Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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23 maggio 2017

Inviati di guerra tra Caporetto e Baghdad



In un primo momento viene automatico chiedersi cosa leghi Caporetto a Baghdad. Eppure, riflettendo con un po’ più di attenzione, si comincia a cogliere il significato di quanto lo scrittore, Lorenzo Cremonesi, tenti di spiegare attraverso questo titolo. L’autore lo dice sin dall’introduzione: “Tracciare legami con il passato aiuta a comprendere il presente”, in particolar modo se questo presente si riferisce alle guerre che stanno devastando il nostro mondo. In effetti, confrontarsi con i conflitti e le problematiche della Grande Guerra non può che aiutare a leggere gli eventi in maniera ben più chiara, soprattutto perché la maggior parte di queste problematiche sono le stesse che erano presenti nel secolo scorso: le rivoluzioni tecniche di combattimento del passato, ad esempio, si avvicinano notevolmente alle rivoluzioni delle tecniche di comunicazione contemporanee.
Il libro raccoglie 92 dei cento articoli pubblicati su Sette, il settimanale del Corriere della Sera, tra la primavera del 2014 e l’autunno del 2016; in tutti i contesti geografici in cui gli articoli sono stati scritti (da Sarajevo a Istanbul), Cremonesi spiega quanto sia stato facile cogliere dei nessi con il primo conflitto mondiale e quanto quest’ultimo abbia segnato profondamente la storia del Novecento: la Grande Guerra, infatti, ha da subito inciso in maniera decisiva sulle vicende del Medio Oriente. Qui sono racchiuse le vicende, le cronache e le riflessioni sugli eventi bellici avvenuti tra il 1914 e il 1918, nonché le visite ai vecchi campi di battaglia in Francia, Belgio, Germania, sulle Alpi: tutti luoghi in cui si percepisce ancora oggi la presenza di quel devastante conflitto; luoghi in cui sono presenti i cimiteri che, con le loro croci, testimoniano la quantità di caduti sotto le armi; luoghi in cui sono ancora visibili i segni di una guerra ormai conclusa da un secolo: uno di questi è proprio Caporetto, il cui nome rimanda a quell’episodio tragico e fin troppo doloroso per i militi italiani. Ricordando queste battaglie, vi sono rimandi continui al mondo arabo e a Israele, ai conflitti siriani, afghani, iracheni, libici e al Califfato in generale. Non c’è da stupirsi che Cremonesi sia tanto affascinato dal parallelismo tra storia e attualità: del resto, lui stesso ha seguito i conflitti mediorientali in diretta, a partire dagli anni Ottanta, proprio come corrispondente per il Corriere della sera. Mette in evidenza il fatto che, ancora oggi, siano fortemente rilevanti in Medio Oriente i confini tracciati in seguito alla Grande Guerra, durante le conferenze di pace di Parigi del 1919. Effettua anche un’altra considerazione, ben più profonda: oggi il nostro mondo è dominato dalla dimensione della guerra civile e della guerriglia. Certo, si tratta di dinamiche che erano già presenti all’epoca della Prima guerra mondiale, eppure allora queste azioni venivano effettuate da eserciti armati, mentre oggi gli artefici sono organizzazioni paramilitari o estremisti disposti a utilizzare le armi del terrorismo in tutta la loro crudeltà. C’è anche da sottolineare il fatto che, come racconta Carlo Emilio Gadda, gli austriaci trattavano con occhio di riguardo gli ufficiali italiani catturati, così come i membri della Croce Rossa avevano la possibilità di operare liberamente in tutto il territorio di guerra, ma oggi la situazione è del tutto differente: se un ufficiale della Croce Rossa riuscisse a raggiungere le regioni controllate dall’Isis, verrebbe senza dubbio decapitato. Insomma, ci troviamo di fronte a una regressione, alla brutalizzazione dello scontro fra gli uomini, a un vero e proprio ritorno al Medioevo con le decapitazioni, le torture, le invasioni, l’eterna e sempre più crudele sfida tra potenze islamiche e potenze cristiane, il disprezzo per le vittime, le donne ridotte a schiave sessuali, la violazione dei civili. Una reale disumanizzazione dell’umanità. 
Cremonesi tenta, attraverso il suo volume, di portare il lettore a effettuare una riflessione sulla guerra, sulle sue dinamiche e le sue conseguenze. E’ davvero importante conoscere la storia del Novecento, soprattutto la parte riguardante la Grande Guerra, con il suo causus belli (l’assassinio dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia), gli episodi interni ad essa (la rivoluzione d’ottobre e l’entrata in guerra degli Stati Uniti) e le sue conseguenze (il crollo degli Imperi e la spartizione del Medio Oriente fra le potenze vincitrici). E’ importante perché aiuta a comprendere le ragioni, almeno in parte, dei conflitti odierni. D’altronde, nonostante il nostro desiderio di fuggire da questo scenario, ne siamo tutti inevitabilmente circondati, se non direttamente coinvolti.
Giulia Dodaro

Lorenzo Cremonesi
Da Caporetto a Baghdad
La Grande Guerra raccontata da un inviato nei conflitti di oggi
Rizzoli, Milano, 2017, pp. 307.

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