A ben vedere, i cattolici sono chiamati innanzitutto ad avere un rapporto sano ed etico con le scienze, la cultura, l’economia, la giustizia, i social network, e combattere le declinazioni negative che caratterizzano anche le pagine dei giornali: la tecnoscienza che riduce l’uomo alla sua componente biologica, l’economia che rende infelici e diseguali; la piaga sociale del gioco d’azzardo, manovrato dalla mafia e dalla politica; i social che divengono cassa di risonanza dell’odio e della rabbia, e non vengono adoperati per creare spazi di condivisione e di bene.” La rivoluzione “cattolica” deve avvenire tramite la cultura: una cultura che, secondo le parole del curatore Alessandro Zuccari, “non è solamente l’informazione che si occupa di libri, di musica, di mostre d’arte e questioni storiografiche, quanto piuttosto un’informazione che metta questo patrimonio di conoscenze al servizio di una più profonda comprensione dell’attualità e perfino della cronaca in apparenza minuta.” Si deve estendere alla curiosità onnivora tipica dei veri eruditi, ad una chiave di lettura del passato e del presente, per permettere il dialogo fra voci opposte, segno di una reale apertura al futuro.
Nondimeno, Avvenire esemplifica un modello che dovrebbe essere adottato non soltanto dai quotidiani di ispirazione cattolica, ma da chiunque si occupi di giornalismo e informazione. Come asserisce il direttore Marco Tarquinio nell’introduzione all’opera, “un’informazione ben fatta, accurata e libera nei confronti del pensiero dominante aiuta a vedere il bene ed il male, il brutto ed il bello, il giusto e l’ingiusto, il falso e il vero.”, capace di “dare spazio a chi non ha voce”.
Maria Ester Canepa
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