Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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01 giugno 2016

Un’istante per l’eternità: le emozioni del fotogiornalismo

Un affresco di grandi città e grandi teatri che hanno fatto da sfondo all’attività dei fotogiornalisti: è questo “Lo scatto umano, viaggio nel fotogiornalismo da Budapest a New York, un viaggio a due voci in cui Emanuele Giordana e Mario Dondero hanno illustrato la genesi e alcuni sviluppi di un’attività così essenziale per l’informazione. Nello scrivere questo libro Emanuele Giordana ha cercato di creare raccordi tra un racconto e l’altro di Mario Dondero e di mettere ordine alle conversazioni avute con lo straordinario fotografo di origini genovesi sperando di alimentare l’interesse per un mestiere in crisi. Il risultato non è, come si può pensare in un primo momento, un manuale per diventare un buon fotogiornalista, né l’illustrazione di tecniche particolari o il racconto dell’esperienza dei grandi nomi del fotogiornalismo, che pur sono descritti con grande enfasi. È, piuttosto, un racconto di emozioni, ricordi e personaggi, alcuni anche ignoti al grande pubblico, che hanno passato la vita con una macchina fotografica al collo o nella camera oscura. Il volume, corredato nella parte finale, a cura di Malvina Giordana, dalla biografia di dieci fotoreporter che hanno fatto la storia della fotografia, presenta anche una serie di scatti che portano il lettore a comprendere il contesto storico e sociale in cui i fotografi hanno lavorato. Il libro è stato preceduto da un ciclo di trasmissioni condotto dagli autori di Radio3, per cui Giordana lavora, dal titolo “Fotoreporter”. “I primi fotoreporter e i primi creatori di agenzie avevano in comune tre cose: erano ungheresi, erano ebrei, erano di sinistra”. Il viaggio attraverso i meandri del fotogiornalismo non può, dunque, che iniziare da Budapest, punto di partenza di grandi fotoreporter come Robert Capa, ma anche di mediatori per eccellenza tra il mondo dei fotografi e il pianeta dell’editoria: i creatori delle prime agenzie di distribuzione di immagini. Il percorso continua poi attraverso grandi centri europei, come Parigi, Madrid, Londra, Praga, Mosca. Immancabile, ovviamente, New York, dove già intorno agli anni Venti del Novecento i fotografi potevano pubblicare ciò che in Europa sarebbe stato censurato. L’autore non dedica alcun capitolo a un vero e proprio fotogiornalismo italiano, ma a sprazzi racconta di un mestiere che ha faticato ad affermarsi. Dondero parla di un interesse per la fotografia nato con l’esperienza di “Omnibus” di Leo Longanesi, ma che si è subito affievolito a causa dell’irruzione della televisione nelle case degli italiani. Racconta di un’idea servile della fotografia in Italia, nata principalmente con scopi propagandistici e che in fin dei conti ha avuto pochi spazi dedicati. Mario Dondero ed Emanuele Giordana conducono il lettore anche in un viaggio profondo su ciò che è il mestiere del fotogiornalista. Un mestiere che propone al fotoreporter tre opzioni: raccontare la verità, mentire su ciò che si vede raccontando una contro verità oppure raccontare in modo così attenuato che non c’è più ombra di denuncia. È un mestiere che prescinde dalla conoscenza tecnica, per il quale l’unica scuola è la sperimentazione. “Sono la passione, l’impegno civile e la curiosità che restano il grande motore. Diversamente, il fotogiornalismo è soltanto una sequenza di scatti senz’anima”. Mario Dondero non nasconde, infine, una certa paura per il futuro del fotogiornalismo e, in generale, della fotografia. Secondo lui la fotografia è diventata la sorella povera della televisione, prima, e della tecnologia digitale, poi. Il fotogiornalismo inteso nell’accezione tradizionale del termine è messo in crisi dall’istantanea di un improvvisato reporter col telefonino, che batte tutti in velocità. Dopo il massiccio trasferimento dei dati iniziato nel 1998, oggi gli archivi sono tutti digitali. In pericolo ci sono quindi quei milioni di metri di pellicola, quelle centinaia di migliaia di scatti che rischiano di scomparire perché il loro proprietario non c’è più. La speranza di ogni lettore è che le fotografie di Mario Dondero non vengano dimenticate o perse negli anfratti di qualche archivio. Dopo la sua scomparsa nel dicembre 2015, l’humanitas di Dondero continuerà a vivere e pulsare attraverso i suoi scatti, che raccontano la sua straordinaria onestà e un’apertura senza pregiudizi verso il mondo.
Maila Falzone





Mario Dondero - Emanuele Giordana
Lo scatto umano, viaggio nel fotogiornalismo da Budapest a New York
Roma-Bari, Editori Laterza, 2014, 139 pp.

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