Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell'Italia contemporanea
Carocci, Roma, 2017, pp. 206.
Descrizione
Fondato su una ricca documentazione, il libro propone un’inedita storia della cultura giornalistica italiana, ossia del modo in cui il giornalismo è stato concepito e praticato in Italia dal 1848 all’avvento di Internet. Suoi protagonisti sono giornalisti noti e meno noti, appartenenti a diverse generazioni, dei quali si potranno riascoltare le voci attraverso articoli, carteggi, diari e memorie. Il lettore potrà risalire così alle radici del modello informativo italiano, contrassegnato sin dalle origini da una forte vocazione politica, approfondendo un tema che riguarda da vicino la natura stessa della nostra democrazia. Il giornalismo, ridotto alla sua essenza, è un’attività di selezione e ricostruzione di fatti correnti di pubblico interesse. Sue principali funzioni, in democrazia, sono illuminare gli affari pubblici, fornendo informazioni esatte e complete ai cittadini per orientarli nelle scelte quotidiane, ed esercitare un controllo sul governo e sulle istituzioni, al fine di garantirne un corretto funzionamento. È il motivo per cui la stampa, da quando è diventata mezzo di comunicazione di massa, circa due secoli fa, è considerata il “quarto potere” dello Stato, secondo l’espressione coniata nel 1828 dallo storico britannico Thomas Babington Macaulay, in aggiunta agli altri tre fondamentali (esecutivo, legislativo, giudiziario).[...] Le prime storie del giornalismo furono scritte intorno alla metà del XIX secolo in Gran Bretagna, dove nel 1695 era stata abolita la censura e nel 1702 era nato il primo quotidiano europeo (“The Daily Courant”). […] In Italia, gli studi storici sul giornalismo mossero i primi passi all’inizio del Novecento grazie agli sforzi di un professore di letteratura dell’Università di Torino, Luigi Piccioni, il quale, nell’anno accademico 1912-13, svolse un primo corso libero di storia del giornalismo, «seguito con interesse e con profitto da studenti delle Facoltà di lettere e giurisprudenza». Nel 1910, scrivendo sulla “Nuova Antologia”, Piccioni aveva sottolineato quanto fosse importante che il fenomeno giornalistico divenisse argomento di insegnamento universitario. […] Inserendosi nel solco di una tradizione di studi consolidata, il presente libro si propone di offrire una ricostruzione della storia del giornalismo italiano da una prospettiva nuova. Non si tratta di una storia “istituzionale” della stampa, sul modello di quella classica di Paolo Murialdi, in cui si raccontano minuziosamente le vicende delle principali testate italiane. È piuttosto una storia della cultura giornalistica italiana, ossia del modo in cui il giornalismo è stato concepito e praticato a partire dalla metà del XIX secolo, con protagonisti giornalisti noti e meno noti, appartenenti a differenti generazioni, dei quali potremo riascoltare le voci attraverso articoli, lettere, diari e memorie. Risaliremo così alle radici del modello giornalistico italiano, contrassegnato sin dalle origini da una forte vocazione politica, approfondendo una questione che riguarda da vicino la natura stessa della
nostra democrazia.
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