400mila, a settembre dell’anno dopo sono diventati 130mila e 2milioni e mezzo i rifugiati. I numeri servono a capire e, più si fanno i calcoli, più viene da chiedersi che senso ha tutto questo. Perché nessuno aiuta? Francesca Borri lo racconta in modo preciso, crudele, scioccante. Questa è la guerra, non avere più nulla, se non la speranza, ma forse nemmeno più quella. La Guerra Dentro, perché una volta che la vedi, che la vivi, che la sopporti, non esce più, diventa parte di teQuesto libro è più che un reportage, più che una cronaca: è un diario, pieno di sentimenti, sensazioni e soprattutto ricco di storie, una guerra che diventa letteratura. Persone incontrate che raccontano un pezzo di vita, storie incredibili, impensabili per gli occidentali. Ma al direttore di testata cosa interessa? Quello che fa scalpore, forzando la realtà, costruendo la notizia, creando lo scoop. Il pendolare al mattino, in metro, sarà colpito dal bambino-medico, dalla donna-soldato, col marito talebano magari. A chi importa se qualcuno, che un tempo faceva parte di una grande famiglia numerosa, è rimasto solo per colpa di mine e cecchini? È la disperazione. La giornalista vuole scandalizzare, vuole lasciare una traccia della guerra anche dentro di noi. Leggendo, ci sembra di essere con lei tra le macerie, a rischiare la morte, a vivere con chi non ha più nulla e non può scappare. Ciò che fa innervosire ancora di più è la disinformazione, anzi, l’ignoranza nel vero senso della parola. Mancanza di una conoscenza sufficiente. Perché noi occidentali non sappiamo davvero quello che accade in Siria. Sentiamo distratti qualche informazione al tg, ma non siamo informati a sufficienza. Forse non ci vogliono informare. Non c’è empatia con quei luoghi, non ci rivediamo in loro perché sono lontani. Ma sono come noi e Francesca Borri ha cercato, indignata, come si percepisce in ogni pagina, di spiegare, di raccontare. Crudele ed emozionante. Ci svela realtà che ci vengono nascoste. Ci fa entrare nel conflitto, ma non in quello spettacolare che passa sul piccolo schermo. Il conflitto della vita quotidiana, della ricerca di acqua e pane, o del proprio figlio di cui non si hanno più notizie.
Valeria Camarda

Francesca Borri
La guerra dentro
Bompiani, Milano, 2014, pp. 236.
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